mercoledì 30 gennaio 2019

Petizione a Piero Farabollini per l'auto-ricostruzione familiare nell'area del Cratere Sismico


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Vito Crimi e Piero Farabollini

L'obiettivo è quello di inviare un ​DOCUMENTO UFFICIALE AL COMMISSARIO STRAORDINARIO DEL GOVERNO PER LA RICOSTRUZIONE, PIERO FARABOLLINI E AL SOTTOSEGRETARIO VITO CRIMI, con la  “RICHIESTA DI INSERIMENTO DEI CANTIERI UBICATI NELLA ZONA DEL CRATERE E CONDOTTI SECONDO LA MODALITÀ DELL'AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE TRA QUELLI AMMESSI A CONTRIBUTO, AI SENSI DEL D.L. 10.17.2016 n.189".
L’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE significa prima di tutto riappropriazione  e  condivisione  del  “saper  fare”, significa creazione di forti legami sociali sul territorio, significa sviluppare le relazioni sociali (professionali  e  familiari) e favorire  la  cooperazione e infine  restituire  all’uomo  il  riconoscimento  di  “costruttore”. Lo scopo ultimo quindi non è tanto la costruzione della casa quanto la ricostruzione di comunità perché di fatto l’autocostruzione lotta contro l’individualismo, pratica solidarietà popolare e mutualismo.
L'autocostruzione NON E' VIETATA dal nostro ordinamento.   Non esiste norma o regolamento che impedisca alle persone di costruirsi la casa: il diritto ad avere una casa è sancito dalla Carta dei Diritti dell’Uomo e dalla Costituzione Italiana e rappresenta un diritto inalienabile, riconosciuto da tutti.
L’autocostruzione E' AMMESSA dal nostro ordinamento come forma di conduzione dei cantieri, e poiché nel D.L. 17.10.2016 n.189 che disciplina “… gli interventi per la riparazione, la ricostruzione, l'assistenza alla popolazione e la ripresa economica nei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016…” non si fa menzione ad alcuna forma di autocostruzione ma si parte dal presupposto che tutto il processo edilizio debba essere condotto solo e soltanto da imprese professionali, è evidente che occorra rimediare alla dimenticanza che contrasta con gli ordinamenti di cui sopra e chiediamo che venga riconosciuto il diritto all’accesso ai contributi nell’ambito della zona del cratere anche a quei cittadini che intendono utilizzare la modalità dell’autocostruzione familiare per auto-ri-costruire le proprie case.
Perché non utilizzare le energie del volontariato anche nella fase di ricostruzione? Perché non utilizzare i volontari nei cantieri di Ri-costruzione? Perché non ammettere che il principio di sussidiarietà sancito dall'art.118 della Costituzione Italiana valga anche per la zona del cratere?
La presenza dei volontari nelle zone del sisma, nella fase dell’emergenza, non ha rappresentato soltanto un grande aiuto da un punto di vista pratico e concreto, ma ha certamente fatto sentire le persone più colpite dal terremoto meno sole, parte di una comunità più ampia, che travalica i confini dei loro territori e della loro regione, disposta a stargli vicino e a dare una mano.
Perché impedire che questa più ampia comunità rappresenti di nuovo uno stimolo e un aiuto per gli abitanti del cratere anche nella fase della Ri-costruzione?
Gran parte della popolazione colpita dal sisma del 2016 vive in aree rurali e montane. Sono persone abituate a far da sé e a cimentarsi nelle attività più varie con naturalezza; storicamente gran parte del loro patrimonio abitativo è stato auto-costruito nei secoli.  Molti di loro hanno perso anche il lavoro e quindi si trovano in situazioni di inattività. Sono mesi, anni, che aspettano una casa e molti di loro ci hanno detto chiaramente:” se avessi avuto i soldi me la sarei già ricostruita da me…”; senza contare che questa attesa e questa inattività provoca sconforto e progressivo distacco dalle istituzioni che si dovrebbero occupare di loro. Permettere a queste persone di auto-ricostruirsi la casa, secondo forme legali e riconosciute dalla Stato che quindi è disposto a contribuire ai loro cantieri, significherebbe da un lato assecondare le loro naturali  inclinazioni e competenze e dall’altro re-instaurare un rapporto di fiducia tra cittadino e Stato.
