sabato 30 dicembre 2017

Treia. Una memoria culinaria bioregionale



Mia nonna ricorre spesso nei miei pensieri. Ogni  volta che vado a Treia con Paolo andiamo a fare una visita al locale cimitero e. dopo essere stati dai miei genitori ai quali l'ho "presentato" come il mio fidanzato, siamo stati anche dai miei nonni materni, Anna e Vittorio. 
Lui è morto molto giovane, 31 o 32 anni al massimo, lasciando vedova mia nonna, 36 anni (6 anni più di lui) altrimenti nominata "Annetta", con una figlia, mia madre, di appena due mesi. Già da questo inizio, cara Antonella, ti puoi immaginare che la vita di mia nonna non è stata semplice. Dopo il parto, poi, aveva avuto le febbri puerperali e quindi aveva dovuto "abbandonare" mia madre nelle mani di una balia, amorevole si, tanto che mia madre (Gina), quando mia nonna è andata per riprendersela, a circa un anno (?) non ne voleva sapere di andarsene da lì, ma pur sempre una balia.

Io, come molti figli "ingrati", ho sempre incolpato mia madre di scarsa affettuosità nei miei confronti, ma negli ultimi anni l'avevo un po' "perdonata" pensando all'infanzia che deve aver passato, senza padre e con una madre giovane vedova, infanzia di cui lei comunque non si è mai lamentata, anzi, lei ha sempre adorato sua madre, mia nonna e se raccontava qualche episodio della sua infanzia erano esclusivamente ricordi felici.

Mia nonna era nata nel 1898, a detta di Paolo, anno del Cane, e quindi da lei avrò pur preso qualcosa essendo io nata la stagione del Cane (Bilancia), mentre mia madre era del 1932, lei Scimmia, e Paolo è un altro Scimmiotto (1944).

Erano 9 tra fratelli e sorelle. Io non li ricordo tutti neanche nel nome. Alcuni erano morti da piccoli, alcuni altri sono emigrati in Argentina e di questi se ne erano perse le tracce, i rimanenti erano, oltre mia nonna, due fratelli più piccoli (Antonio - Antò- e Giuseppe - Peppe) e una sorella più grande, Maria (Mari'). Questi li ricordo tutti bene. So che lei, essendo rimasta in casa più a lungo dell'altra sorella (mia nonna si era sposata a 35 anni) aveva fatto un po' da "servetta" ai fratelli curandoli amorevolmente fino a quando non si erano sposati, tutti e tre in tarda età (specialmente mia nonna) e quando in estate mi trasferivo a Treia per tre mesi con lei, sulla credenza c'erano sempre e specialmente il martedì, giorno di mercato, il ciambellone e il vermouth, per accogliere degnamente i fratelli e i nipoti in visita, dato che, mentre noi stavamo in paese, nella casa che ora accoglie Paolo, gli altri facevano i contadini e vivevano nelle campagne circostanti.  Era una gran festa per mia nonna ricevere i suoi fratelli, si volevano veramente una gran bene ed era commovente vederli abbracciarsi, baciarsi e ridere insieme. Mia nonna aveva una pancia molto voluminosa e quando rideva questa pancia sembrava si animasse, ballava con lei... 

Dopo la morte di mio nonno e il "recupero" della figlia mia nonna si dovette rimboccare le maniche ed trovò un lavoro da "governante" presso un uomo che aveva fatto i soldi emigrando in Argentina. Non so in seguito a quale incidente o malattia aveva perso una gamba (aveva la gamba di legno, anzi , ne aveva due, una per i giorni normali ed una per i giorni di festa) ed era tornato in Italia, ad Appignano, un paesino vicino a Treia ma ancora più piccolo (e meno bello). Aveva bisogno di chi lo accudisse , mia nonna aveva bisogno di lavorare e così lei si trasferì con la piccola "Ginetta" in quel paesino, famoso per la produzione di cocci e coccetti, terrecotte anche di piccolissime dimensioni con cui ho sempre giocato anche io da bambina e per le fabbriche di mobili.

Lui si chiamava Giacomo Andreani, detto "Andrià": era un uomo burbero, ma generoso e mia madre era una bimbetta che sapeva farsi voler bene (come tutte le Scimmie); lui la teneva sulle ginocchia e forse le raccontava le storie della sua gioventù. Quando morì lasciò a mia nonna del denaro con cui lei acquistò la casa di Treia, dove si trasferì e dove mia madre visse la sua giovinezza. 

La casa era su due piani abitabili, venne acquistata in blocco dalle due sorelle Annetta e Marì, indivisa (la divisione fu fatta successivamente alla loro morte dai figli, cose di eredità) un piano lo abitò mia nonna e il piano superiore sua sorella. Ma ecco che ricominciavano i problemi economici per la piccola famiglia, allora mia nonna si trasformò in "pensionante", cioè affittava le stanze ai "forestieri" fino anche a cedere il suo letto a gente che veniva da fuori per lavoro, tra cui preti e professori. Lei si arrangiava a volte a dormire su una grande e dura cassapanca, che ora, dopo essere stata restaurata e lucidata, fa bella mostra di sé nel mio soggiorno a Spilamberto. Prima era passata da Bologna, dalla casa dove vivevo con il padre di Viola, e quando mi sono separata e me ne sono andata è stato l'unico mobile che ho voluto portare via con me.

Mia madre ricordava quello come un bel periodo della sua vita, in mezzo a gente da cui imparò ad amare la lettura e, nella sua semplicità, una certa cultura.

