venerdì 14 aprile 2017

Psicosomatica vegetale e proprietà psichiche delle piante


psicosomatica vegetale


In natura tutto segue uno schema di corrispondenze. Potremmo affermare che ogni forma vivente assume aspetti psicosomatici che corrispondono alle qualità incarnate.
Questo fatto era noto sin dalla più remota antichità, all’uomo ed agli
animali. Infatti confidando nella innata comprensione essi si curavano
sentendo attrazione o repulsione per certe specifiche piante o
alimenti. Questa naturale pre-conoscenza è stata alquanto offuscata
dal momento che l’uomo ha preferito seguire un metodo limitatamente
scientifico che, essendo imperfetto data la natura stessa dei mezzi
utilizzati, nel corso del tempo ha impedito la continuità di questa
innata pre-conoscenza.
Pian piano l’uomo scientifico, per mezzo della sperimentazione
empirica, ha tentato di ricostruire un sistema di conoscenza che però
–tutto ritorna infine- oggi si scopre sempre più affine alla
pre-conoscenza connaturata degli antichi.
Il viaggio a ritroso verso la riscoperta di ciò che era ovvio inizia
proprio contemporaneamente alla ricerca scientifico-medica. Una pietra
miliare di questa riscoperta è la individuazione degli oligo-elementi
le cui tracce sono presenti ovunque nel regno vegetale ed animale.
Un’importante parte in questo processo di identificazione fu compiuto
dal bolognese Meneghini che nel 1745, in pieno secolo dei Lumi, scoprì
la presenza di ferro nel sangue umano. Poi nel 1775 Schelle individuò
il manganese nelle ceneri vegetali e da allora la lista degli
oligo-elementi non ha fatto altro che crescere. Nell’uomo ne sono
stati individuati una ventina, essi risultano indispensabili
all’equilibrio fisiologico ed ogni carenza in uno di questi comporta
manifestazioni patologiche più o meno gravi.
“L’organismo appare come un tipo di oligarchia in cui un’enorme massa
di elementi passivi è dominata da un piccolo numero di elementi
catalizzatori” (Gabriel Bertrand) Gli oligo-elementi infatti
presiedono agli indispensabili processi catalitici degli scambi di cui
il nostro organismo è la sede permanente. Da ciò si può intuire
l’importanza degli oligo-elementi nei fenomeni biologici avvalorata
dalle funzioni vitaminiche ad essi collegati. Ma torniamo alla
pre-conoscenza che ha consentito agli esseri viventi il mantenimento
della struttura psicofisica in euritmia.
E qui dobbiamo iniziare un discorso che avrebbe dell’eretico se
volessimo ragionare solo in termini di analisi scientifica.
Nell’antichità –sotto forma di proverbi e detti popolari- sono stati
tramandati alcuni “segreti” sulle qualità delle piante, Purtroppo in
Europa in seguito alla grande persecuzione legata all’oscurantismo
religioso molti di questi segreti e parecchi liberi pensatori finirono
in cenere… Perciò molti “saperi” scomparvero o vennero travisati e
contorti. Ciononostante in varie parti del mondo restò la preveggenza,
sia a livello istintuale sciamanico (come nel caso delle tribù
primitive dell’Amazzonia che conoscono tutte le qualità delle loro
piante) sia a livello di tradizioni popolari più o meno valide. In
questo contesto si inserisce la classificazione delle piante e delle
loro qualità sulla base del colore, del sapore e della forma…
Questa descrizione psicosomatica –ad esempio- è tutt’ora eseguita nel
sistema integrato cinese in cui psiche e natura sono considerate
strettamente interconnesse. Questi stessi aspetti sono per altro
utilissimi nell’individuazione delle carenze di oligo-elementi.
Altrettanto valida è anche la macrobiotica giapponese ma tali
conoscenze non scarseggiano nemmeno nella tradizione erboristica
nostrana. Secondo la tradizione popolare la forma il colore ed anche
il sapore delle piante che spontaneamente crescono nella propria
bioregione di appartenenza sono correlati ed interagiscono con gli
organi cui esse corrispondono. Ad esempio la noce, che assomiglia al
cervello umano, è correlata ed influisce positivamente con questo
organo. Oppure la coda cavallina (che ricorda la coda dell’equino) è
raccomandata per le carenze di minerali. Poi scopriamo che le foglie
della polmonaria (somiglianti visivamente a questi organi) vengono
raccomandate dai contadini come antiasmatico, oppure lo stramonio (una
pianta psicotropa detta anche erba del diavolo) con i suoi fiori
osceni e cavernosi è abbinato ai mali della psiche… Insomma tutto
corrisponde al tutto e per essere in buona salute gli organi del corpo
umano debbono mantenere un equilibrio funzionale interno e rapportarsi
armonicamente gli uni con gli altri e perciò si dice che la forma, il
colore ed il sapore delle piante rimandano all’organo sul quale
agiscono. Nella tradizione cinese si fa un preciso riferimento ai
colori ed agli organi. I cibi di colore verde sono collegati al
fegato (legno), quelli di colore rosso agiscono sul cuore e sulla
vista (fuoco), i gialli (terra) su stomaco, milza e pancreas, i
bianchi (metallo) sui polmoni ed infine quelli blu scuro o nero
(acqua) espletano un’azione sui reni. Ed anche i sapori hanno una
forte influenza sulle funzioni fisiologiche. Il sapore acido è
astringente quindi in grado di sciogliere i blocchi che ostruiscono la
circolazione dei liquidi interni. Il dolce rilassa, armonizza e porta
energia. Il piccante mobilizza l’energia, esteriorizza i liquidi ed è
considerato ottimo contro le malattie da raffreddamento. Il salato è
emolliente, scioglie noduli e masse.
Questo è solo un piccolo input per approfondire la memoria spontanea
di ciò che è sempre stato e sempre sarà. Quella conoscenza –o
pre-conoscenza- che consente spontaneamente alla vita di procedere per
il suo giusto verso. Termino con una definizione linguistica sul
significato di “catalizzatore”. Secondo Polonovsky “i catalizzatori
sono sostanze che con la loro semplice presenza, senza alcuna
partecipazione attiva, causano reazione che senza di loro non si
sarebbero prodotte..”
Paolo D’Arpini
Paolo D'Arpini a Treia con crispigno
Intervento per la tavola rotonda su "Alimentazione naturale bioregionale" che si tiene, nell'ambito della Festa dei Precursori, il 23 aprile 2017, alle ore 16, al Circolo vegetariano VV.TT.  Vicolo Sacchette/15/a - Treia


1 commento:

  1. Commento di Franco Libero Manco:

    “Secondo alcuni Maestri il cibo influenza anche la pratica della meditazione, perché le energie che si assorbono dagli alimenti influiscono sull'armonizzazione delle proprie energie con quelle dell'universo. Tutti i grandi yogi, infatti, si astengono dalla carne. Il corpo astrale è sensibile alla condizione di quello fisico. Gli inquinanti e le tossine, oltre ad essere dannosi per l’organismo, rendono il corpo astrale più denso. Come il corpo fisico anche il corpo sottile ha bisogno di essere alimentato per il suo sviluppo.”

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