La possibilità di accesso all’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE rappresenterebbe una inversione di tendenza che vedrebbe le comunità riunirsi di nuovo intorno alla ri-costruzione delle proprie case.
I cittadini del cratere che vorranno ri-costruire secondo i criteri dell'AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE sono cittadini che chiedono di poter fare da sé, e che si impegnano a mettere, a titolo gratuito, la forza lavoro propria e di tutti coloro che gli daranno una mano a fronte di un finanziamento dello stato che ripagherà i materiali, gli oneri tecnici, gli eventuali noli etc etc. Per lo Stato questo comporterebbe risparmio in termini monetari, a vantaggio della creazione di un “FONDO AUREO” per il territorio abitato dagli auto-ri-costruttori, destinato a finanziare progetti di ricostruzione di beni comuni (scuole, servizi vari etc.) magari realizzati dai cittadini stessi sempre con la modalità dell’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE.
Si innescherebbe così un circolo virtuoso in cui i cittadini auto-ricostruiscono insieme alla comunità la propria casa o il proprio luogo di lavoro e con i soldi risparmiati finanziano la ricostruzione o manutenzione di beni comuni della comunità di appartenenza e in un certo modo rendono alla comunità locale parte di quello che hanno ricevuto. E’ bene sottolineare che, in questo modo, si stimola l’inizio di un processo decisionale di controllo orizzontale sulla destinazione dei soldi pubblici che vedrebbe i cittadini, in quanto direttamente interessati, ad utilizzare in modo efficace e trasparente i soldi ricevuti dallo stato. I vantaggi economici però non vanno visti  solo in termini prettamente monetari ma anche e soprattutto sociali. La ricostituzione e il rafforzamento delle comunità, che riteniamo sia una delle conseguenze più importanti dell’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE, può rappresentare il vero motore di rinnovamento e di sviluppo: permettere alle comunità di riconoscersi come tali, significa permettergli di ritrovare in modo autonomo la propria via al proprio sviluppo, uno sviluppo che non sia calato dall’alto ma che sia frutto delle loro esigenze ed inclinazioni.
Permettere l’AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE, significherebbe da parte dello Stato o di chi ne fa le veci, porsi in una situazione di ascolto e di assecondamento  delle esigenze e dei bisogni reali dei suoi cittadini e questa, come cittadini, crediamo sia la funzione più alta che uno Stato possa assolvere.
Per rafforzare tale richiesta abbiamo bisogno delle adesioni di comitati, reti, collettivi o singoli cittadini, che facciano sentire la loro voce e che ci sostengano in questo percorso. VI INVITIAMO A SOTTOSCRIVERE QUESTA PETIZIONE POPOLARE i cui risultati verranno allegati alla lettera completa    https://docs.wixstatic.com/ugd/f097dd_2365800c87cf4cf49814e83d1e177a2c.pdf e serviranno a rafforzare le nostre richieste.
Chi vorrà rimanere aggiornato/a su altre attività o sviluppi correlati in merito, può farlo attraverso il sito     https://autoricostruzione.wixsite.com/nelcratere  
Per info  scriveteci qui: autoricostruzionenelcratere@gmail.com
P.S. Alla fine della raccolta andremo direttamente da Piero Farabollini (il commissario per la ricostruzione) per proporre una modifica alla normativa con l'idea di non appesantire l'iter burocratico, ma rendere l'autocostruzione possibile all' interno del cratere!   GRAZIE!

