lunedì 26 ottobre 2020

Marche alla riscossa. Regime Covid e rigenerazione dell'economia locale


Il regime covid  sta distruggendo  le fondamenta delle nostre comunità. Cosa Fare?

Le nostre comunità sono state sempre esempio di laboriosità e creatività. Gli artigiani, gli artisti e gli agricoltori hanno fatto delle Marche un luogo dove è stato possibile vivere tutti dignitosamente e con una buona qualità della vita.

E’ bastato un virus, ovvero la risposta  politica ad esso abbinata, a distruggere quanto costruito in diverse generazioni. Era necessario? E se era necessario, fare i lockdown e obbligare i cittadini ad abbassare le loro serrande, quali sono stati gli aiuti concreti che sono stati messi in campo per sopportare i danni? Cosa ha fatto il governo? Cosa la Regione? Niente di adeguato, se non spiccioli o chiacchiere.

Che faranno le attività artigianali e le partite IVA se si continuerà con questa politica del lockdown? Le tasse non diminuiscono, né le spese correnti per il mantenimento delle strutture, per non parlare dell’accesso al credito  che è "impossibile".

Vista l’inerzia della politica  abbiamo un’unica strada percorribile:  unirsi e trovare soluzioni economiche alternative.

Molte sono le persone con competenze sia a livello nazionale che locale, che sono impegnate a trovare soluzioni concrete da mettere subito in pratica: una fra tutte la moneta complementare a corso nazionale, moneta virtuosa capace di rigenerare l’economia. 

Ad esempio grazie al prof. Nino Galloni, economista ed ex dirigente ministeriale, e ad altri esperti con diverse competenze, è nata la Cassa Nazionale Complementare che da agosto ha messo sul mercato un nuovo titolo monetario capace di aiutare concretamente le nostre comunità. Inoltre anche i comuni potrebbero emettere una moneta locale per gli interscambi interni ed il pagamento di imposte locali.

Stefania Acquaticci













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domenica 18 ottobre 2020

Lockdown, quarantene, e restrizione ai domiciliari...? Il Feng Shui ci aiuta a star bene in casa...


Siamo  a rischio di confinamento domestico? Può succedere, soprattutto  di questi tempi,  in seguito a "lockdown" od a quarantene sanitarie  imposte dal governo per contrastare il contagio da coronavirus. Inoltre in caso di condanne penali lievi, per risparmiare sul mantenimento dei detenuti ed evitare l'affollamento carcerario,  i giudici tendono a restringere i condannati ai domiciliari. Insomma per una ragione o per l'altra potremmo essere costretti a restarcene a casa. 

A questo punto è importante che le energie yin e yang e dei cinque elementi siano armonizzate nelle nostre magioni, altrimenti si rischiano squilibri e devianze e l'abbiamo visto recentemente con le perdite di senno sopraggiunte nei confinati ed alle liti scoppiate tra familiari. Una soluzione ci sarebbe, ovvere ricorrere al Feng Shui, un'antica arte geomantica taoista

Il Feng Shui è una forma di armonizzazione che ha la funzione di trasformare gli ambienti fisici in spazi per l’anima. Il Feng Shui trae origine dal pensiero analogico tradizionale cinese che esprime la corrispondenza tra fenomeni celesti e terrestri, l’unione tra l’armonia cosmica e le attività umane. Tale corrispondenza è fondata sulla teoria dei cinque elementi, correlati alle direzioni (i punti cardinali più il centro), alle stagioni (4 più un periodo intercalare), ai colori, ai sapori ecc.

I cinque elementi sono:

1: Acqua, (informazione)
2: Fuoco, (lucidità)
3: Legno, (empatia)
4: Metallo, (giustizia)
5: Terra (concretezza)


Ognuno di questi elementi dovrebbe essere presente ed in armonia all’interno ed all’esterno di ogni abitazione. Per questa ragione è importante - anche prima di costruire una casa- esaminare la configurazione elementale che contraddistingue il luogo come pure è importante che all’interno dell’abitazione si manifesti la presenza armonica dei cinque elementi, seguendo una logica costruttiva. Dalla Terra nasce il Metallo, dal Metallo sorge l’Acqua, dall’Acqua viene il Legno, dal Legno si produce il Fuoco, il Fuoco riduce tutto in cenere e quindi riporta alla Terra. In questo modo un ciclo si conclude senza creare opposizioni.