E mia nonna cucinava e cucinava...  E cucinando cucinando ha trasferito la sua attività da Treia a Roma, seguendo mia madre che nel frattempo si era sposata con mio padre. Chissà se ha sofferto nel lasciare il suo paese e i suoi fratelli! Forse la consolava il pensiero che, comunque, era previsto e così è stato finché è vissuta, che la bella stagione lei la passava comunque a Treia con me, che dopo due anni sono venuta al mondo.

A proposito di cucina le sue specialità, che sono poi le specialità della sua zona di origine erano: vincisgrassi, una sorta di lasagne con un sugo di carne particolare, come è il sugo di carne alla marchigiana, cioè con carne di manzo e odori (cipolla e poco altro) a pezzi e non tritati come nel ragù alla bolognese (la specialità dell'altra mia nonna, ma questa è un'altra storia, meno conosciuta da me e meno variegata), gnocchi di patate, con il solito sugo di carne (questi li faceva altrettanto buoni, se non addirittura migliori, mia zia Augusta, una cugina di mia madre, figlia di quella zia Marì), ravioli di ricotta, tagliatelle (entrambi col solito sugo), tagliolini in brodo........

Quanto mi piaceva vederle fabbricare con perizia e precisione quei manicaretti! 

Per i ravioli faceva la sfoglia rigorosamente a mano sul tagliere col mattarello, poi la tagliava a quadri, metteva al centro di ognuno un mucchietto di ripieno fatto con ricotta di pecora, parmigiano, uova, sale e un po', se non ricordo male, di noce moscata. Ogni riquadro veniva ripiegato in due a forma di rettangolo e per chiudere meglio i bordi veniva usato un ditale, premuto in quattro punti con la precisione di una macchinetta. La festa continuava per me che ero addetta alla ripulitura con le dita della ciotola in cui era stato il ripieno... che dopo il mio intervento riluceva come appena uscita da una lavastoviglie.

I tagliolini erano l'apoteosi della precisione: dopo aver fatto la sfoglia ed averla fatta un po' asciugare, veniva arrotolata stretta e un po' schiacciata e poi, tenuta ferma con la mano sinistra, con la destra armata di un coltello con la giusta affilatura veniva "affettata" come un salame con un ritmo cadenzato e regolare che produceva un rumore che ancora mi risuona, dopo più di 40 anni, nelle orecchie: "zum! zum! zum! ......" ed ogni 10 - 15 tagli, la sfoglia affettata veniva aperta a formare dei nidi che poi venivano lasciati sul tagliere ad asciugare. La misura del taglio veniva data dalle dita della mano sinistra sfiorate ogni volta da quel coltello affilato ed io tutte le volte mi domandavo, tra me e me: "Ma come fa a non tagliarsi mai?

A quel tempo mia madre lavorava, era un'infermiera (lei ci teneva a sottolineare che era un'infermiera professionale con diploma di caposala), ma aveva lavorato in ospedale per pochi anni, a Roma, poi, dopo la mia nascita, aveva deciso di lasciare l'ospedale per un lavoro più tranquillo, più vicino a casa, senza i turni massacranti e “sfasanti” che ancora oggi gli infermieri che io sappia devono fare. Mia nonna era un grosso aiuto per lei. Mia madre non sapeva cuocere neanche un uovo al tegamino, mia nonna non la voleva in cucina e le diceva: “Tu hai studiato, pensa a fare bene il tuo lavoro, a far da mangiare imparerai quando non ci sarò più!”. 

E così è stato: mia nonna se n'è andata in fretta, senza darci tanto da fare in un inverno in cui una brutta forma di influenza ne portò via tanti, quando io avevo 10 anni e mia madre 37. Mia madre ha cucinato per qualche mese fettine di carne, pasta al burro e minestrina di dado, dopo di che, forse per disperazione sua, mia e di mio padre, ha cominciato a comprare libri di cucina ed uno in particolare: “La cucina dalla A alla Z” di Carnacina e, tra tutte le ricette disponibili sceglieva quelle della cucina romanesca. Pur non essendo romana evidentemente voleva fare parte di quella terra che l'aveva così amorevolmente accolta e così giù con code alla vaccinara, penne all'arrabbiata, bucatini all'amatriciana, spaghetti alla carbonara, coratella coi carciofi.... aveva una sapienza nell'aggiungere la giusta dose di sale e di aromi, dare quel tocco che seguire pedissequamente una ricetta non può dare, come se anche in lei geneticamente ci fosse una predisposizione naturale a dare ai cibi la giusta amalgama di sapore. Essendo cresciuta con questi sapori, come potrei mai disprezzare la carne ed avercela con chi, senz'altro più di me, la consuma?

Caterina Regazzi



Treia. Caterina Regazzi bambina con la biciclettina (a destra) 



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Commento di Paola Botta Beltramo: "Dopo aver letto il bel   ricordo di Caterina   ho ripensato alle mie nonne: si  chiamavano entrambe Secondina; quella materna detta Dina e quella paterna detta Didi.  La nonna  materna, figlia di agricoltori un po’ benestanti  ma che hanno lasciato l’intera eredità, come usava allora, al solo figlio maschio,  visse  modestamente  dedicandosi  alla cura del marito e delle tre figlie.

Verso gli ottanta anni, ha lasciato il corpo  a 92,  iniziò a
trascorrere  ore davanti  ad una finestra della sua casa ad osservare
il sole al tramonto.  Un giorno le chiesi se non si annoiava e lei,
dopo un breve silenzio, mi confidò –non l’aveva mai detto a nessuno –
che vedeva nel sole scorrere  dei filmati  con tanti personaggi  anche
storici  che non riconosceva. No, non era demenza senile , era molto
razionale e ben consapevole che era preferibile non parlarne.
Inoltre, sarà stato per   l’osservazione del sole come rilevò  il dr.
Bates, lesse senza l’uso di occhiali  fino alle fine della sua  vita
terrena.

