martedì 28 novembre 2017

Chiesanuova di Treia, 8 dicembre 2017 - Alla Fierucola delle Eccellenze Bioregionali il Presepe c'è....

In un momento in cui un falso rispetto umano tende a cancellare tutte le tradizioni popolari, come ad esempio quella di costruire un Presepe nelle scuole,  in controtendenza alla Fierucola delle Eccellenze Bioregionali, che si tiene a Chiesanuova di Treia l'8 dicembre 2017, il  Presepe ci sarà... anzi ce ne saranno 2,  uno miniaturizzato all'interno della struttura in cui si tiene l'evento ed un altro di grande formato e luminoso sulla facciata dello stesso edificio, l'Oratorio. 

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Così è stato deciso la sera del 27 novembre 2017 dal gruppo degli organizzatori della Fierucola delle eccellenze bioregionali  che si è ritrovato nell'Oratorio di Chiesanuova di  Treia per accordarsi sul come allestire l'esposizione   che qui si svolgerà.  Erano presenti, oltre al sottoscritto, il parroco Don Peter  Paul Sultana, Luciana Montecchiesi, Caterina Regazzi, Giovanni  Testa e Lorenzo Luccioni.
Tra le altre disposizioni  Don Peter ha proposto l'istallazione di un grande Presepe luminoso da montare sulla facciata esterna  dell'Oratorio, per fare da richiamo visivo, e poi si è discusso sul   dove inserire all'interno il presepe artistico di Nazareno Crispiani, e Giovanni Testa ha  pensato di  riservargli un posto d'onore proprio al centro del Teatro e ci siamo trovati tutti d'accordo.    
Approfitto dell'occasione per parlarvi del lavoro svolto dal   signor Nazareno Crispiani. Egli vive a Treia da tanti anni, avendo sposato una donna del posto, ma è nativo di Macerata.  Per hobby è fotografo artistico e storico membro del Fotocineclub Il Mulino.  Con noi ha avuto rapporti sin  dall’8 dicembre 2010, ma a quel tempo l’evento non aveva ancora il nome di Fierucola, era una giornata d’inizio dei festeggiamenti solstiziali che veniva dedicata alla memoria matristica ed alla tradizione  contadina,  in quell’occasione egli aveva contribuito ad arricchire la manifestazione con le sue foto storiche di Treia, esposte  nella Sala Consiliare del Comune, ed anche  contenute nel libro presentato quel giorno “La Figlia del Sarto” della compianta Lucilla Pavoni.
Da allora abbiamo sempre collaborato con Nazareno in varie forme e  durante la Fierucola di quest’anno egli presenterà uno dei suoi Presepi realizzato con materiale riciclato. La prima volta che ammirai i suoi lavori artistici,  avvenne   mentre salivo in piazza, appunto nel 2010,  e  notai qualcosa di nuovo  nella vetrina di Nazareno, che si trova in Via Lanzi.  In bella mostra c’erano esposte tante simpatiche miniature lignee…  Mi fermai ad osservare incuriosito e Nazareno,  colto il mio interesse,  si  affacciò alla porta invitandomi ad entrare… Una volta dentro il negozio/studio mi  mostrò le sue opere, in sintonia con  l’avvicinarsi del Natale… Lì sul bancone c’era una moltitudine di piccole scenografie in miniatura,  risultato di un bricolage sapiente e fantasioso.

“Faccio tutto a mano usando vari materiali riciclati -spiegava orgogliosamente – tutte sostanze naturali per dare più significato e verità alla Natività”.  E sventolando alcuni ramoscelli di oleandro continuava a declamare (il suo parlare quasi una poesia..) “ecco queste sono palme….. e vedi l’acqua di questi stagni? E’ fatta con i sali antiumidità recuperati dalle confezioni per macchine fotografiche, la sabbia del deserto di Galilea è quella del nostro mare e le rocce sono i sassi di Porto Recanati… Ho raccolto questi fili d’erba secchi, queste piantine grasse sono ancora vive, un po’ di muschio, qualche pezzetto di latta per gli attrezzi… insomma ho composto questi mini-presepi usando tutti materiali di recupero…, ti piacciono?”  Ed illustrando il  processo di lavorazione continuava ad esibire varie sculturine ed oggettini prendendoli da sopra il bancone e mostrandomi anche gli incompiuti a cui stava ancora lavorando…