In verità, originariamente,  il Feng Shui ha  funzioni  preventive, ovvero il suo utilizzo deve essere messo in pratica prima di costruire la propria abitazione, ma in tempi moderni dove tutto è standardizzato ed i palazzi in città sono ammucchiati alla rinfusa senza alcuna considerazione  geomantica, l'uso del Feng Shui si rende necessario per riportare un'armonia alle energie elementali presenti nella casa. Si parte dagli ingressi e dalle finestre, poi si analizzano le disposizioni delle varie stanze ed il loro uso, la fattura degli arredi, ecc.  Il fluire armonico dello yin e dello yang e dei cinque elementi  aiuterà la casa ed i suoi inquilini a trovare un giusto equilibrio. 

Certo non è semplice fare delle analogie immediate su come gli elementi influiscano sulla psiche e sulla qualità dell’abitare,  come per ogni altra scienza è necessario dedicarvi attenzione e studio sviluppando una capacità intuitiva che consenta al neofita di Feng Shui  di poter operare sapientemente per trasformare la sua  abitazione da  mero rifugio  ad ambiente spirituale.

Per ottenere qualche risultato con il Feng Shui, come avviene per ogni altra disciplina, occorre studiare. Di solito il mio consiglio è quello di impratichirsi con la  antica  scienza  taoista. Si parte dallo studio analogico-logico del Libro dei Mutamenti e dello zodiaco cinese (vedi:   https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2017/09/08/archetipi-psichici-i-ching-e-zodiaco-cinese/), si passa poi ad  esercitarsi con  l'uso geomantico di una bacchetta,  che ci consente di misurare le diverse energie presenti nell'abitazione e trovare i punti deboli nella loro circolazione. 

In linea di massima piccole azioni integrative e correttive possono essere apportate in forma empirica e sperimentale  senza dover  specificatamente ricorrere ad un "esperto", basti ricordare che l'elemento Terra si manifesta attraverso la circolarità (la mobilia deve essere il più possibile priva di angoli acuti), l'elemento Metallo viene richiamato per analogia  per mezzo di campanelli e sonagli  appesi, (quelli che si muovono con il vento o con il tocco delle mani), l'elemento Acqua viene sollecitato dal posizionamento di piccole fonti a ciclo perpetuo oppure da acquari, l'elemento Legno si manifesta con la presenza di piante vive posizionate nei luoghi più adatti alla loro sopravvivenza e riproduzione, l'elemento Fuoco si riporta con l'accensione di un caminetto o, dove ciò non è possibile, con l'accensione di una candela o di un lumino  (a fiamma viva non elettrica), l'elemento Terra  si riproduce con un terrario o il posizionamento in vari punti di sassi tondi ed altri  oggetti in creta od in pietra. Alla sensibilità del neofita geomantico lo scoprire ove correzioni ed integrazioni elementali sono necessarie per riportare l'abitazione al giusto equilibrio.  

Se il "fai da te" non fosse possibile, per una qualsiasi ragione, allora bisognerà ricorrere all'aiuto di un  adepto che ha appreso i segreti del Feng Shui.  Fortunatamente per noi qui a Treia ce n'è uno,   Francesco Orazi *, treiese doc ed esperto  naturopata che,  coadiuvato dalla moglie Francesca, e messo alla prova, da me e Caterina,   per energizzare la  nostra casa di Treia, ha compiuto   l’operazione  in modo soddisfacente.  

