Ho scritto ad Antonio
Pettinari per congratularmi con lui per l'avvenuta riconferma alla
carica di Presidente della Provincia di Macerata.
Ho voluto compiere
questo gesto di cortesia non soltanto perché siamo concittadini,
entrambi abitanti di Treia, ma perché avevo già votato per lui alle
precedenti elezioni amministrative e non mi sono pentito, anzi ho
trovato che egli durante il suo mandato abbia svolto un buon lavoro e
che quindi meritava di essere riconfermato.
Mi è piaciuta poi una
sua dichiarazione: “Il nostro Ente si chiama Provincia di Macerata
e solo se verranno approvate le modifiche costituzionali volute dal
governo Renzi si chiamerà “Area vasta”. Certo noi maceratesi,
del capoluogo e dei paesi limitrofi ci riconosciamo nella nostra
Provincia e non in una generica “Area vasta”, ed avrei preferito
che la rielezione di Pettinari fosse avvenuta nei modi della
Democrazia diretta, attraverso il voto popolare, e non attraverso la
“democrazia indiretta” ai punti. Ma dobbiamo accontentarci -per
ora- almeno di aver visto riconfermato il risultato della volontà
popolare precedentemente espressa.
Pessima figura in questa
competizione ha fatto la direzione del PD regionale e provinciale che
aveva indicato un candidato altro, una certa Formica, in alternativa
ad Antonio Pettinari (nel 2011 appoggiato dallo stesso PD, in
competizione con l'allora presidente defenestrato Franco Capponi).
Forse il PD pensava di avere tutti gli assi nella manica, avendo al
governo un suo esponente, il rottamatore Renzi, alla Regione Marche il Governatore, prof. Ceriscioli, e quindi voleva piazzare anche in
Provincia una sua pedina, controllata direttamente dal direttorio al
potere... ma talvolta, come dice il proverbio, le ciambelle non
riescono con il buco... e così è stato!
Paolo D'Arpini
RispondiEliminaCommento di Paola Valenti (da FB):
“La trasformazione in ente di area vasta ha privato i cittadini della possibilità di eleggere i rappresentanti dei loro territori. Questo è indubbiamente una restrizione degli spazi di democrazia. I comuni hanno bisogno di un ente intermedio perché esistono funzioni amministrative per loro natura sovra-comunale. Sulle province si e' consumato il primo esperimento renziano che anticipa e prefigura lo svuotamento di democrazia del. parlamento non solo per l'abolizione del senato (eletto indirettamente) ma per la sempre maggiore irrilevanza della stessa Camera dei deputati. E ricordiamo che questi sono i luoghi della rappresentanza e della dialettica tra maggioranza e minoranza. Del resto ad oggi il governo ha messo la fiducia su tutti i provvedimenti... la normazione è fatta da decreti del governo non da leggi del parlamento. Oltretutto sulla dimensione provinciale si modellano da più di un secolo gli uffici statali: vigili del fuoco, questure, comandi di polizia. Abolire le province significa smantellare anche questi servizi come sta accadendo con le camere di commercio. I territori specie quelli montani diventeranno sempre più marginali dimenticati e indifesi. Quindi attenzione al disegno che c'è dietro... dopo non si torna indietro...”