Tanta dovizia di particolari e di attenzioni tutte per me, unico ammiratore… Ma quest’anno potrete godere anche voi della sua fantasia creativa, il suo Presepe minuzioso vi aspetta alla Fierucola delle Eccellenze Bioregionali dell’8 dicembre…
Paolo D’Arpini
L’immagine sottostante ritrae in primo piano Nazareno Crispiani alla prima manifestazione da noi organizzata nella Sala Consiliare del Comune di  Treia, l’8 dicembre 2010

sabato 25 novembre 2017

Treia. Verso una comunità ideale: "Operare in modo disinteressato per il bene comune"


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Noi cittadini di Treia  di buona volontà stiamo tutti lavorando, sia pure in modo disgiunto e differenziato, ad un cambiamento della società,  a favore del bene comune. In generale, per come capisco dalle situazioni in cui mi vengo a trovare qui a Treia,  è molto difficile poter trovare sinergie d’intenti e collaborazione disinteressata. Ciò è dovuto al fatto che ognuno di noi si è fatto un’idea precisa di quelle che debbono essere le priorità per attuare questo “cambiamento”.

Spesso prevalgono i punti di vista personali e magari  le “associazioni” si rompono o la fiducia reciproca si inquina a causa di dubbi e sospetti. Credo che, per evitare queste cadute, occorra esser pronti a rinunciare a qualsiasi aggregazione strutturata operando in termini di piccole azioni  di rete seminativa, sperando che nel tempo e con la maturazione della coscienza collettiva possano manifestarsi le condizioni adatte ad un cambiamento non “indirizzato” ma spontaneo.

L’importante è non demordere e proseguire nell’azione disinteressata nei limiti del possibile, lasciando che in ogni situazione si creino i presupposti per una collaborazione elettiva, nella consapevolezza del fine comune, ed allo stesso tempo sapendo che ogni “associazione” dura il tempo limitato del compimento dell’azione in corso.

Ma da questa  riflessione desidero trarre alcune considerazioni su alcuni aspetti della  società  in cui viviamo: “solo una personalità debole ha bisogno di simulacri in cui identificarsi”, e questo è proprio ciò che avviene in quelli che, speranzosi, si rispecchiano  solo nell’ideale specifico e limitato  che essi  amano! Tale atteggiamento, spesso, è passivamente e acriticamente imitativo, e può attecchire in uomini di spirito debole, con vocazione forte all’identificazione esteriore,  che vogliono realizzare un proprio disegno.

E l’interesse collettivo? Dal punto di vista della sintesi dovrebbe trovarsi nell’adesione al concetto di “bene comune”. A questo proposito mi sovviene il pensiero di Goethe da Dio e Mondo: “Per orientarsi nell’Infinito / distinguer devi e poscia unire”.

E’ vero che la mente dell’uomo capace, in tempi simili, anela ad uscire dalla solitudine ed a produrre risultati positivi. Ma è altresì importante avere la grandezza interiore che consente di sopportare anche le persone imperfette. Se si tentasse di opporsi al male con i mezzi abituali il crollo che ne risulterebbe sarebbe rovinoso con conseguente umiliazione.

Per meglio chiarire il  significato di questo “momento storico” (che non appartiene solo alla stagione ma anche alla maturazione morale dell’uomo), riporto qui, ancora una volta,  un insegnamento del saggio Ramana Maharshi relativo all’armonia sociale.

“Una società è l’organismo; i suoi membri costituenti sono gli arti che svolgono le sue funzioni. Un membro prospera quando è leale nel servizio alla società come un organo ben coordinato funziona nell’organismo.    Mentre sta fedelmente servendo la comunità, in pensieri, parole ed opere, un membro di essa dovrebbe promuoverne la causa presso gli altri membri della comunità, rendendoli coscienti  ed  inducendoli ad essere fedeli alla società, come forma di progresso per quest’ultima.”.

Paolo D’Arpini


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P.S.
Un esperimento di aggregazione solidale a vantaggio della comunità è la "Fierucola delle Eccellenze Bioregionali" che si svolge a Chiesanuova di Treia l'8 dicembre 2017. Programma:  https://auser-treia.blogspot.it/2017/11/chiesanuova-di-treia-8-dicembre-2017.html


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venerdì 24 novembre 2017

24 novembre 2017. Cronache dal baretto di Treia: "Tacchini tremate le feste son tornate!"


