mercoledì 27 luglio 2016

Le Marche da "isola felice" a "covo mafioso".. ? Nel maceratese all'avanguardia Porto Recanati e Civitanova



Durante la prima quindicina di luglio 2016 “Italia Nostra” ha lanciato una allarmata comunicazione originata dalle dichiarazioni del Procuratore generale della Corte di Appello delle Marche, Vincenzo Macrì.

Non è la prima volta che un alto magistrato lancia un grido di dolore sulle sorti di una Giustizia disastrata da inefficienze e malfunzionamenti ormai cronici e destinati a peggiorare. Ma questa volta il Capo della Procura distrettuale ha aggiunto fatti e temi non usuali, disegnando uno scenario ben più raccapricciante. Il dr. Macrì ha sostanzialmente dichiarato che la situazione delle Marche – già isola felice - è in netto deterioramento sotto il profilo criminale e che la mafia, anche qui, ha scelto la strada degli affari per maggiori profitti e più immunità. 


Ha rimarcato l’esistenza di un intreccio di lobby, poteri forti, consociativismi, tutele reciproche grazie alle entrature nelle Istituzioni ed alle amicizie, con la Massoneria a fare da collante.

Una scossa di questo genere avrebbe dovuto produrre un terremoto o, comunque, una reazione da parte di Organi Istituzionali, forze politiche,  sindacali ed imprenditoriali, Enti locali, stampa e televisioni. Nulla di tutto ciò. Sia dal Pd, che governa la Regione e gran parte dei Comuni come, del resto, da parte degli altri partiti e dei sindacati. Solo “Italia nostra” ha rilanciato le affermazioni del Procuratore che ha denunciato le complicità  mafiose e massoniche. Le mancate reazioni ad accuse così gravi sembrano confermare che effettivamente vi sia, nelle maglie del tessuto politico e sociale marchigiano, una sorta di connivenza con i fenomeni stigmatizzati dal dr. Macrì. Senza trascurare il fatto che, di pari passo,  permane una colpevole sottovalutazione e minimizzazione indotta dalla volontà meschina di far apparire la Regione l’isola felice di una volta.


Ma si tratta di comportamenti irresponsabili, considerato che il Procuratore è sceso anche nel concreto di situazioni aberranti. In particolare nel capoluogo di Regione, ha detto, c’è un substrato sociale marcio, con un giro di cocaina spaventoso nell’Ancona bene. La droga è, infatti, il mercato che rende di più ed olia ogni illecito, strutturato in Regione con una infinità di corrieri e manovalanza nel maceratese tra Porto Recanati e Civitanova. 


Né Sono esenti le grandi opere regionali ha aggiunto, con infiltrazioni mafiose e la presenza di Società sospette che, tra Camerino e San Severino, sono gestite da personaggi provenienti dalla Sicilia. Ha ribadito con chiarezza che il fenomeno del riciclaggio è notevole con investimenti in grandi centri commerciali, mentre gli incendi negli chalet tra Civitanova e San Benedetto e nel pesarese servono ad acquisire le attività in modo estorsivo. Ha concluso con una pesante accusa alla politica, che ha sempre imposto risposte rassicuranti puntando a far credere che tutto vada bene. Di conseguenza anche gli organi investigativi si sono cullati, facendo poche intercettazioni e gestendo male i pochi processi importanti; per non parlare di Banca Marche, ha chiosato, dove non è stata emessa neanche una ordinanza cautelare.

Fonte :
http://www.lindiscreto.it/regione-marche/35846-macr%C3%AC-%E2%80%9Cmarche-terra-di-conquista-per-mafia-e-massoneria%E2%80%99


Fonte secondaria: http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2016/07/le-marche-terra-di-conquista-per-mafia.html


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