martedì 20 febbraio 2018

Torniamo al tramando di arti e mestieri bioregionali

Torniamo al tramando di arti e mestieri bioregionali

Tanto spesso si sente dire che nessuno ha voglia di mettersi in gioco per imparare un mestiere artigianale  o dedicarsi all'agricoltura, spesso imputando questa indifferenza alla mentalità secondo cui l'artigianato o il contadino sono lavori di ripiego per  chi non ha le capacità intellettuali necessarie per poter svolgere attività di concetto, politiche o finanziarie...
Ma poi, nella realtà dei fatti, come sovente accade in questi casi, non sempre è così! Se una persona vuole imparare da qualcuno qualcosa, o trova un qualche corso in una scuola pubblica (ma non in tutti i campi credo, ne esistano, ad esempio in agricoltura ci sono le scuole agrarie, per la cucina ci sono le scuole alberghiere, ma comunque durano anni e ciò comporta tempo e spese consistenti comunque) o trovi qualcuno che ti insegna per passione (ma evidentemente campa con qualcos'altro) o si deve affidare ad un privato e tutto ha un costo, ha un prezzo.
Certo c'è chi fa le cose per passione, ma anche un po' per vivere, e se ha a sua volta delle spese da sostenere per mantenimento di locali e di se stesso, un prezzo lo deve comunque richiedere...
Forse in questa epoca di crisi e di disoccupazione sarebbero utili per non dire necessari dei finanziamenti pubblici per favorire la conoscenza e l'apprendimento di queste attività agricole e artigianali che comportano anche la riscoperta delle nostre tradizioni e per favorire l'occupazione in settori che altrimenti faticano a trovare un nuovo sviluppo: la tessitura (con tutte le altre attività che ci stanno intorno, come la coltivazione delle piante per i filati, la raccolta e la filatura della lana, ecc), la falegnameria, la cesteria, l'impagliatura delle sedie, la produzione di manufatti in terracotta, la lavorazione della terra cruda, ecc.
Tutte queste attività possono anche avere un risvolto artistico e l'arte e la bellezza, nel nostro mondo attuale non abbondano certo... Non dobbiamo trascurare poi la conoscenza su argomenti culturali. Purtroppo vedo che vere occasioni di condivisione "pura" dei saperi sono sempre più rare. Forse ben ci sta non dico a noi personalmente, ma come genere umano che vive nell'opulento occidente, ma dove le persone ormai sono completamente dipendenti per tutto: per il cibo che non sappiamo più autoprodurre (e vai al supermercato), per l'abbigliamento (io me la cavo bene col riciclo di roba usata, mi piace fare la maglia e vorrei imparare anche a cucire), per l'energia (ancora mi servo dell'auto per lavoro e anche gli spostamenti che comunque sono un'abitudine, ma mi sposto il meno possibile.
La condivisione delle conoscenze bioregionali sarebbe una gran bella cosa, ma io, finora, non ho incontrato tante persone che tramandano le proprie conoscenza senza chiedere niente in cambio oppure, al contrario, non trovano nemmeno chi voglia fare l'apprendista...
Che dire? Fino a circa 70 anni fa tutto si imparava in famiglia o nella propria comunità, le conoscenze si tramandavano.. sul lavoro (nei campi o nell'artigianato) le conoscenze si trasmettevano da padre al figlio. Ma poi certi lavori hanno cominciato ad essere disprezzati perché troppo faticosi, umili e poco remunerativi. Le campagne si sono svuotate, le botteghe sono state chiuse. I genitori non avevano più nulla da insegnarci, le loro conoscenze non ci apparivano più utili e al passo coi tempi. Le donne invece di insegnare alle figlie a cucire e a cucinare hanno mostrato un altro esempio: il supermercato e le confezioni. 
Sarebbe bello che sempre più persone, spontaneamente e disinteressatamente, potessero offrire le loro conoscenze, i loro saperi e li potessero condividere come semplice atto di amore per l'umanità.
Caterina Regazzi 

Risultati immagini per caterina regazzi


Di questi temi se ne parlerà durante la prossima Festa dei Precursori, che si tiene a Treia, dal 27 al 29 aprile 2018.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.