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Venerdì, 24 novembre 2017, colazione un po' indigesta al solito baretto di Treia. Non perché la pastarella fosse cattiva e nemmeno del  cappuccino potevo lamentarmi, la barista conosce il suo mestiere. L'indisposizione deriva solo dalle notizie di stampa. Non si parla d'altro che di tacchini morti e di sconti favolosi  ai grandi magazzini, con la cronaca degli scioperi annessi.  

Che noia... siamo sempre più succubi delle celebrazioni consumiste d'importazione e non ci rendiamo più conto di quel che è genuino e di quel che è finto e non ci appartiene. Ultimamente, e già da diversi giorni, imperversa su tutti i media internazionali, nazionali e locali la sceneggiata del mangia tacchino USA (thanks giving), che è stato giovedì scorso, seguito dal venerdì nero di oggi, “black friday”, la festa della “svendita” in cui le grandi catene offrono eccezionali promozioni al fine di incrementare le proprie entrate. 

Insomma tutta una festa dell'inutile e del glamour. Che c'entra poi con l'Italia? Son tre giorni che non si parla d'altro, senza però menzionare l'assurda, barbara ed incongrua usanza di sgozzare un tacchino per ringraziare Dio dei doni ricevuti dalla Terra. Tutto in memoria del dettame biblico e della storia di Abele, spacciato come il figlio “buono” di Adamo ed Eva, egli fu in realtà un carnefice che sgozzava animali per offrirne le carni a Jawè, mentre il fratello Caino, definito il “cattivo”, si limitava ad offrire i frutti della terra. E nella bibbia è detto che Jawè preferisse l’odore della carne bruciata al profumo dei frutti della terra. 

Così la strage degli innocenti si perpetua ora ampliata dal rito commerciale del “black friday”, un nome che è tutto un programma,  in attesa della prossima orgia consumista del Santa Klaus: "Tacchini tremate le feste son tornate!" 

Paolo D'Arpini

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mercoledì 22 novembre 2017

Treia, 8 dicembre 2017 - Per un dignitoso lavoro bioregionale ed una cultura socialmente ecologica: "Fierucola delle eccellenze bioregionali"


Dignità lavorativa nel contesto bioregionale
In considerazione che la crisi economica sta sgretolando le capacità produttive della società e osservando lo stato di degrado morale e culturale in cui la nazione è sprofondata è un imperativo improcrastinabile attuare un criterio di lavoro bioregionale ed una cultura socialmente ecologica.
Questo discorso riguarda tutti gli ambiti della operosità umana, dalla nuova cultura olistica, all'arte, alla scienza, alle tecnologie appropriate, alla socialità, etc. ma soprattutto deve investire la produzione di ciò che è basilare per il mantenimento della vita, ovvero il nostro cibo. Occorre ritornare ad una agricoltura estensiva che integri la presenza di varie specie botaniche comprendendovi anche quelle animali, sia le simbiotiche con l'uomo che quelle selvatiche.
In seguito al propagarsi del sistema agro-industriale e delle necessità consumistiche della popolazione umana il consumo del territorio è cresciuto al punto di dover sostituire a boschi e foreste campi coltivati e pascoli, eliminando ogni competitore e appropriandosi di sempre maggiori quote dell’energia disponibile. Ma tale processo deprivato della considerazione olistica che il tutto compartecipa al tutto si sta dimostrando ora deleterio per la continuazione della vita sul pianeta. Infatti l’utilizzazione sconsiderata delle risorse e l’economia di mercato stanno mettendo a repentaglio sia la qualità della vita che le espressioni culturali e la sopravvivenza stessa dell’uomo e delle altre specie viventi.
Il bioregionalismo e l’ecologia profonda  si pongono quindi come metodo ri-armonizzante della esistenza umana sulla terra, percependola come un insieme di relazioni armoniche fra il mondo vegetale, animale e minerale, e superando allo stesso tempo il concetto di etnia e di specie “privilegiata”, come faremmo nella considerazione fisiologica di un organismo in cui ogni organo è utile e necessario al funzionamento totale.
Dal punto di vista della società produttiva le linee guida necessarie all’attuazione bioregionale sono: mantenere e coltivare la biodiversità – e questo cominciando a promuovere la biodiversità delle sementi, passando da pratiche agricole basate sulla chimica e su un grande dispendio energetico a una produzione alimentare ecologica. Un’agricoltura che sia prudente nell’uso dell’acqua – la conservazione e il recupero dell’acqua dovrebbero essere gli obiettivi primari invece dell’irrigazione intensiva e dell’esaurimento delle risorse acquifere. Favorire i prodotti locali, biologici, freschi e di stagione, nonché le erbe spontanee. Queste azioni si sposano alla perfezione con alcune considerazioni concernenti vegetarismo ed ecologia profonda.
Ma non è tutto, è fondamentale che l’aspetto alimentare e produttivo non superi in importanza la parte culturale della manifestazione. Poiché la creatività, la fantasia, l’amore del bello, la capacità di esprimere concetti elevati, poesia, arte, musica, etc, sono una componente essenziale del vivere bioregionale. Persino la piccola produzione di manufatti necessari all’uso quotidiano hanno in sé un valore che supera l’utilità, infatti è importante riportare la capacità manuale dell’uomo verso una produzione che sia non solo utile ma anche estetica ed ecologica. 
Che dire poi degli aspetti spirituali e del processo narrativo che sta alla base della cultura umana? 
L’uomo è un animale sociale ed ha bisogno di esprimere le proprie emozioni in forme concrete, in piena condivisione con i suoi simili, e non attraverso scatole parlanti e piccoli schermi o con un sistema culturale massificato e finto…
Riportiamo quindi l’afflato poetico dell’uomo nel vissuto quotidiano.
Sulla base di questa premessa procede l’esperimento itinerante della "Fierucola delle Eccellenze Bioregionali", che si svolge l'8 dicembre 2017, stavolta    a Chiesanuova di Treia. 
Un appuntamento per la condivisone della cultura e dell'arte bioregionale, della produzione agricola biologica e di manufatti artigianali d’uso corrente. La manifestazione è organizzata da Auser Treia, Coop. La Talea e Parrocchia di Chiesanuova di Treia, con il patrocinio morale del Comune di Treia.