Didi, la madre di mio padre, era anch’ella una donna di semplici
costumi e poco colta come la mia nonna materna ma anch’ella mi ha
insegnato a credere nella vita oltre la vita e nella possibilità della
comunicazione telepatica. Nel 1942 ricevette la comunicazione che i
suoi due figli  erano periti nel corso della guerra. Ella disse
serafica al messo comunale che non era vero perché li aveva sognati e
sapeva che uno era lievemente ferito e che l’altro era prigioniero.
Molte persone intervennero per convincerla ad accettare  quella dura
realtà e per un po’ di tempo, fino al rientro dei figli, fu
considerata malata mentale e poi  una persona un po’ strana e perciò
osservata con un po’ di diffidenza. Ma, nonostante le dure prove
subite,  visse anch’ella in buona salute fino  a 94 anni.

Grazie Caterina e Paolo per tutto  e molti auguri di  buon anno.   Paola

giovedì 28 dicembre 2017

Treia. Consiglio Comunale del 29 dicembre 2017 - Ordine del Giorno


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Treia - Si rende noto che è convocato il CONSIGLIO COMUNALE per il giorno venerdì 29 dicembre 2017, alle ore 16:30, in SESSIONE ordinaria di prima convocazione, in SEDUTA pubblica, presso l’Aula Multimediale in via Cavour, n. 29, per la trattazione del seguente ORDINE DEL GIORNO

1 COMUNICAZIONI DEL SINDACO. 

2 INTERROGAZIONE DEL GRUPPO CONSILIARE UNITI PER TREIA RELATIVA ALLO STATO DI AVANZAMENTO DELLA REDAZIONE DEL PEBA. 

3 LETTURA ED APPROVAZIONE VERBALI SEDUTA CONSILIARE DEL 10 NOVEMBRE 2017 (ART. 25 REG. C.C.). 

4 APPROVAZIONE SCHEMA DI ASSOCIAZIONE TEMPORANEA DI SCOPO (ATS) PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO “MESSA IN SICUREZZA, RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELLA VIA LAURETANA”. 

5 APPROVAZIONE CRITERI GENERALI ADEGUAMENTO REGOLAMENTO SU ORDINAMENTO GENERALE DEGLI UFFICI E DEI SERVIZI. 

6 ADOZIONE VARIANTE N. 4 PIANO PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI SANTA MARIA IN SELVA.

7 APPROVAZIONE DEFINITIVA VARIANTE PARZIALE AL P.R.G. 2016 E CONTRODEDUZIONI AL DECRETO PRESIDENZIALE N. 176 DEL 31/10/2017. 

8 APPROVAZIONE DEFINITIVA VARIANTE DEL PIANO DI ZONIZZAZIONE ACUSTICA COMUNALE. 

9 APPROVAZIONE PIANO DELLE ALIENAZIONI E VALORIZZAZIONI IMMOBILIARI 2017/2019 - ART. 58 L. 133/2008. 

10 DETERMINAZIONE PER L'ESERCIZIO 2018 DEI PREZZI DI VENDITA DELLE AREE DI PROPRIETA' COMUNALE DA DESTINARE ALLE ATTIVITA' PRODUTTIVE ED ALLA RESIDENZA. 

11 RATIFICA DELIBERA G.C. N. 210, ADOTTATA IN VIA D'URGENZA IN DATA 29/11/2017, AVENTE AD OGGETTO "VARIAZIONE URGENTE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2017/2019". 

12 APPROVAZIONE PIANO FINANZIARIO DEI RIFIUTI E TARIFFE TARI ANNO 2018. 

13 CONFERMA ALIQUOTE IMU E TASI ANNO 2018. 

14 APPROVAZIONE PROGRAMMA TRIENNALE DEI LAVORI PUBBLICI 2018/2020 ED ELENCO ANNUALE 2018. 

15 APPROVAZIONE DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE E BILANCIO DI PREVISIONE 2018/2020. 

IL SINDACO Franco Capponi

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Mio commentino: “Purtroppo stavolta non potrò essere presente, mi auguro che qualche cittadino voglia assistere al Consiglio e riportare notizie in merito...” (Paolo D'Arpini)

sabato 23 dicembre 2017

Natale 2017, a Treia il presepe non vive più...




Ho già detto in altre occasioni che la tradizione del Presepe è tipica nostrana. La celebrazione natalizia italiana infatti è radicata nella composizione del presepe o nella riproposizione dal vivo di scene della natività di Gesù (Presepe vivente) la quale consiste in una rappresentazione "teatrale" che ha lo scopo di ricordare, con l’impiego di figuranti umani ed animali, la nascita del Salvatore con una scenografia che viene appositamente costruita per ambientare la vicenda della natività.

Il primo Presepe vivente della storia fu opera di San Francesco d’Assisi, nel borgo di Greccio, presso Rieti, nel 1223. Da allora, la consuetudine si diffuse nel resto d’Italia. 

Ed anche Treia, per diversi anni,  ha messo  in scena la sua rappresentazione sacra. La tradizione del Presepe vivente  è durata sino al 2016, con la sua XXIV edizione  (vedi: http://www.eventiesagre.it/Presepi_Viventi/13191_Il+Presepe+Vivente+a+Treia.html)  ma quest'anno le vie del centro cittadino non saranno  caratterizzate dalla presenza di figuranti, animali e scene natalizie, non avendo appreso a tutt'oggi di programmazioni in corso.

