mercoledì 28 agosto 2019

Regione Marche. Calendario venatorio: "Rimandata la strage di animali selvatici almeno fino al 15 settembre 2019"


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Il TAR delle Marche ha accolto il ricorso contro il calendario venatorio 2019-2020 delle Marche presentato da varie associazioni ambientaliste ed animaliste, assistite dall’avvocato Tommaso Rossi di Ancona, ed ha sospeso la preapertura della caccia del 1° settembre per tutte le specie e per alcune specie anche quella generale del 15 settembre! Quest'anno quindi le doppiette taceranno fino almeno la metà di settembre, quando poi si terrà l'udienza di merito del TAR, che potrebbe anche bocciare altre parti del calendario venatorio.  
(LAC Marche)

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Info:  info@carloconsiglio.it

venerdì 23 agosto 2019

Calcata Calcutta Kolkota… Anzi no, Treia!


Recentemente un caro amico di Treia, Giampaolo Damiani, ha postato su facebook un album di foto su Calcata (*) con la nota “questo è il paesello natio di Saul”. Sono rimasto meravigliato perché nemmeno sapevo che egli ci fosse andato. Beh, debbo precisare che Calcata non è il mio paese natio ma uno dei luoghi in cui ho vissuto più a lungo, per circa 33 anni, e che ha marchiato la mia vita in modo indelebile. Nella Home del sito del Circolo Vegetariano di Calcata potete leggere qualcosa su questa combinazione “Paolo-Calcata” (**)
In verità, come dissi a Giampaolo, se avessi saputo del suo viaggio gli avrei chiesto un passaggio. Ormai visito molto raramente la mia ex patria anche se tutto sommato ho ancora dei legami con il posto, un figlio, alcuni amici e tanti ricordi. A dire il vero allorché nel 2010 lasciai Calcata per venire ad abitare a Treia, grazie alla mia compagna Caterina Regazzi, me ne andai senza un rimpianto, come quando ci si separa da una moglie tradita o traditrice.
Il mio “sogno” di poter vivere in una comunità ideale, che avevo cercato di realizzare a Calcata si era praticamente trasformato in un brusco risveglio. Certo l’idealità stessa è una illusione figurarsi poi quando l’illusione si tramuta di delusione. Ma il sognare fa parte della nostra natura, diciamo che è una caratteristica umana, per cui abbandonata Calcata reimpostai il mio sogno idealistico su Treia.
Dopo la lezione appresa non proietto più le mie speranze sul luogo in se stesso o sulla comunità che ci vive, l’idealità è diventata un’aspirazione a perfezionarmi ed a vivere nel modo più consono in questo luogo in cui mi trovo. Insomma dall’esternalizzazione sono passato all’interiorizzazione e dal voler cambiare il mondo all’adattarmi alle condizioni in cui sono, senza pretese senza aspettarmi risultati, rispondendo alle situazioni nel modo più sincero e spontaneo possibile, come la mia natura mi indica volta per volta. Questo è il regalo che Treia accogliendomi mi ha fatto!
Ma visto che siamo in tema di “memorie” riporto qui di seguito un articolo di qualche anno fa in cui spiegavo il mio rapporto con Calcata. Il mio “famolo strano” durato 33 anni.
Calcata Calcutta Kolkota…
Molte volte ho evidenziato la somiglianza glottologica fra la nostra Calcata e la Calcutta del Bengala. Infatti cercando su Google alla voce Calcata appare anche Calcutta, dato che entrambe si pronunciano allo stesso modo. Ma la differenza è chiaramente etimologica, infatti nel 1800 allorché gli inglesi si insediarono nel golfo del Bengala costruirono una città che potesse rappresentare l’impero in quelle lande.