Paolo D'Arpini, Comitato Treia Comunità Ideale

       Da sinistra: Francesca  e Francesco Orazi e Paolo D'Arpini

*)  L’approccio al Feng Shui di Francesco Orazi fa riferimento alle tre scuole antiche: del Bagua, delle 24 stelle volanti, dei berretti neri e degli spiriti protettori.

martedì 6 ottobre 2020

Alimentazione bioregionale per un vivere naturale

 

Nel  costante tentativo di portare avanti la mia pratica bioregionale nel luogo in cui attualmente vivo, cioè  a Treia,   ogni giorno compio qualche rito utile all'immersione nel luogo.  


Ora, con l'avvento  dell'autunno,  passeggio sotto le mura a raccatar pigne ed arbusti per l'inverno, ripulire  i sentieri dalle immondizie (sempre più invadenti), raccogliere qualche erba commestibile, qualche fico, qualche giuggiola e qualche meletta selvatica. Tutto ciò lo faccio per restare in sintonia con il messaggio bioregionale del vivere in sintonia con il luogo in cui ci si trova. Cercando di apprendere  quel che il luogo può offrirci per la nostra sopravvivenza.

E così cerco, nei limiti del possibile,  di praticare  questa arte del vivere naturale,  precisando che i miei veri maestri nel campo del reperimento del cibo quotidiano e dell'immersione nella natura  non furono i "bioregionalisti" americani, quelli che  si   inventaron  il termine  "bioregione" (però andando a caccia nei parchi armati di schioppi e non di archi e frecce come gli indiani da loro presi ad esempio), ma sono stati  i vecchi contadini, prima di Calcata e poi di Treia, dai quali ho appreso alcune verità basilari sulla terra e sull’arte di trarne frutto senza danneggiarla.

Parlando di alimentazione ‘naturale’ vorrei fare l’esempio della cura rivolta alla prole, che si manifesta con l’incoraggiamento alla crescita e non con la coercizione, allo stesso modo poniamoci verso le risorse che madre terra offre.

In termini di approccio bioregionale verso le fonti di approvvigionamento alimentare  ciò significa prima di tutto rendersi consapevoli di quello che spontaneamente cresce nel posto in cui si vive.


Questo iniziale processo di osservazione, o accomunamento alla terra, è necessario per scoprire quante erbe e frutti commestibili son già disponibili, cresciuti in armonia organolettica con il suolo e quindi esprimenti un vero cibo integrato per chi là vive. Lo stesso corso va applicato anche alla vita animale selvatica che condivide la presenza in equilibrio naturale.

Un'accurata analisi consente l’immediato utilizzo di cibo integrativo spontaneo per arricchire la dieta corrente, oggi limitata a poche specie coltivate (sia pure in modo biologico). Il passo successivo e quello di sperimentare l’eventuale inserimento nel terreno prescelto di piante coltivate che siano in sintonia o meglio delle stesse famiglie di quelle spontanee.

Questa graduale promozione ovviamente non può essere fatta con l’occhio distaccato di un botanico o di un tecnico agricolo ma va accompagnata da una reale presenza e compartecipazione al luogo, in modo da trarne occasione per un riconoscimento di appartenenza e condivisione (con la vita ivi presente) divenendo in tal modo noi stessi cooperatori della natura e suoi conservatori.

E’ una convergenza, una osmosi, che si viene pian piano a creare fra noi e l’ambiente ed è anche la base della produzione di cibo vero (per uomini veri) che non va però relegata alla sola categoria dei contadini ma vista come la premura di ognuno. E’ un atteggiamento di consapevolezza alimentare.


Infatti il mio consiglio è quello di intraprendere piccole coltivazioni casalinghe ovunque sia possibile, nel giardino dietro casa o sulla terrazza di un condominio, e di approfittare di ogni passeggiata per cogliere delle erbe commestibili, in modo da spezzare la totale dipendenza dal cibo fornito dal mercato, rendendoci così responsabili - sia pure in minima parte - della nostra alimentazione. E’ un aspetto essenziale della cura per la vita quotidiana e della presenza consapevole nel luogo.

Paolo D'Arpini