Non si conosce la ragione di questo "forfait" della Proloco ma è un vero peccato che la  sacra rappresentazione sia stata interrotta proprio quando ce ne sarebbe stato più bisogno...  

Purtroppo sembra che questi non siano più tempi di "religione" ma di "circenses" consumisti, eppure, a  giudicare dalle immagini delle edizioni degli scorsi anni, sembra che il Presepe vivente sia stato molto seguito e partecipato dalla popolazione treiese che ne aveva fatto espressione della cultura popolare, al pari di altre manifestazioni come ad esempio la processione di marzo per la Festa  di San Patrizio o la  sfilata storica della Disfida del Bracciale  della prima domenica di agosto. 

Mi auguro perciò che la mancata esecuzione del Presepe vivente a Treia sia un fatto temporaneo e che possa riprendere al più presto!

Paolo D’Arpini 

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Comitato Treia Comunità Ideale


Video dell’edizione 2015  del Presepe vivente:  
https://www.youtube.com/watch?v=5-zxIpPc_cE

mercoledì 20 dicembre 2017

Treia. L’amico gatto ci aiuta a tener pulita la città


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Con gioia abbiamo scoperto che  in vari vicoli e vicoletti di Treia son tornati i gatti. Dopo anni dalla loro scomparsa abbiamo accolto con piacere la loro ricomparsa, soprattutto per l’aiuto da essi fornito a tenere la città pulita e libera da una crescita eccessiva di roditori e piccioni. Infatti si sa che i gatti selvatici o semi-selvatici predano  questi “indesiderati”, che  sono attratti dal cibo reperibile durante le ore notturne in attesa del ritiro dei rifiuti organici. 

Lanciamo però un allarme. Abbiamo notato che il Cosmari ha istallato in vari angoli della città delle trappole per topi,  probabilmente con veleno al loro interno, ma questo non aiuta l’ecologia perché i topi avvelenati moribondi possono essere  predati da rapaci e da gatti e morirne essi stessi.  Secondo noi è meglio che la città, per un contenimento della crescita di “indesiderati” e per un  riequilibrio ecologico, sia più frequentata da cornacchie, falchetti e gatti piuttosto che da insidiose trappole venefiche… 

Paolo D’Arpini

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martedì 12 dicembre 2017

Santa Lucia, 13 dicembre 2017 - "Le lampade sono diverse, la luce è la stessa"


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Viviamo in un mondo dove il falso e l’artifizio hanno preso il posto del vero e del semplice. Questo è il meccanismo della “seduzione” -dell’apparenza-  che prende il posto del “naturale” -dell’intrinseca verità.  “se-ducere” letteralmente significa “condurre a sé”  e ciò avviene attraverso una caleidoscopica mascherata che sterilmente si avvicenda nel riflesso degli specchietti. Gira e rigira il caleidoscopio  e gli specchietti  mostrano fugaci composizioni. Un gioco sterile dell’esteriorità.  La seduzione è allusione e miraggio, con essa si mostra ciò che l’altro vorrebbe vedere, è semplice barbaglio proiettivo di una immagine costruita a misura per attrarre l’altro. E chi è l’altro? Chi svolge la funzione separativa dell’io e dell’altro? Perché si sente la necessità di appropriarsi della attenzione dell’altro?
La fissità dello specchio, come nella storia di Narciso, è imbroglio erotico spirituale, è fascinazione che conduce alla morte, sebbene lo specchio sia nato per uno scopo magico, lo scopo di vedere “attraverso le forme” riflesse. Ricordate la storia di Don Juan  che istruisce Castaneda ad attrarre gli spiriti (l’alleato) attraverso uno specchio immerso nell’acqua corrente?
Lo specchietto per le allodole è un altro eufemismo utile a capire come la fascinazione seduttiva sia una trappola mortale, in cui sia il seduttore che il sedotto giocano a perdersi vicendevolmente.  La seduzione insomma  è camuffamento, un mescolamento dell’apparente bello e di desiderio mentre la chiara visione, potremmo dire la “chiaroveggenza” è la vera capacità percettiva di scorgere il bello in ciò che è, senza orpelli, senza luminarie, senza zavorra inutile di finzione incipriata. Questo il significato di Santa Lucia, la santa della Luce, che festeggiamo il 13 dicembre.
Paolo D’Arpini
Immagine incorporata 1
In riferimento evocativo, visto che il 13 dicembre si celebra  Santa Lucia, considerata la santa della Luce, inserisco questa poesia di Rumi: 
“Le lampade sono diverse la luce è la stessa”
Ci sono così tante luci abbaglianti
nel negozio di lampade
del cervello morente;
dimenticati di loro.
Concentrati nell’essenza,
concentrati nella luce.
La luce fluisce verso di te da tutte le cose,
tutte le persone, tutte le possibili combinazioni
del bene e del male, tutti i pensieri
e tutte le passioni.
Le lampade sono diverse ma la luce è la stessa.
Una sostanza, un’energia, una luce, una mente-luce,
che emette tutte le cose, senza fine.
Un diamante rotante e bruciante,
uno, uno, uno.
Spogliati davanti al silenzio avvolgente ed amorevole.
Resta lì,
finché non vedi la luce con i suoi stessi occhi eterni.

(Rumi)

sabato 9 dicembre 2017

Lo scopo della Fierucola delle Eccellenze Bioregionali



Lo scopo della Fierucola delle Eccellenze Bioregionali.