La città fu edificata sulle rive del fiume Gange nei pressi di un villaggio consacrato alla Dea Kali, “Kali Kat” (luogo di Kali), perciò la nuova città prese il nome da quel luogo preesistente ma siccome gli inglesi non sapevano (o non volevano) pronunciare chiaramente quella parola, per loro ostica, traslitterarono il nome in Calcutta (pronunciando Calcata).
Passarono gli anni e siccome una lingua è in perenne mutazione gli indiani che mal pronunciavano l’inglese ulteriormente storpiarono la dizione facendo diventare la città Kolkota (che presentemente è stata ufficializzata anche nelle carte geografiche).
Diversa è la storia della denominazione della nostra Calcata, che significa “schiacciata”, essendo un acrocoro più basso di tutto il pianoro circostante ed invisibile alla vista, infatti chi visita Calcata vedrà che da qui non si osserva alcun orizzonte se non il cerchio delle piane che circondano il paese. In dialetto locale il posto veniva chiamato “Corgata” ma evidentemente la pronuncia fu italianizzata nella oggi familiare Calcata. Ma i suoi vecchi abitanti continuarono a chiamarsi corgotesi o cargatesi.
L’orografia di un territorio contribuisce a creare anche la sua storia, perciò il fatto che Calcata (in questo caso la nostra Calcata) fosse nascosta ed isolata per secoli e secoli contribuì alla conservazione di una mentalità e di un sistema di vita. Sino agli anni’60 del secolo scorso il paese era chiuso in se stesso, non avendo vie di comunicazione che lo congiungessero al resto della Tuscia, ed i suoi abitanti erano un clan circoscritto (una “tribù perduta”direbbero gli ebrei..) con propri costumi e regole, insomma la piccola comunità era doppiamente “cargata” (calcata) sia in senso metaforico che geografico….
Ed ecco che, a partire dai primi anni ’80 del secolo scorso, per mia “colpa”, e di alcuni altri, improvvisamente il paesino si vide proiettato nei media e divenne pian piano un “villaggio di culto”, un culto alternativo e stranamente a metà strada fra il vecchio ed il nuovo, anzi il nuovissimo…. Giacché Calcata è divenuta il simbolo di un modello alternativo di vita in continua fase sperimentale… il motto che avevo lanciato per significare il valore di tale sperimentazione sociale era: “Una, cento, mille Calcata!”
Mi sovviene ora di un detto di T.A. Edison, l’inventore della lampadina elettrica, il quale dopo aver compiuto innumerevoli esperimenti, tutti falliti,giunse al millesimo tentativo e disse al suo gruppo di lavoro, a mo’ d’incoraggiamento: “stavolta è la volta buona, questo esperimento riuscirà, ne sono sicuro…” (ricordo un altro evento che accadde prima di una difficile battaglia in Giappone in cui il principe, sfavorito dal numero, lanciò in alto una moneta dicendo ai suoi soldati “se viene testa vinceremo se viene croce saremo sconfitti” uscì testa ed i guerrieri entusiasti vinsero facilmente la battaglia, subito dopo l’ufficiale di campo si recò dal condottiero e gli annunciò “non ci si può opporre al destino, abbiamo vinto!” al che il duce esclamò “davvero…?” e gli mostrò la moneta con due teste…!), scusate la divagazione, stavo parlando della lampadina… ah, sì, quel millesimo esperimento riuscì e nacque la prima lampadina elettrica…
Ma per la creazione della società ideale di Calcata non si è mai arrivati a quel punto “critico”, in cui la va o la spacca, siamo anzi ben lungi, e la sperimentazione è ancora molto imperfetta.
Paolo D’Arpini