sabato 26 gennaio 2019

Treia, 25 gennaio 2018 - Il sisma secondo Franco Capponi


Franco Capponi all'ex Trea - 25 gennaio 2019 

Il 25 gennaio 2019 l'amico Lorenzo Luccioni mi aveva informato che si sarebbe tenuta una "assemblea popolare", organizzata dalla lista Treia 2020, presieduta da Franco Capponi, sul tema delle novità legislative riguardanti il sisma  in cui Treia è stata coinvolta. La manifestazione, sulla quale nei giorni scorsi erano state dette e scritte critiche da parte delle liste concorrenti, malgrado non fosse stata annunciata in  modo pubblico ma solo con messaggini telefonici ad un numero limitato di "utenti",  ha avuto  un buon successo di pubblico. 

La sala dell'Ex Trea, al piano terra, dov'era un tempo ubicato il laboratorio di sartoria, era stracolma, almeno un centinaio le persone che si contendevano le ultime sedie mentre diversi si sono dovuti accontentare di stazionare in piedi. Tra gli stazionatori anche l'on. Tullio Patassini, che prendeva appunti durante la conferenza, proprio al mio fianco. Io fortunatamente ero riuscito ad accaparrami l'ultima sedia d'angolo e dalla mia posizione potevo osservare tutti gli astanti e le loro reazioni. 

La conferenza, iniziata alle 18.30 in perfetto orario,  è stata preceduta da una breve introduzione dell'ex assessore David Buschittari. L'ex sindaco Capponi si è scusato con il pubblico per la ristrettezza del locale, specificando che la sua richiesta di ottenere la Sala Multimediale Comunale non era stata accolta  e quindi  l'incontro era stato spostato  nell'unico spazio disponibile al centro storico. 

Fare un resoconto di tutto il discorso tenuto da Capponi è praticamente impossibile, sia per la vastità degli argomenti sia per la lunghezza e complessità dei temi trattati. Sostanzialmente sono state illustrate tutte le facilitazioni ottenute  a vantaggio dei beni immobili comunali ed ecclesiastici  ed anche  le soluzioni a favore dei cittadini toccati dal sisma. Negli ultimi atti, per quanto riguarda i restauri previsti, sono stati inseriti il Palazzo comunale, le chiese di proprietà del comune ed anche tutte le altre chiese della curia, ultimo della lista anche l'edificio  sede dell'Accademia Georgica. Praticamente tutto il patrimonio immobiliare pubblico. 

Durante la conferenza alcune note di biasimo sono state indirizzate nei confronti  di Edi Castellani, la vicesindaco succeduta a Capponi,  rimproverata di non aver saputo completare l'iter avviato per i finanziamenti di alcuni progetti concordati (come ad esempio il restauro della Casa del Custode di Villa Spada, etc.), cosa che ha infine convinto i consiglieri di maggioranza a dimettersi in blocco, con il conseguente  commissariamento del comune.   Peccato che  Edi Castellani non fosse stata presente all'incontro  per giustificarsi,  sarebbe stato meglio -secondo me- che eventuali contestazioni e  risposte,  fossero avvenute dal vivo,  con la presenza fisica,  e non solo con precedenti e successive  lettere ed articoli di giornale.  Ma capisco anche  che se  così fosse stato forse l'incontro sarebbe finito in bagarre...

Franco Capponi concludendo la sua relazione ha fatto presente che la  Lista Treia 2020 cambierà nome in Treia 2025,  datosi che si prepara a governare sino a quella data. A chiudere l'incontro è intervenuto l'on Tullio Patassini con alcune precisazioni sulle norme approvate dal governo Conte relativamente alle soluzioni previste per i terremotati (CAS) e per le agevolazioni sulle aree colpite dal sisma del Centro Italia, in cui  Treia rientra. 

Alla Ex Trea era presente anche il commissario straordinario per il sisma, il treiese Piero Farabollini, che non ha però preso la parola e successivamente si è allontanato  a braccetto con l'on. Patassini, evidentemente per commentare in privato le risultanze dell'incontro. 

Nel complesso ho trovato la conferenza interessante ed utile e con ciò  Franco Capponi ha aperto  la campagna elettorale per le amministrative di maggio per il rinnovo del Consiglio comunale e del sindaco... 