Come favorire lo sviluppo delle opportunità di lavoro creativo, in sintonia con il bioregionalismo, in chiave ambientale, antropologica e di economia solidale?
Un gruppo di volenterosi cittadini di Treia, avendo in mente la rivitalizzazione e l’armonizzazione delle capacità intrinseche proprie della nostra comunità, si sono prefissi di promuovere la formazione di una società in cui il vivere è bello oltre che possibile. A tal scopo abbiamo lavorato alla realizzazione di questa  Fierucola delle Eccellenze bioregionali,  un'esposizione itinerante giunta alla sua terza edizione,  avendo in mente il lavoro creativo come risorsa economica e sociale. 
Una comunità si mantiene viva e cresce, in coscienza sociale, quando al suo interno riesce a produrre arte, manualità, scienza, economia innovativa, produzione di cibo e di energia pulita, spiritualità, musica e poesia…
Questo è anche il concetto del vivere bioregionale. Per questa ragione durante la Fierucola dell’8 dicembre abbiamo pensato di raggruppare tutte quelle forme di attività creativa che contraddistinguono il nostro territorio, fornendo così un esempio di quanto è già attivo nella struttura comunitaria e cosa è possibile e necessario sviluppare o incentivare, in forme culturali e produttive.
Soprattutto la cultura, in ogni ambito, andrebbe preservata e stimolata e non solo per chi trova i soliti canali burocratici, poiché tutte le arti sono espressione di se stessi ed appare evidente, sempre di più, che la nostra comunità ha un potenziale inespresso da tirar fuori, ma troppo spesso non ne ha la possibilità e non trova lo spazio giusto al momento giusto. Il tema  della Fierucola è inoltre riconoscere la creatività nelle azioni domestiche e nella vita di ogni giorno. Per questo sono stati invitati come espositori anche persone semplici che conservano la memoria di piccoli lavori manuali, di cucito, ricamo, intrecciatura vimini, intarsio, etc.  per incentivare anche  il riciclo ed il risparmio.
Paolo D'Arpini
Momenti di musica e poesia
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Resoconto della III Edizione della Fierucola delle Eccellenze Bioregionali - 8 dicembre 2017 . Chiesanuova di Treia
Passata è la Festa dell'8 dicembre,  mentre scriviamo ci sentiamo un po' svuotati. Si, perché siamo stati tanto presenti alla Fierucola delle Eccellenze Bioregionali e impegnati in sistemazione, aiuto, accoglienza e conversazioni con i presenti, sia gli espositori che gli amici venuti in visita e le persone del Comitato Parrocchiale che ci ospitavano.

La manifestazione si è svolta a Chiesanuova, frazione di Treia, che sembra un po' un paese a sé stante, molto vivace e animato da giovani e meno giovani, nell'oratorio della Parrocchia che non è stato danneggiato dal terremoto, mentre lo è stata la Chiesa tanto che le funzioni si svolgono in un'ampia e comoda tenda.... ma pur sempre una tenda.

Erano stati invitati espositori vecchi e nuovi e la risposta è stata buona, erano circa 40, che si sono diligentemente disposti all'interno, su indicazioni di Giovanni Testa (l'assegnatore degli stalli) coadiuvato da Luciana Montecchiesi,  tranne 2-3 all'esterno, finché, nel pomeriggio non si è alzato un vento gelido che ha richiamato tutti dentro... tranne il caldarrostaio che eroicamente ha mantenuta la posizione.

L'afflusso di visitatori è stato abbondante e quasi ininterrotto. Solo un po' di calma durante il pranzo e il dopo pranzo. Non possiamo menzionare tutti gli espositori, rischiando di dimenticare qualcuno, ma a titolo di esempio vorremmo citare il cestaio Domenico Ciccioli, un anziano signore che con grande abilità e paglia di grano, appositamente accantonata subito dopo  la stagione della mietitura, elabora cesti delle più svariate forme, persino di anfora; Giovanni Sileoni, collezionista  e riparatore di macchine da cucire antiche, che sistema con grande cura e precisione rendendole tutte funzionanti;  Daniele il calzolaio (e moglie) che fanno belle borse e scarpe di varia foggia e palle di cuoio per il gioco del pallone col bracciale; Lauretta Mattiacci che svolge un'opera utile alla libraria: la legatoria, inoltre ha anche curato la grafica del manifesto.  Ci scusino gli altri se non li nominiamo singolarmente ma la lista sarebbe troppo lunga...

L'atmosfera nell'oratorio era quella tipica delle occasioni di festa: tutti che avevano voglia di guardare, parlare, muoversi e conoscere  le mille proposte a disposizione: dai dolciumi natalizi, ai saponi artigianali, alle confetture, ai ricami all'uncinetto e palle di natale, ai prodotti della terra (legumi, cereali e farine), ai quadretti raffiguranti immagini e detti di buon auspicio, ai libri, ai mobili restaurati, alle statuine di creta, etc.  

Alle pareti  si potevano ammirare quadri di autori locali e le foto del Fotoclub il Molino. Sul nostro tavolo  dell'Auser facevano bella mostra di sé due presepi fatti a mano con materiale riciclato di Nazareno Crispiani, nonché volantini e materiali promozionali per le attività in corso. Su un video scorrevano le immagini del lavoro artistico e religioso in giro per l'Europa del  parroco Don Peter Paul Sultana, originario di Malta.

A mezzodì, il momento dei "discorsi ufficiali" è stato particolarmente seguito con interesse:  i relatori hanno ringraziato gli ospiti e gli organizzatori, oltre agli espositori e ai visitatori tutti, a partire dal  Sindaco di Treia, Franco Capponi, seguito dal referente dell'Auser di Macerata, Antonio Marcucci, dal presidente della Coop. La  Talea, Adriano Spoletini, dal Presidente di Auser Treia, Paolo D'Arpini, ed infine dal parroco che ha poi dato la parola per qualche notizia storica sulla chiesa di Chiesanuova al prof. Alberto Meriggi, che ci ha deliziati col suo modo colto ma discorsivo, sulla storia di questa chiesa, voluta dal popolo e realizzata a cavallo della seconda guerra mondiale, grazie anche all'ostinazione dei due parroci che si alternarono in quel periodo. 