Ed ora vivo qui, a Treia!

domenica 18 agosto 2019

Potenza Picena chiede aiuto contro la morte silenziosa del radar NATO


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Sos Marche - “Aiutateci a non morire. Siamo assediati da un nemico invisibile e silenzioso: un super radar militare che uccide lentamente con i suoi impulsi a microonde”. 

La provincia di Macerata, in particolare Potenza Picena, registra un macabro primato italiano: un numero record di tumori, morbo di Crohn, ictus, cardiopatie ischemiche, suicidi, interruzioni di gravidanza, sterilità maschile, nascita di bambini con patologie congenite, convulsioni senza febbre, sclerosi, cataratte e disturbi psicosomatici.
Mentre l’Aeronautica si trincera dietro il segreto militare, Giovannella Maggini Mazzarella, insegnante in pensione, ha raccolto le prove del disastro. 
Una vicenda che un membro della New York Academy of Sciences, Gianfranco Valsè Pantellini, ha definito “la strage degli innocenti”. I radar militari operano in deroga alle normative di protezione sanitaria ed ambientale, nonostante i rapporti scientifici dell’Istituto Superiore di Sanità che 30 anni fa segnalavano i pericoli. Uno studioso italiano, il dottor Franco Sarto, già nel 1978 aveva documentato danni al Dna, esaminando il caso di numero radaristi militari. Tant’è che il Ministero della Difesa da allora ha inibito al medico di proseguire le sue ricerche cliniche.
Nel 1982 la Circolare 69 del Ministero della Sanità avverte che «quelle dei radar sono le sorgenti elettromagnetiche più pericolose per l’organismo umano». In barba al principio di precauzione, lo Stato non prende alcuna contromisura. «Il numero dei radar attualmente impiegati è elevato ed in continuo aumento» prosegue il documento ministeriale «Non sono disponibili dati precisi, perché segreti, sui radar militari, ma è nota la continua richiesta di sempre nuovi e più sofisticati dispositivi di questo tipo».
Quella marchigiana è una storia dimenticata per anni sulle scrivanie dei Ministeri della Sanità, dell’Ambiente, della Difesa, del Tesoro e delle Finanze, del Presidente della Repubblica, della Magistratura, dei Carabinieri, dell’Enea, dell’Ispesl, del Parlamento Europeo, della Prefettura, dell’Autorità Sanitaria Locale e perfino di onorevoli e governanti Verdi (Pecoraro Scanio).
Lo studio - La signora Mazzarella ha riunito anni di indagini, ricerche, dati, relazioni, denunce, lettere. La sua battaglia per il diritto alla salute comincia nel 1986, quando muore il marito per un tumore al cervelletto. Nell’87 l’Aviazione di Stato potenzia l’impianto radar presente nel territorio comunale (vincolato paesaggisticamente dal 1983). Si installa un ‘Argos 10’, sostituito nel ’99 da un dispositivo automatizzato dell’Alenia ancora più potente. Le accresciute dosi di radiofrequenza e microonde si avvertono subito: cancelli radiocomandati che si aprono e si chiudono da soli, televisori impazziti, computer e apparecchiature elettroniche in tilt, radio e impianti stereo che si accendono autonomamente, stimolatori cardiaci che si bloccano, frutta che non matura, conigli che non prolificano, neonati colpiti da palatoschisi e labbro leporino, anomali incidenti stradali. La Rai comunica che «Le interferenze sono dovute alla presenza, a poca distanza dalle abitazioni di impianti radar aventi caratteristiche tali che l’impianto ricevente di utente esce dalle condizioni di normale funzionamento».
Anche l’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni imputa alla postazione Nato, la causa degli inconvenienti: «Gli accertamenti tecnici hanno evidenziato l’esistenza di interferenze ai servizi di radiodiffusione dovute alle emissioni radar prodotte dalla locale base dell’Aeronautica Militare».
Il 2 febbraio 1990 si costituisce l’Ader (Associazione per la difesa dalle emissioni radar) che inizia a dar battaglia all’Arma Azzurra per conoscere i dati operativi e valutarne l’impatto sulla salute umana. Ma il segreto militare è una barriera impenetrabile. L’Ader ostacolata dall’amministrazione comunale e dall’ente pubblico Regione Marche, non potendo studiare le cause, analizza gli effetti di quei campi elettromagnetici. E riscontra un aumento sospetto di tumori e disturbi su persone, animali e piante. I cittadini si rivolgono pure all’Istituto Superiore di Sanità che si defila senza spiegazioni.
Stato latitante - Le istituzioni balbettano: Ministri e Sottosegretari dicono “che è tutto sotto controllo”. Ma la gente continua ad ammalarsi e a morire. Tutti si arrendono tranne la signora Giovannella. Lei ha raccolto età, professione, abitazione delle vittime, riportando caso per caso su una mappa topografica. Operazione che ha ripetuto per ogni patologia. Migliaia di fogli segnati con cerchietti rossi: tumori, aborti, suicidi, cataratte. E ogni disegno corrisponde a un nome: un bambino, una mamma, un papà. Andrea, Lucia, Alberto, Giuseppe, Enrica. Un piccolo nato con una malformazione; un altro con gravi complicazioni all’intestino. Centinaia di casi all’anno - su 14 mila residenti - che dovrebbero far riflettere.
