Forse se fosse scoppiata una guerra
non avrei dovuto interrompere la mia inveterata abitudine di sorbirmi
un cappuccino bollente ogni mattina. Eppure il coronavirus ha potuto
anche questo!
La mattina del 12 marzo 2020, come al solito, dopo
aver spedito il Giornaletto di Saul agli iscritti del google group
mi sono avviato verso il solito baretto, per compiere il rito
mattutino del cappuccino con integrazione di lettura dei quotidiani
cartacei disponibili. Una cerimonia questa alla quale non manco da anni, anche perché mi è utile per condividere pareri sulle cose del mondo, con la barista e con gli sparuti avventori. Il baretto è un gabinetto d'intelligence
alternativo al sistema.
Niente da fare, la porta a vetri è sprangata né
all'interno si scorgono tracce di vita.
Dovete sapere che qui a Treia, al centro storico, esistono tre baretti a pochi metri l'uno
dall'altro, quando il primo è chiuso accedo al secondo e talvolta
anche al terzo, dipende dall'umore o dal giorno... Stamattina mi sono fermato al
secondo, che è anche una pasticceria pizzeria, ma la commessa, sola in sala e bardata di mascherina antivirus, mi ha subito
comunicato "il servizio caffetteria è chiuso, ieri sera è
stata diramata la nuova disposizione governativa, tutti gli
esercizi debbono restare chiusi, salvo gli alimentari, noi infatti
siamo aperti -siccome questo è anche un forno- solo per fornire pane
e pastarelle da asporto".
Avendo ricevuto la
tegola in testa ed essendo quindi consapevole che sarebbe stato
completamente inutile avventurarmi sino al terzo baretto, che
sicuramente sarebbe stato anch'esso fuori servizio, me ne sono
ritornato con la coda fra le gambe verso casa. La mia giornata
sconvolta!
In piazza solo due sperduti cittadini un po' incazzati
che commentavano a bocca storta le disposizioni del governo (non
ripeto le lamentele carpite durante il passaggio per evitare
polemiche con i lettori). Camminando lemme lemme, orfano del mio rito
mattutino, mi son fermato un momento nei due negozietti lungo la
strada, uno di alimentari e l'altro di frutta e verdura, per
rifornirmi di un mezzo litro di latte, un po' di pane integrale e di
due fette di ananas. I gestori dei negozi, regolarmente mascherati e
muniti di guanti in cellophane, mi hanno servito con diniego...
essendo l'unico cliente (o quasi).
Come potevo rimediare per l'astinenza in corso? Rientrato in
casa, mentre iniziavo a capare le verdure per il pranzo, mi son guardato attorno, ho aperto lo sportello del
reparto colazioni e merende, ho afferrato una caffettiera l'ho
riempita con una mistura succedanea del caffè e con l'aggiunta di un
po' di latte mi sono preparato un simil-cappuccino bollente. Non
avendo potuto scambiare le solite quattro chiacchiere con la barista
ecco che mi rivolgo a voi con queste mie considerazioni, senza
costrutto...
Paolo D'Arpini
Poesia in sintonia:
"Mo' ce sta 'o virùs
nun se po' ascì'
e nun te pozzo vedè'.
E pure se te véco
e sùlo da luntàno.
Nun te pozzo tuccà'
nun te pozzo strégnere
nun te pozzo vasà'.
Sùlo 'na còsa pozzo fà'
te pozzo sunnà'..."
(Enzo Puglia)