Da tutti è stata sottolineata l'atmosfera di comunità che si respirava, grazie anche al luogo ampio, accogliente e luminoso. Le persone coinvolte nella sistemazione e nella preparazione del cibo sono state veramente encomiabili: di lì a poco abbiamo consumato il pranzo nella sala mensa dell'oratorio, con menù per vegetariani e non... 

Durante la giornata siamo stati  in compagnia di parecchi amici venuti da vari luoghi delle Marche, come ad esempio Mariagiovanna Varagona da Macerata, Sonia Baldoni da Amandola, Vincenzo Toccaceli da Porto Recanati, Mara Labanga da Loreto, Orietta Duca da Ancona,  Daniela Saltari da Villa Potenza, Daniela Spurio da Jesi, Mauro Garbuglia da san Severino e diversi altri.  

Sono intervenuti, nel pomeriggio, anche alcuni operatori culturali:  Maurizio Angeletti, Anna Zanconi, Fernando Pallocchini, Simonetta Borgiani, Liana Maccari ed il suonatore d'organetto Luciano Carletti ed inoltre erano presenti  il parroco di Treia, Don Gabriele, e quello di Santa Maria in Selva, Don Giuseppe, che alle 19 ha celebrato messa. Peccato non aver potuto fare il focheraccio serale in onore del passaggio della Madonna di Loreto, ma il tempo, nel mentre, era alquanto peggiorato, con un vento fortissimo e pioggerellina sottile, che sembrava quasi mista a neve.  Ma -pro consolatio afflictorum- alla fine della manifestazione, sempre nell'oratorio,  si è tenuta una preghiera dedicata alla Madre di Dio ed un  rinfresco offerto dalla Parrocchia che  ci ha rifocillati dopo una giornata così intensa. Piena di gioia ed amore.

Con questo risultato non ci si può che augurare un arrivederci alla Fierucola del 2018!

Caterina Regazzi  e Paolo D'Arpini

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mercoledì 6 dicembre 2017

Che bello stare a Treia senza aver niente da fare!


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Stamattina, 6 dicembre 2017, al termine di una piccola ma bella passeggiata in quel di Treia sono giunta ad una conclusione (ma sono avvezza a cambiare le mie idee): non potrei mai e poi mai vivere qui lavorando. Quando sto qui a Treia mi piace avere sempre tanto, tutto il tempo a disposizione, a costo di annoiarmi quando non c'è niente, ma proprio niente da fare e il tempo è freddo e uggioso per cui attira poco a fare le mie passeggiatine. Dico "mie" perché sono le passeggiatine a mia misura. 

Con Paolo facciamo pure delle belle passeggiate, anche molto più lunghe, ma sempre uguali: o si gira da un lato delle mura, quando fa freddo e quindi lì ci batte il sole, o si fa l'altro percorso quando fa caldo e quello è in ombra. Poi lui non ama incontrare le automobili per cui predilige un giro per le strade basse, sempre lo stesso.

A me invece piace uscire, magari con Magò che, essendo sempre più anziana ha bisogno di essere un po' "tirata" e, alle volte mi faccio condurre da lei dove vuole, a volte conduco io.E vado (sperando di non sembrare troppo sdolcinata) dove mi portano il cuore, gli occhi, le gambe.

Oggi è una mattinata splendida e il giretto che ho fatto vale una passeggiata per una capitale europea, non so, Praga, o Vienna, o un'escursione su un monte per godere di un bel panorama. In pochi metri ho goduto di bellezze architettoniche, angoli pittoreschi e un panorama mozzafiato. 

Cosa desiderare di più? Spero con queste parole e con le immagini che pubblicherò di attirare qui tanti amici e conoscenti, anche se il sottofondo dei ricordi d'infanzia, di cui, in parte ho raccontato a Paolo mentre aspettavamo di essere ricevuti dall'addetta finanziaria dell'ufficio postale (che ci ha fatto aspettare invano), certo quel sottofondo gli altri non lo possono sentire.
 
Quel sottofondo per me è fatto di luci, odori, immagini visive, suoni che solo io posso vivere perché scolpiti nella mia memoria, per sempre.

Caterina Regazzi


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martedì 5 dicembre 2017

A Villa Shop di Passo di Treia si mangia biologico e vegetariano




Una bella novità per gli abitanti di Treia, Passo di Treia e dintorni: un grande e fornitissimo reparto Bio all'interno di Villa Shop  Madis di Passo di Treia, cui si affiancherà, in alcuni giorni della settimana, un Bistrot vegetariano per poter consumare un pasto sano e veloce...  

Un atto coraggioso che i nostri amici Francesca e Francesco Orazi, assieme ai genitori, hanno voluto fare per andare incontro alla salute dei loro vecchi clienti e, speriamo, anche dei nuovi. 

In un mondo che sta cambiando velocemente, in cui l'attenzione alla salute si fa sempre più importante, e in un mondo in cui i problemi di inquinamento e gli scandali alimentari sono sempre alla ribalta (ma chissà di quanti non veniamo a conoscenza), avere la sicurezza di potersi approvvigionare, per sé e per i propri cari, di cibi prodotti con una garanzia di salubrità, è sempre più importante.