L’anziana donna si mette alle ricerca di tutti quei cittadini che hanno cercato le cure e sono morti a Bologna, Genova, Milano, Roma, Lione. Ottiene i certificati necroscopici e scopre che il suo paese ha sui decessi per tumore una percentuale del 36 per cento - confermata dall’Istituto Centrale di Statistica e dall’Università di Ancona - superiore di 9 punti al trend nazionale.
Alle indagini sul campo si affiancano i sostegni scientifici dell’Università di Camerino. Roberto Monti, primo ricercatore del Cnr di Bologna attesta che «certi casi si spiegano con l’abnorme intensità dei campi elettromagnetici presenti nella zona». L’Ader chiede un monitoraggio epidemiologico e sporge denuncia alla Procura della Repubblica di Macerata per “strage continuata”, ma i giudici archiviano in un baleno.
L’11 febbraio 1999 il Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi certifica che «Non è possibile delocalizzare il radar di Potenza Picena perché manca una normativa di supporto. Si tratta di una zona di inquinamento elettromagnetico non regolata dalla normativa». Infatti, sia il decreto 381 del ’98 (regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana) sia la legge quadro sull’elettrosmog (numero 36 del 22 febbraio 2001) non si applicano ai radar civili e militari.
Stivale a rischio - Col pretesto del segreto bellico, il Ministero della Difesa - supino ai voleri dell’Alleanza atlantica - procede con nuove e pericolose postazioni a tutto spiano, incurante della salute collettiva. A Marsala in provincia di Trapani il radar dell’Aeronautica dista 200 metri dalle abitazioni; a San Giovanni Teatino, nel territorio di Chieti, appena 40. Su Monte Filau, lungo la costa sud occidentale della Sardegna nell’agro di Domus de Maria, lo Stato ha installato un radar tridimensionale nonostante il diniego della Regione; a Cagliari l’impianto Tlc della Marina opera sul centro abitato alla stregua delle strutture gemelle di Sassari, Olmedo, Monte Limbara e Tavolara. Infine il governo Usa si accinge ad installare illegalmente potenti radar in Sicilia, dopo aver ricoperto abusivamente l’intero Stivale.
In Europa si registrano attualmente valori di campo elettromagnetico da «un milione a un miliardo di volte più alti che nel 1950», documenta l’Organizzazione mondiale della sanità. «Colpisce il silenzio attorno a questo tema e la mancanza di una normativa europea ed italiana che preservi la salute dell’essere umano e protegga l’ambiente - denuncia Greenpeace - fornendo limiti di esposizione e distanze di rispetto da queste fonti di inquinamento».
Stellette nel Belpaese - A Potenza Picena, nel 1956, lo Stato italiano impianta un sensore General Electric ‘Anf-Ps8′. Sei anni prima si era materializzato a Ferrara il primo radar (di fabbricazione canadese). L’antica Montesanto diventa Bracco: un anello della nascente catena difensiva che salda il vuoto tra la postazione ferrarese e quella di San Giovanni Teatino (CH).
Nel 1962 la difesa aerea della penisola italiana viene integrata in quella Nato, entrando a far parte del Nadge (Nato Air Defence Ground Envinronment), l’ombrello statunitense che si protende dalla Norvegia alla Turchia. Il sistema ‘Argos 10’ della Selenia - oggi Alenia - Marconi Systems (azienda Finmeccanica, ovvero dello Stato in joint-venture con la britannica Gec) - viene configurato nel 1987. Quel radar aveva un’antenna che girava 5 volte al minuto, con l’emissione di un fascio elettromagnetico ottimizzato per la scoperta alle alte quote (fino a 70 mila piedi), anche se poteva intercettare bersagli mobili al di sotto dei 2 mila.
Il circuito radar dell’Alleanza atlantica utilizza i segnali che arrivano da Potenza Picena, inseriti nel sistema di controllo dei due Roc (centri operativi di regione) di monte Venda e Martina Franca. Nel 1999 il sistema ‘Rat-3lSl’ dà il cambio all’‘Argos 10′. E’ un impianto che funziona automaticamente, i cui segnali arrivano al Cofa (Centro operativo del comando della Forza Armata) in un bunker a Poggio Renatico (Ferrara). Il ‘Rat-3lSl’ ha una portata di oltre 300 miglia nautiche (circa 600 chilometri), capace di intercettare oggetti volanti oltre 100 mila piedi (una trentina di chilometri). Distingue un piccolo deltaplano di plastica su Belgrado, e se su tale deltaplano il pilota ha un bottone di metallo o un orologio al polso o una carta di credito in tasca è già scoperto.
Densità di energia elettromagnetica? ‘Top secret‘ dichiara il Ministero della Difesa. Il potentissimo radar di guida (attacco e difesa) - in contatto con satelliti, aerei-spia (U-2, Awacs) e bireattori Prowler - è in grado di concentrare gli impulsi intorno al bersaglio, ed intercettare le emissioni radar avversarie, disturbandole con contromisure elettroniche.
Ufficialmente nell’ex giardino d’Europa i siti radar più pericolosi assommano ad una trentina, tutti collegati tra di loro. La base Imaz, in provincia di Taranto, è uno dei centri nevralgici delle rete di comando e controllo della Nato. Le sue antenne ascoltano, commutano e rilanciano tutte le informazioni che passano per le linee collegate con i comando dell’Alleanza atlantica nel Mediterraneo. Imaz coordina anche la difesa radar di Jacotenente (nel cuore del parco nazionale del Gargano), Licola (Napoli) e Siracusa che svolgono compiti di avvistamento e guidacaccia nei cieli meridionali.