Paolo D'Arpini


giovedì 24 gennaio 2019

Un treno per le Marche ed un treno per Roma - Avanti con la ferrovia dei due mari



Il territorio appenninico delle regioni Lazio e Marche da tempo soffre di gravi carenze infrastrutturali ed economiche aggravatesi con i recenti eventi sismici. Lo spopolamento di questi territori, è ormai una realtà che si protrae dagli anni '60, con l'emigrazione di massa verso la costa e le città più industrializzate.
Nel post-terremoto è ancor più chiaro il profilo di un territorio meraviglioso ma fragilissimo ed è evidente la necessità di nuove riflessioni, proposte ed idee che possano andare in parallelo alle risposte più immediate tipiche della fase emergenziale.
Non possiamo farci mancare una prospettiva ed una progettualità a lungo termine per non perdere di vista l'obiettivo: far rivivere questi luoghi.
Quali motivazioni possiamo quindi dare alle persone fuggite, o alle nuove generazioni per ritornare nei borghi colpiti dal sisma? Eppure, Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Accumoli ed Antrodoco non sono mai stati paesi così sperduti: tutti si collocano lungo ad un'arteria stradale, tra le più antichissime, la Via Salaria, un passaggio obbligato per poter raggiungere la Capitale e la costa orientale.
Nonostante ciò, hanno sopportato fino ad oggi un costante declino, frutto di politiche nazionali che non hanno mai creduto nella montagna e in tutte le floride realtà che la costellano.
Ecco una delle possibili motivazioni di cui sopra:
un treno per Roma ed un treno per l'Adriatico. Ripartire, riavvicinandosi.
La parola d'ordine è dunque: rompere l'isolamento al quale sono stati relegati il reatino e l'entroterra ascolano nel rispetto delle loro bellezze paesaggistiche, naturali, storico ed artistiche.
Come? Rispolverando il progetto antichissimo, ma sempre attuale della Ferrovia dei Due Mari, risalente già al 1841 ma mai realizzato a causa di ostacoli di vario genere (contrasti sul tracciato da adottare, dissidi campanilistici con altre regioni, ostacoli burocratici ed economici) ed abituale promessa elettorale irrealizzata.
Oggi l'unico mezzo per raggiungere Roma o l'Adriatico è il trasporto privato su gomma con i costi ambientale ed economico che ne conseguono (vedi traforo del Gran Sasso): il treno è invece riconosciuto quale mezzo di trasporto tra i più sostenibili con un minor dispendio di tempo , impatto paesaggistico e quantità di emissioni di CO2 nell'atmosfera.
Ma ci pensate? Questo progetto era considerato come una spina dorsale per l'istituenda Italia Unita, di rilevanza strategica per un'intera Nazione, altro che sogno di troppa ambizione!
Noi ci riproviamo, ma questa volta si fa per davvero: il treno passa una volta sola!
E voi? Ci state a partecipare?
Guido Benigni

mercoledì 16 gennaio 2019

Chiesanuova di Treia - Continua la tradizionale benedizione degli animali di Sant'Antonio Abate


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Con la ricorrenza di Sant’Antonio, "lu nemico de lu demonio" nonché protettore degli animali, inizia ufficialmente anche il carnevale. In molti paesi e città i nostri amici animali vengono accolti sul sagrato delle chiese e lì benedetti. Questa tradizione è portata avanti anche a Chiesanuova di Treia, dove il nostro attivissimo Don Peter Paul ha organizzato per il 19 gennaio 2019 una manifestazione speciale. 

“Sabato 19 gennaio 2019, alle ore 14,15, faremo la Benedizione degli animali, poi con le classi Elementari e i genitori ci incontreremo al tendone per un breve incontro ... le Medie invece faranno il catechismo normale, ma si comincia ore 15,00..." 