Per questo facciamo tanti complimenti e tanti auguri ai nostri amici Orazi, che abbiamo visitato oggi in quel di Passo di Treia. Molto indaffarati, ma orgogliosi di aver fatto una cosa giusta per sé e per la collettività.

Caterina Regazzi 


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Anni fa, Caterina Regazzi ed io chiamammo l’amico  Francesco Orazi,  treiese doc ed esperto di  Feng Shui per energizzare la casa di Treia e la sede del  nostro Circolo vegetariano VV.TT., l’operazione fu soddisfacente ed è per questa ragione che avendo appreso il passo avanti da lui compiuto con l'avvio di un intero reparto bio nel suo supermercato di Passo Treia ho voluto complimentarmi personalmente con lui e con sua moglie Francesca per portare avanti un discorso alimentare che è in sintonia con i tempi in cui viviamo.

Francesco e Francesca sono inoltre  tra i fondatori del Comitato Treia Comunità Ideale  e sono state tra le prime persone che abbiamo conosciuto a Treia e con le quali abbiamo da subito collaborato.  A loro vadano i nostri migliori auguri.

Paolo D'Arpini



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lunedì 4 dicembre 2017

Treia. Resto col meno peggio...


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"Caro Saul, ci ho pensato molto prima di scriverti: leggo il tuo Giornaletto, ma da adesso in poi smetto di leggerlo. Sei autorizzato a pensare tutto il male possibile di me e di questa mia decisione. Mi pare di capire, che tu non speri niente dalla politica. Io sì. Come partecipazione, prima di tutto, e con tutte le imperfezioni della "democrazia delegata". Non saprei a quale altro santo rivolgermi. Ma forse tu ne sai di più di me. Apprezzo la sincerità delle tue convinzioni, ma, proprio per questo e sulla base di quello che scrivi sul tuo Giornaletto on line, non capisco perché tu ti sia avvicinato ed operato attivamente all'interno del PD (parlo ovviamente solo della recente e comune esperienza a Treia). A che scopo? Vedo che non ce l'hai con le miserie dell'attuale PD (le conosco e le combatto anche io), piuttosto ce l'hai, ribadisco, con la politica tout court. Non mi piace. Spero apprezzerai la mia franchezza." (A.M)

Caro A.M., curiosità legittima la tua.. Perché mi sono avvicinato al PD? Beh, sono sempre stato vicino ai partiti di “sinistra”, che fossero verdi, radicali o comunisti e quindi anche al PCI al quale mi iscrissi sin dalla svolta di Occhetto ed in varie forme ho collaborato e contribuito alla sua politica locale e regionale e nazionale. La speranza è sempre l'ultima a morire e malgrado non avessi molta fiducia in renzi l'ho pure votato alle precedenti primarie e sono stato ad osservare le sue mosse. 
Poi ho capito che la sua politica non fa per me, soprattutto in seguito alle sue orribili “riforme” a cui votai un NO convinto. Capisco le tue ragioni quando dici che al momento ho un atteggiamento anti-politico... però preciso che si tratta di un atteggiamento sostanzialmente antipartitico (per quello che oggi sono i partiti). 
In verità sono molto interessato alla politica, una politica adatta all'uomo e consapevole della compartecipazione dell'uomo all'ambiente. In questo momento la "mia" politica non trova riferimenti di sorta. 
Però, che debbo dirti, a livello locale (di Treia) il raggruppamento politico "meno peggio" (e pur con tutte le distanze che non posso fare a meno di notare ed evidenziare) resta il PD.  Sperando che uno spiraglio di luce illumini le menti dei suoi aderenti, qui resto ed ho rinnovato la tessera anche quest'anno... 
Inoltre, pur apprezzando alcune posizioni di Bersani e compagni non sono stato  d'accordo con la scissione e con la formazione di una forza alternativa di "pseudo-sinistra". Avrei preferito che quel po' di "sinistra" che ancora restava nel PD si battesse per la sua affermazione all'interno del partito, portando avanti la battaglia contro la politica destrorsa  e filo-occidentale del renzi.   
Così invece ci si presenta alle elezioni divisi ed antagonisti. Alla fine l'unica opzione per formare un possibile governo, considerando i numeri, sarà il concupiscente inciucio fra renzi e berlusconi, e questo porterà l'Italia ad un ulteriore degrado... 
Affermo tutto ciò pur confessando la mia persistente perplessità su chi potrò votare alle prossime elezioni nazionali... Il "meno peggio" (in questo caso) non mi è ancora chiaro...

Paolo D'Arpini

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sabato 2 dicembre 2017

"Ridotti alla fame..." - Lamento di un marchigiano sconsolato


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"UN TRIBUNALE DEL POPOLO PER GIUDICARE CHI CI HA RIDOTTI ALLA FAME" E’ questo il titolo di una lettera  che un lettore delle Marche ha inviato:

“Fino a qualche decennio fa eravamo la nazione più invidiata della Terra. Il suo clima, il paesaggio, la sua storia, l’arte, tutto facevano del nostro Paese una terra felice. Ma oltre all’arte e alla storia, la nostra cucina mediterranea e il sorriso della gente creavano un mix che attraeva turisti da ogni dove. Oggi tutto questo è un ricordo, la gente non sorride più e molti piangono, l’arte e la sua storia dimenticati e i turisti prediligono altri lidi. L’Italia, così, che negli anni ’80 era tra le prime 4 nazioni più visitate della Terra dai turisti internazionali oggi è passata all’11° posto.