Il governo italiano viola leggi e normative a protezione della vita e non risponde alle interrogazioni parlamentari. Come per gli esperimenti segreti delle scie chimiche, la popolazione è mera carne da macello.


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lunedì 5 agosto 2019

Treia. Resoconto del Consiglio Comunale del 5 agosto 2019


 

Mancavano 5 o 10 minuti alle 19, l'ora annunciata per l'inizio del Consiglio Comunale previsto nella sala ex Ipsia di Treia  per il 5 agosto 2019. Sulla strada davanti all'ingresso stazionavano un paio di consigliere in attesa "non possiamo ancora entrare perché c'è un'altra riunione in corso", affermano scusandosi. Così, Caterina ed io,  ne abbiamo approfittato per recarci nel vicino laboratorio della nostra sodale Tiziana per scambiare due chiacchiere sulla situazione di Treia. Da lì abbiamo visto che l'assembramento esterno davanti all'ex Ipsia era aumentato ma dopo un po' i consiglieri in attesa, più un paio di cittadini presenzialisti, hanno cominciato ad entrare nel cortile interno, dal che abbiamo  dedotto che il Consiglio stava quindi per iniziare, sia pur con un piccolo ritardo.

Per ultimo è entrato il vicesindaco e facente funzioni di sindaco David Buschittari che ha salutato tutti i presenti scusandosi per il ritardo occorso. La segretaria comunale a questo punto ha fatto l'appello e tutti i consiglieri di maggioranza e d'opposizione hanno segnalato la loro presenza in aula.

Al che ha immediatamente preso la parola il capogruppo di Prima Treia, Sampaolo, il quale ha dichiarato di non riconoscere la validità del presente consiglio né dei precedenti atti amministrativi compiuti dalla maggioranza a causa della non eleggibilità del sindaco Capponi, sospeso dalla prefettura dalle sue funzioni, ma avendo prima formato la giunta per la quale è stato presentato dal suo gruppo un ricorso al TAR che nella sostanza verrà discusso il 2 ottobre p.v.. Pertanto Sampaolo ha dichiarato che il suo gruppo si rifiutava di partecipare alla discussione dei punti all'ODG ed inoltre obiettava sulla occupazione della sala nello stesso orario previsto per l'inizio del Consiglio da parte del sindaco sospeso Capponi che era in riunione con una persona non identificata, causando così un ritardo all'inizio del Consiglio comunale.  Su questo punto ha minacciato una eventuale denuncia agli organi di controllo, chiedendo inoltre al vice-sindaco chiarimenti e giustificazioni su quanto avvenuto e pregando la segretaria comunale di mettere tutto a verbale.