Paolo D'Arpini


Programma completo della manifestazione:

lunedì 20 novembre 2017

Il cambiamento inizia dal magazzino degli attrezzi usati…

“La montagna si scala dalla base” (M.B.)

Vorrei ora raccontarvi una storiella. Una volta in una società futuribile in cui tutto era informatizzato e meccanico, un funzionario che si era stufato del solito tran tran inutile e del vuoto migliorismo funzionale di una società quadrata, chiese di essere trasferito dal suo livello relativamente alto di attività ad un livello più basso, quello dei lavori manuali...
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Una volta in una società futuribile in cui tutto era informatizzato e meccanico, un funzionario che si era stufato del solito tran tran  inutile e del vuoto migliorismo funzionale di una società quadrata, chiese di essere trasferito  dal suo livello relativamente alto di attività ad un livello più basso, quello dei lavori manuali.
Così fu mandato come operaio  addetto alla manutenzione delle strade e lì iniziò per lui una nuova vita, un contatto diretto con le cose che prima non conosceva. La fatica era tanta e non c’erano soddisfazioni o riconoscimenti e spesso i suoi colleghi di lavoro erano  persone che non vedevano più in là del loro naso.
Egli notò che c’era un grande spreco di mezzi dovuto al fatto che non ci si prendeva dovuta cura degli attrezzi che spesso venivano lasciati sporchi a fine lavoro o sotto la pioggia.
Nella guardiola dove lui dormiva c’era anche lì un computer, ovviamente era tutta informatizzato, come dicevo prima, ed egli notò che c’era una voce fra le varie nello schema preformato in cui  inviava il riporto giornaliero alla centrale che diceva “suggerimenti”, ovviamente era una voce quasi inutile in quanto nessuno leggeva i suggerimenti di un manovale, ma lui cominciò  scrivere i suoi appunti sullo spreco di mezzi dovuto all’incuria, e siccome ormai era tutto gestito da un computer centrale e gli amministratori ed i politici si basavano su quanto indicato in esso per governare al “meglio” il mondo (una sorta di ”Gallup” proiettivo delle informazioni), quando il computer centrale iniziò a dare indicazioni sulla necessità di prendere dovuto cura degli attrezzi pena la perdita di risorse preziose….. iniziò un processo a catena in cui quello che saggiamente di volta in volta veniva consigliato dal nostro uomo qualunque, passando dal computer centrale,  veniva recepito dal governo mondiale e  le “sagge ragioni” sulla gestione delle risorse divennero pian piano elementi di un congegno per il cambiamento della  società…
E’ solo una favola? Chissà…..?