I nostri giovani senza più speranze di lavoro nella loro patria si rassegnano o fuggono all’estero, le nostre ridenti e fiorenti industrie svendute o chiuse, il valore d’acquisto dei nostri miseri stipendi e pensioni azzerati e il fisco assassino che continua a perseguitare il popolo. Questo è oggi il triste quadro di un’Italia ben lontana da quella di 20 o 30 anni fa.

La colpa è dei mercati internazionali, di noi uomini qualunque, oppure di una massa di big delle finanze e dell’industria e di politici nostrani che ci hanno portati a questo livello? Se un giudice imparziale e onnipotente potesse giudicare chi ci ha condannati a questa fine miserevole comincerebbe ad indagare da  molto lontano, da chi, per esempio, preferì costruire autostrade e abbandonare le ferrovie, da chi ha svenduto e azzerato il pool di ingegneri che nell’Olivetti di Ivrea avevano realizzato il primo home computer della storia per cederli, arricchendosi oltre misura, agli americani così che poterono realizzare la famosa Sylicon Valley  e infine fino ad arrivare da chi, capo del governo, ci ha fatto entrare nell’euro con un cambio a noi svantaggioso, ossia 1 euro x 1.920 lire, invece, come invocavano allora tutti gli economisti più illuminati, a 1 euro x 1.000 lire. Sono  alcuni esempi, ma quanto altro male ci hanno fatto negli anni  questi signori, arricchendosi a dismisura sulle spalle di noi italiani e complottando con speculatori internazionali che volevano annullare l’Italia imprenditoriale e culturale (ci sono riusciti!).

E’ allora se ancora esiste una giustizia, invece di accanirsi con il povero negoziante che per sopravvivere a volte non batte uno scontrino fiscale, perché invece non va a scovare e punire tutti i malfattori BIG che ci hanno tolto il piacere del sorriso e della speranza nel domani?

Io sono solo una persona, anche di una certa età, stanca e demoralizzata, ma altri che ancora hanno nel cuore un barlume di luce per ridare dignità a questa nostra bella Italia  pensano d’istituire un Tribunale del Popolo dove ricercare e condannare, ovviamente in maniera virtuale, tutti i veri criminali e rendere pubblica ogni sentenza, soprattutto ora che alcuni di questi “signori” hanno anche l’ardire di presentarsi come  guide politiche del nostro Paese. Sarebbe questo l’unico modo per toglierceli definitivamente davanti e sperare che al loro posto possano arrivare persone più oneste, sagge e con l’amore per la propria patria.                                        
Grazie per avermi ascoltato, Luigi

(Fonte: AK informa N. 48)

Treia: "Uscire dall'emergenza. Avviare la ricostruzione" - Resoconto del convegno tenuto il 2 dicembre 2017


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Sabato 2 dicembre 2017,  si è tenuto a Treia un convegno su "Uscire dall'emergenza - Avviare la ricostruzione", promosso dalla Città di Treia, dalla Fondazione Symbola e dalla Comunità montana dei fiumi Potenza, Esino e Musone, nell'aula multimediale della Scuola Regionale di Formazione della Pubblica Amministrazione. 

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L'avevo saputo appena la sera prima dall'amico Antonello Andreani, che ci aveva comunicato la sua presenza. Ho deciso subito di andare anch'io, per cui verso le 10, in leggero ritardo, ero lì e me ne sono dovuta andare un po' in fretta a convegno non ultimato, avendo ricevuto una telefonata di lavoro urgente, cui non potevo non rispondere.

La bella  e grande sala era piena, erano previsti interventi, oltre che del nostro Sindaco Franco Capponi, di altri personaggi, politici in massima parte (deputati, senatori, altri Sindaci).

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Quando sono arrivata era appena iniziato l'intervento del Sindaco di Treia e stavo per  prendere appunti, come mi piace fare in queste occasioni in cui c'è sempre qualcosa da imparare (e da sapere), quando mi sono resa conto che sarebbe stata una fatica inutile e che difficilmente sarei riuscita a seguire il filo del discorso, tanto denso era l'intervento, ricco di informazioni sui rapporti con gli altri enti coinvolti nella ricostruzione, sulle normative vigenti e su quelle proposte per cercare di snellirle e renderle più elastiche e confacenti alle singole realtà locali. 

45 minuti fitti fitti d'intervento, accompagnati da slides chiarificatrici e che dovrebbero essere reperibili sul sito di Symbola, la Fondazione di cui è segretario Fabio Renzi, che già da diversi anni organizza a Treia convegni per il rilancio del territorio marchigiano, oltre che sul sito del Comune. Per chi non poteva essere presente era prevista anche la possibilità di un collegamento in streaming. 

La situazione è complessa e le motivazioni dei ritardi al partire della ricostruzione sono molteplici. Mi pare comunque che ci sia una grossa volontà di accelerare le procedure, anche ricorrendo, ad esempio, a provvedimenti come le ordinanze, che possono essere "cucite" sulle singole situazioni. Ho scattato parecchie foto anche delle slides (solo di una parte), da cui si comprende che le problematiche da affrontare e risolvere sono innumerevoli.

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Speriamo che chi di dovere possa lavorare senza troppi ritardi e difficoltà; le persone colpite o con la perdita o solo il danneggiamento delle abitazioni e delle strutture produttive hanno bisogno di risposte celeri e sicure, per poter ritornare alla normalità della vita, pena l'ulteriore spopolamento di zone, belle dal punto di vista naturalistico e architettonico, ma già in stato di sofferenza per tutta una serie di motivi legati alla scarsa "comodità"  e "modernità". Bisognerebbe approfittare di questo momento per modifiche  e aggiustamenti che portino a un ritorno della vivibilità di questi luoghi meravigliosi.

Caterina Regazzi

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