Subito dopo -per protesta- i quattro consiglieri di minoranza hanno lasciato gli scranni e si sono seduti tra il pubblico (pubblico veramente scarno) composto da me e Caterina più altri due cittadini semplici ed un impiegato comunale. 

Buschittari in risposta all'interrogazione di Sampaolo ha detto che l'amministrazione aveva programmato l'incontro tra Capponi, in quanto funzionario regionale, con una altra funzionaria (non meglio specificata n.d.r.) per discutere sui consorzi delle strade comunali da sistemare e rivedere.

il consigliere Sileoni ha confermato il fatto aggiungendo che quanto prima a tutti i consorziati verrà inviata una lettera raccomandata sugli sviluppi previsti per le strade consortili.

Dopo qualche tempo, i 4 consiglieri di minoranza di Prima Treia (Gagliardini, Mozzoni, Sampaolo e Castellani), non essendo soddisfatti delle giustificazioni addotte dai membri della maggioranza, sull'uso della sala concesso a Capponi in un orario a ridosso del Consiglio, hanno abbandonato alla spicciolata l'aula consigliare.

A questo punto Buschittari, con gli 8 consiglieri presenti della maggioranza ha iniziato la discussione sui vari punti all'ODG. Il primo è stato quello dell'approvazione dei verbali del consiglio precedente del 24 luglio.

Il successivo è stata una mozione per presentare alla Regione Marche l'invito a modificare le norme per le votazioni regionali tenendo conto delle recenti disposizioni di legge relative alle pari opportunità ed alla doppia preferenza di genere (maschile e femminile); la proposta è stata integrata da alcune indicazioni della consigliera Savi, approvate ed inserite nella nuova stesura, approvata poi dalla maggioranza.

Altro punto in discussione, quello sulla Plastic Free, è stato illustrato dal vicesindaco il quale ha proposto di approvare una mozione per mettere al bando la platica monouso a partire dal novembre 2019, recependo le direttive CEE e la legge nazionale sul tema, anche in considerazione che la stragrande maggioranza dei rifiuti in plastica non viene riciclata ma finisce o in discarica o distrutta dagli inceneritori, con conseguente inquinamento ambientale. 

Questo, a mio parere, è un primo passo verso il totale bando della plastica sia per le confezioni che per le suppellettili che mi auguro sopraggiunga al più presto. Intanto la mozione sul bando alla plastica monouso da parte del Comune è stata approvata...

E' seguita un'altra proposta in tono ambientalistico  cioè la piantumazione di un albero per ogni nuovo nato nel comune di Treia, pur che le norme nazionali lo rendono obbligatorio a partire dai comuni con 15.000 abitanti; il Comune di Treia, pur contando solo 10.000 abitanti, intende aderire alla campagna di rimboschimento. 

Speriamo che questo amore per le piante si allarghi anche agli alberi esistenti spesso torturati o seccati con eccessive potature (capitozzature).,.

Infine si è discusso di una maggiore attenzione verso il benessere degli animali in città, ovviamente in riferimento alla popolazione canina (ma non solo) che è in continuo aumento. A questo proposito si prevede di redigere a livello comunale un nuovo regolamento per il benessere degli animali in città. I cinofili a Treia sono ormai una maggioranza e quindi occorre studiare strategie per il soddisfacimento di una solidale compartecipazione degli spazi pubblici ed a favore della convivenza uomo-animali. 

Personalmente mi auguro che questo primo passo sia propedeutico al miglioramento del rapporto in generale con tutti gli altri animali, sia quelli domestici che quelli selvatici.

Avendo espletato tutti i punti all'ODG il consiglio comunale si è concluso  senza ulteriori discorsi, non essendoci state mozioni da parte della minoranza assente e non essendo state avanzate obiezioni di sorta ai diversi ODG da esaminare ed approvare. 

