Mentre faccio colazione al solito baretto di Treia prendo spunto da un articolo letto su un giornale "serio", che parla della terza estinzione di massa sul pianeta. Lo studio ha anche riscontrato che ben 477 diverse specie di vertebrati sono scomparse dal 1900, una statistica da capogiro perché ci vogliono di solito tra 800 e 10.000 anni per molte specie a scomparire.
Ditemi voi se possiamo comparare lo spread, le banche e l’alta finanza a quella pioggia di asteroidi impazziti che hanno spazzato via Tyrannosaurus rex e compagni oltre 65 milioni di anni fa. Dal punto di vista “umano” il quadro è ridicolo, questo tipo di olocausto planetario che stiamo vivendo è causato da una pioggia di coriandoli colorati, chiamati “denaro”.
Non una Terra Viva, abitata da esseri vivi, ma una montagna di “prodotti” e di “consumatori” e di “gestori del consumo”, e di detentori di bombe atomiche che minacciano chiunque osi obiettare qualcosa sul funzionamento globale. Il valore è dei pezzi di carta colorata con su scritto “vale…” e non più della vita nella sua meravigliosa interezza.
Vale la pena tenere in piedi una struttura di potere basata sui pezzi di carta? Questo mi chiedevo al baretto di Treia dopo aver divorato la mia sfogliatina e sorseggiato il mio cappuccino bollente, mentre leggevo a balzelloni le bugie dei main-stream media.
Forse, ho pensato, questa sfogliatina e questo cappuccino non me li merito veramente.
Così quando sono andato al bancone per pagare ho esclamato ad alta voce, porgendo alla barista il mio fogliettino rosa: “verrà un giorno in cui si dirà: a quel tempo erano talmente folli che fornivano le colazioni in cambio di un foglietto di carta…”. Lei ha capito subito ma ha ribattuto: “Sì, ma noi non ci saremo…”. Ed io di rimando: “Vero, ma ora almeno l’abbiamo detto…”, come dire che abbiamo posto una “causa”.
Paolo D’Arpini
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