Paolo D’Arpini
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venerdì 17 novembre 2017

Azioni concrete per rifondare la società... e vivere in comunità



"Combattere il terrorismo", slogan tanto alla moda nel politichese vacuo e fraudolento di questa epoca, è una idea che potrebbe essere presa sul serio, a certe condizioni. Per esempio ripudiando NATO e BCE, note organizzazioni terroristiche e fraudolente internazionali.

Poi, ripudiando i commercianti internazionali di armi, il che pone un problema: l'Italia (perlomeno, nelle attendibili descrizioni dei Comboniani) è il quarto esportatore mondiale di armi del pianeta.


Ci vorrebbe, dunque, una radicale politica di riconversione civile delle industrie di armi. Il che è esattamente ciò che il governo non fa, né intende fare, visto che vendendo armi ci guadagna (per esempio, cacciabombardieri ai neonazisionisti di Tel Aviv,  o bombe all'Arabia saudita, quindi aggiungiamo il ripudio di Israele o degli altri stati terroristici  e per coerenza continuiamo il boicottaggio universale dei loro prodotti.


Ciò significa che probabilmente se volete combattere il terrorismo finirete per scoprire che è meglio ripudiare anche  l'Italia attuale.
Non sarà una grande perdita: la violenza ormai radicale ed efferata degli stati è uno dei gravi problemi irrisolti dell'umanità, e l'Italia uno dei principali casi problematici di cui liberarsi, non foss'altro per le pessime compagnie di cui si circondano i suoi governi.


Ripudiando anche i governi constaterete che nemmeno con ciò sarete andati incontro a gravi perdite, anzi, probabilmente la vostra vita sarà diventata più pacifica, mentalmente e materialmente, oltre che più soddisfacente.

A quel punto, potrebbero venirvi in mente delle iniziative intelligenti (potenzialmente ce ne sono sempre). 
Per esempio: costruire delle nuove comunità. Si potrebbe anche arrivare ad avere persino delle federazioni di comunità.


E, ormai che ci siete, visto che forse cominciate a provarci gusto, e che avete ricominciato a vivere una vita degna di essere vissuta, potreste ancora avere delle nuove brillanti idee.


Per esempio, convincere anche altri paesi a fare altrettanto.
E ricordandosi che è meglio diffidare dall'idea semplicistica secondo cui "prima dobbiamo prendere il potere, e allora metteremo le cose a posto", per l'ovvio motivo che è impossibile insegnare e far praticare ad altri ciò che non si sia conosciuto sperimentato e realizzato nella propria vita.


A meno che non crediate di poter imparare matematica e musica prendendo lezioni ed ordini da chi prima non le abbia mai studiate e imparate in proprio, un autentico controsenso illogico. E questo è un punto importante.

Turn On, Tune In, Drop Out !
Love In.


Sarvamangalam





martedì 14 novembre 2017

L'Islam avanza in Italia perché da un senso di protezione e di maggiore solidarietà tra credenti


La lettera di un lettore cristiano al quotidiano “Il Giornale”, pubblicata il 10 luglio 2016.

L’avevo messa da parte, poi momentaneamente smarrita, poi ritrovata.
E’ una lettera scritta  a “Il Giornale”.
Che dice che l’Islàm “attrae” perché valorizza, molto di più di ogni altra religione o ideologia, l’importanza della solidarietà e della coesione sociale. Ed è una ulteriore dimostrazione che quando una realtà è evidente, è visibile indipendentemente dalla religione che si professa. Basta essere intellettualmente onesti.
Ecco il testo integrale:
Spesso mi son posto criticamente verso alcune posizioni assunte nei paesi islamici, che non tengono conto dei diritti delle donne e della libertà individuale. Ma forse lì la condizione femminile gode di maggior rispetto umano, sia pur nelle ristrettezze dell’espressione formale; altrettanto dicasi per le dignità personali godute nella vita sociale, ove è più sentita la regola del rispetto reciproco e dei valori condivisi. Insomma nell’islam la società è poco “libertaria” ma l’uomo comune vive in un ambito comunitario più rispettoso dei rapporti umani. La gente si converte all’islam perché si sente socialmente più protetta e sviluppa una maggiore solidarietà interna, un po’ come succedeva ai cristiani della prima ora. Questo dovrebbe far meditare i preti cattolici ed i nostri sociologi e politici che ormai si interessano solo agli aspetti “economici” del benessere…”
Paolo D’Arpini, Treia (Macerata)
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