Paolo D'Arpini

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Comitato Treia Comunità Ideale 





Treia, 4 agosto 2019 - La disfida del pallone col bracciale nel paese delle donne



Stavolta son tornato appositamente, assieme alla mia compagna Caterina, per assistere all'evento più importante organizzato a Treia: La Disfida del Pallone col Bracciale. Aggirandomi per le vie di Treia il pomeriggio e la sera di questa prima domenica di agosto avevo la sensazione di essere precipitato nel set magico della Città delle Donne. Son sicuro che il maestro Federico Fellini avrebbe apprezzato la scenografia che si dipanava senza sforzo in ogni angolo del paese marchigiano più rinomato al mondo. Rinomato per cosa? Apparentemente per la sua struttura architettonica e la bellezza del circondario, in realtà per la sua capacità di mostrare alcune peculiari qualità di vita sociale, dalle profonde radici.

Nella società tradizionale alla base di tutto risiede la donna, la famiglia, il lavoro, l'amore per i campi e per gli armenti, la fantasia e le speranze nel futuro. La Disfida della palla col bracciale che qui si ripete ogni anno, con esibizione di muscoli, corpi villosi, barbe, crape pelate, abilità guerriere, giocata dai maschi dei quattro rioni di Treia, sembra abbia un solo scopo: fare da corollario e da celebrazione di quelle antiche tradizioni. Ciò è dimostrato dalla presenza delle innumerevoli donne che dominano la piazza. Le donne di Treia sono il vero trofeo in palio alla Disfida, loro le regine che decidono le sorti della continuità sociale. La comprensione di ciò è avvenuta in un crescendo, a partire dalla sfilata in costume sotto il sole cocente, accompagnata da tamburini coraggiosi, fino alle grida d'incitamento nell'Arena. In verità sono le donne a dirigere sempre la scena, a decidere le sorti della Disfida.


Chissà perché mi è venuto in mente, mentre assistevo in silenzio attonito al susseguirsi degli eventi tumultuosi, la buona riuscita del Ratto delle Sabine "d'ailleurs". Quei poveri pastori solitari, dediti all'astinenza forzata sui colli di quella che diventerà Roma, non poterono resistere alla tentazione e -forse senza alcuna intenzione pregressa- all'improvviso agguantarono quelle donne rigogliose che si paravano davanti ai loro occhi affamati e se le portarono nelle loro capanne sui sette colli. Sì, perché son sicuro che il famoso ratto avvenne durante una sorta di riffa del bestiame in cui i pastorelli latini lasciarono volentieri le loro bestie per portarsi via le floride sabine. I pastori, si sa, sono maschi grezzi, non potevano aspettare di essere scelti e scelsero loro le proprie spose. Per fortuna a Treia il popolo si è dimostrato più rispettoso verso il mondo femminile ed i maschi si son limitati a mettere in evidenza la loro forza e tenacia nella gara, con il gioco a squadre della disfida del bracciale. Ma sono state le incitazioni delle floride ed aggraziate donne di Treia che hanno fatto volare alte le palle di duro cuoio al vento.


Questo l'aspetto romantico ed immaginifico vissuto da me durante la finalissima della Disfida del 4 agosto 2019. Poi ci sarebbero da notare alcuni spaccati sia belli che brutti vissuti durante i giorni precedenti. La disseminazione di bicchieri e bottiglie di plastica che ogni mattina trovavo lungo la via Lanzi ed in piazza della Repubblica, le tamburriate ad alto volume di alcune serate simil-rave, intercalate però da apprezzabili scenette artistiche e musicali, dalla fantasia di botteghe artigiane aperte qui e lì nelle vie del centro, dalle tavolate imbandite nelle taverne... Una mostra in particolare mi è piaciuta quella allestita nel foyer del teatro comunale dal Cinefotoclub il Mulino, con bellisime immagini corredate da brevi poesie della poetessa LuNa.


E la Disfida del pallone col bracciale che risultati ha avuto? La gara quest'anno è stata vinta dal Borgo dei contadini, seguito da quello degli artigiani di Vallesacco e dagli artisti zingari dell'Onglavina, ultimo classificato il rione dei notabili del Cassero. Così viene rispecchiato il valore reale della società di Treia.

Paolo D'Arpini - treiacomunitaideale@gmail.com



Comitato Treia Comunità Ideale


Album Fotografico di Caterina Regazzi: 
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10218460219567253&set=a.10218460259688256&type=3&theater

venerdì 2 agosto 2019

Terre Maceratesi ed umida estate: "La mosca delle olive è in agguato!"


