Siamo a metà maggio ed in questi giorni a Treia stanno arrivando le bollette della TARI, la tassa comunale sui rifiuti e sui servizi ambientali. Purtroppo non è ancora possibile ottenere una "tariffa puntuale", ovvero coerente con la reale produzione di rifiuti, dobbiamo continuare a pagare in base al numero dei residenti in una abitazione ed in base ai metri quadri di cui tale abitazione è composta. Io qui a Treia vivo da solo, salvo rade permanenze della mia compagna Caterina (proprietaria dell'abitazione) che lavora in Emilia. La casa, che si trova al centro storico, è molto grande, è una di quelle vecchie dimore patrizie composta di vari ambienti. Potete perciò immaginare che -malgrado le mie abitudini estremamente parche ed anti-consumiste- la tariffa Tari di mia spettanza è alquanto esosa. Ciò non ostante non smetto mai di promuovere una diminuzione dei consumi superflui e di limitare al massimo la produzione di rifiuti (anche se poi questo sforzo non "paga" dal punto di vista tariffario)
Credo comunque che cominciando dalle piccole cose, azioni e gesti personali, si possono sempre trovare successive forme di sensibilità ambientale e di educazione civica che possano anche fungere da stimolo presso la pubblica amministrazione, come ad esempio una eventuale regolamentazione comunale sul vuoto a rendere, etc.
Per quanto riguarda gli animali “domestici” (cani o gatti), oltre alle spese di mantenimento a scatolette (con relativo inquinamento e collegato), c’è il problema dello smaltimento dei cadaveri, se non si vuole ricorrere all’incenerimento occorre ottemperare alle severe indicazioni asl per la sepoltura in terra. Forse per questa ragione sono molti gli animali “smarriti”, andati cioè a morire altrove (come ormai succede in tutta Italia dove c’è la più alta percentuale europea di “animali dispersi”, in seguito alle norme “impossibili” in vigore per la sepoltura), ma mi fermo qui.
Ad esempio nel campo dei rifiuti organici quanti scarti alimentari produciamo? Forse quegli scarti possono essere diminuiti se badiamo di più all’essenziale, in tutte le nostre abitudini quotidiane, o magari utilizzati per i nostri animali domestici… anche se noto che perlopiù è aumentata la produzione e vendita di mangimi e scatolame industriale -definito “raffinato”, per cui gli avanzi alimentari sono di poco uso (al massimo ci si ricava compost di pessima qualità dovuto al mescolamento di sostanze estranee).
Ma vengo agli animali, è vero che in campagna non si possono più tenere animali, anche le galline debbono essere registrate e non sempre si possono tenere in contesti urbani. Infatti a Treia tentammo di tenere due galline nell’orto sotto casa ma avemmo difficoltà di vario genere finché non fummo costretti a rinunciarvi per quieto vivere con i vicini…
Per quanto riguarda gli animali “domestici” (cani o gatti), oltre alle spese di mantenimento a scatolette (con relativo inquinamento e collegato), c’è il problema dello smaltimento dei cadaveri, se non si vuole ricorrere all’incenerimento occorre ottemperare alle severe indicazioni asl per la sepoltura in terra. Forse per questa ragione sono molti gli animali “smarriti”, andati cioè a morire altrove (come ormai succede in tutta Italia dove c’è la più alta percentuale europea di “animali dispersi”, in seguito alle norme “impossibili” in vigore per la sepoltura), ma mi fermo qui.
La situazione di perenne emergenza per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ha riaperto la discussione sul come risolvere l’emergenza dei rifiuti: nuove discariche, inceneritori, riciclaggio? Il discorso è vecchio e già da parecchio tempo è stato portato ai vari tavoli di concertazione, sia da noi che da altre associazioni, di fatto le soluzioni amministrative sono rimaste ferme all’utilizzo delle discariche od inceneritori (ivi compresi gli impianti a biomasse), mentre non si conosce la reale destinazione finale dei rifiuti selezionati con la raccolta differenziata. Sospetto che la percentuale destinata al vero riciclaggio sia minima.
Per ottene risultati concreti occorre diminuire la produzione di rifiuti all’origine e prevedere soprattutto la diminuzione degli imballi ed il cambio di sistema. E poi riciclaggio deve essere educativo, fatto a mano, consapevolmente, in modo che tutto il materiale possa essere veramente riusato. In primis tentando il recupero di oggetti ancora usabili (vi ricordo il mercatino dello scambio nei centri di raccolta RSU di cui mi parlò la mia compagna Caterina)
A questo punto inserisco una mia considerazione sulla necessità di partire dalla consapevole e personale azione di ognuno di noi, faccio esempi pratici: rinunciare alle bustine di plastica e girare con una borsa, rifiutare imballi superflui, reperire il proprio cibo direttamente dai produttori locali, interrompere l’uso smodato di elettrodomestici, lavorare con le mani, stare meno davanti al televisore e di più nei boschi….
La battaglia contro la produzione rifiuti e sprechi energetici deve partire dalla casa di ognuno, dalla consapevole e personale azione di ognuno di noi. Non posso far a meno di affermare che se non iniziamo da noi stessi il processo non parte.
E chissà se questa stessa semplicità di vita non sia quella giusta per finalmente far pace con se stessi e con la Terra, smettendola di appesantirla con le nostre “deiezioni industriali”.
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