Alcune indicazioni europee per il lavoro femminile vanno verso una ulteriore degradazione della dignità umana. Già abbiamo raggiunto mete abissali con il precariato, con i call center, con le hostess, con le ragazze pon pon, con le miss, con le massaggiatrici, etc. Ora si stanno istituendo e organizzando "nuove operatrici sociali", specialiste in prestazione sessuali rivolte ai disabili.
A parte la sperequazione fra generi, considerando che i nostri sviluppatori di sistema non hanno pensato a come soddisfare le esigenze delle disabili femmine, non capisco perché la fame di lavoro debba cancellare ogni dignità umana ed ogni sentimento.
Tutto diventa funzionale.. ma a cosa?
Pensare poi che il rapporto amoroso fra esseri umani possa essere risolto in termini di “prestazioni sessuali” è per me avvilente. La necessità di prostituirsi è una diretta conseguenza della mancanza di ecologia sociale nella nostra società urbanizzata.
Questa pratica non avrebbe senso in una società spiritualmente ed ecologicamente integra in cui l’amore e la sessualità possono essere vissuti in libere forme singole o collettive.
Infatti posso accettare che si possa ricevere un compenso per un lavoro di qualsiasi genere, materiale, intellettuale, scientifico, etc. ma un rapporto “intimo” non può - secondo me - essere equiparato ad un “lavoro”, esso è solo una espressione dell’emozione umana di scorgere nell’altro se stesso, amandolo, e quindi non può rientrare nell’ambito delle “prestazioni professionali”….
Se il sesso è conseguenza di manifestazione amorosa nulla posso obiettare nel modo in cui si manifesta ma se diventa “scambio economico” mi rattristo e piango…..
Paolo D'Arpini
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