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Con temperature superiori ai 32 gradi centigradi, anche solo per poche ore al giorno, l'attività della mosca delle olive si riduce sensibilmente, così pure la capacità di ovideposizione.

E' sufficiente però un abbassamento termico di qualche grado perché l'intensità dell'attacco sia tale da pregiudicare quantità e qualità del raccolto. E' pertanto sempre consigliabile procedere con monitoraggi costanti della mosca delle olive, attraverso controlli della popolazione e dell'infestazione attiva.

Controllo della popolazione
Il controllo della popolazione di mosca delle olive generalmente si esegue ponendo in campo 2-3 trappole cromotropoche gialle, sovente attivate con gli ormoni sessuali.
Gli adulti della mosca, attratti dal colore giallo e dagli ormoni, verranno attirati sulla trappola che, cosparsa di colla, impedirà loro di volar via.
Il numero di catture settimanali darà indicazione dell'aumento della popolazione di mosca delle olive.
Generalmente con dieci o più catture la settimana si inizia a considerare l'oliveto a rischio di attacco, mentre con venti o più catture si consiglia un rapido monitoraggio dell'infestazione attiva per verificare la necessità di un intervento larvicida curativo.
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Il controllo della popolazione della mosca delle olive, nell'ambito di una strategia di difesa integrata, individua dunque il momento più opportuno da quando è necessario far partire i campionamenti di olive e il monitoraggio dell'infestazione attiva.

Nel caso di sistemi di lotta adulticida (Ecotrap, Spintor Fly...) o dissuasiva (caolino) il controllo della popolazione è anche l'indice dell'effettivo funzionamento del calendario di interventi. Infatti, talvolta la pressione della mosca delle olive può essere tale da rendere necessario un'intensificazione del programma, per esempio attraverso il posizionamento di un maggior numero di trappole attract&kill. In genere, dopo un trattamento o il posizionamento di trappole si dovrebbe assistere a un netto calo del numero di catture. Così non fosse sarà necessario intensificare il programma o integrarlo con più strumenti, ad esempio Spintor fly dopo caolino.

Controllo dell'infestazione attiva
Generalmente è necessario provvedere a un controllo settimanale dell'infestazione attiva della mosca delle olive.
Per eseguire il controllo bisognerà campionare 100 olive/ettaro. Per essere accurato il controllo deve prevedere di prelevare le olive dal maggior numero possibile di piante, prese in tutte le aree dell'oliveto. Generalmente si adotta uno schema a X per il prelevamento, partendo da un angolo per andare a quello opposto, quindi seguendo il perimetro per raggiungere l'altro angolo e nuovamente eseguire la diagonale. Questo schema, generalmente assicura una buona uniformità del campione. E' anche importante che le olive non vengano prese sempre da una stessa altezza della chioma, variando dal metro ai due metri. Inoltre è opportuno prelevare le olive nelle diverse esposizioni. E' importante non guardare i frutti durante il campionamento per non venire, anche solo inconsciamente, influenzati dal numero di punture. Si tratta di regole molto semplici che servono a garantire una buona accuratezza e uniformità del campione.

Se l'azienda dispone di un microscopio binoculare si potrà procedere al controllo dell'infestazione attiva. Tagliando strati sottili dell'epidermide dell'oliva dove è localizzata la puntura, ed eventualmente controllando lungo lo sviluppo della galleria, si dovrà individuare lo stadio fenologico (uovo, larva I età, larva II età, larva III età, pupa, foro uscita). In caso di indisponibilità di un microscopio binoculare ci si può rivolgere alla propria associazione/consorzio di zona per il controllo dell'infestazione attiva sul campione prelevato. E' bene che il controllo sia eseguito al massimo entro 12 ore dal prelevamento delle olive.

Per infestazione attiva, ovvero quella controllabile attraverso trattamenti larvicidi, si intende l'insieme di uova, larve di I e II età. Nel caso l'infestazione attiva sia superiore al 10% occorrerà procedere velocemente col trattamento.

R. T.



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Fonte:  Strettamente Tecnico > L'arca olearia
Fonte secondaria: http://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/23259-il-monitoraggio-della-mosca-delle-olive-vietato-sbagliare.htm