P.S. Speriamo che la coscienza universalista possa portare ad un maggiore rispetto verso tutte le forme viventi, nel frattempo apprezziamo lo sforzo di Don Peter Paul che a Chiesanuova di Treia mantiene la tradizione di Sant'Antonio Abate...
Paolo D’Arpini

venerdì 11 gennaio 2019

Solidarietà e vita selvaggia in campagna - Cercasi piccoli oggetti per alleggerire la vita


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Carissimi amici, sono Géraldine di Calcina (Camerino); dopo 10 anni di vita selvaggia in mezzo al bosco, senza elettricità né acqua in casa, e dovendo accudire 4 bambini che crescono, devo dire che piano piano la stanchezza si fa sentire, ed adesso provo il bisogno grande di alleggerirmi la vita con qualche "comodità" (e tanti rideranno dopo aver letto di che comodità si tratta...). 

Quindi sto cercando certe cose importanti per me:

1 - una o due lampade solari, tipo quelle dell'ikea, per poter cucire la sera, o disegnare, o giocare a carte, in modo di vederci più chiaro e di non rischiare di rovesciare le lampade ad olio se giochiamo a giochi un po' movimentati...

2 - una pompa manuale ad acqua per portare l'acqua dal basso (dove c'è la vasca) fino ad una trentina di metri più lontano e più in alto (dove c'è la casa, qualche metro più su) così da riposare la mia schiena stanca di portare secchi e secchi d'acqua.

3 - una gerla o qualche altro attrezzo del genere per portare la legna, visto che tutti i giorni o quasi vado nel bosco a raccoglierla  ed anche lì la mia schiena soffre ed ha bisogno di un piccolo aiuto per star più contenta.

Se qualcuno sente di poter aiutarmi in qualche modo, lo ringrazio già in anticipo. Mi può chiamare direttamente al numero seguente: 329 93 64 826

Grazie a voi tutti! 

Géraldine

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sabato 5 gennaio 2019

Capacità comunicative sensoriali e telepatiche


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Parlando un giorno a Treia  con Caterina Regazzi, mia compagna di vita, delle capacità comunicative sensoriali e telepatiche mi sono ritrovato a spiegare come i 5 elementi ci aiutino a comunicare attraverso le loro energie, in forma sicuramente “ecologica” e naturale.
Ognuno dei 5 elementi tradizionalmente riconosciuti (sia in Cina che in India) rappresenta uno dei 5 sensi e noi sappiamo che i cinque sensi sono diversi canali e modi comunicativi fra la mente interna e quella esterna. Ma esistono anche cinque elementi più “spirituali” o psichici che superano la comunicazione fisica dello stato di veglia, questi 5 elementi definiti in sanscrito Tanmatra – 5 potenzialità sensoriali o elementi sottili – precedono i cinque Indrya, o sensi, ad essi subordinati.
Vediamo così che è possibile che le emozioni, i pensieri astratti, le sensazioni inconsce, possono essere trasmesse e percepite negli strati profondi della mente in forma di pulsazioni psichiche o telepatiche. Ma sulla base degli elementi di nascita che noi manifestiamo in forma congenita (sono diversi per ognuno) possiamo diversamente percepire e trasmettere queste pulsazioni psichiche o telepatiche.
A volte confondiamo tali pulsazioni con i messaggi psicosomatici e comportamentali e riteniamo perciò che la telepatia vera e propria non esista, trattandosi di una semplice capacità interpretativa della mente che osserva i movimenti, le parvenze, i piccoli particolari ed i vezzi facciali e degli occhi delle persone che noi stiamo ascoltando o osservando…
No, la trasmissione telepatica è possibile anche ad occhi chiusi o in silenzio, lontano dal “trasmettitore” o “ricevente” ed anche a posteriori od in anticipo rispetto agli eventi correlati… in tal caso si chiama preveggenza o divinazione. Ma questa qualità della mente non può essere volutamente utilizzata, come una tecnica di ascolto, al contrario funziona proprio in assenza di modificazioni mentali e supposizioni. Per questo si dice nello yoga che solo con la mente “vuota” è possibile collegarsi con il tutto che ci circonda, l’Aura mentale della specie umana (inconscio collettivo) e la Mente universale.
Durante i vari incontri per parlare della spontanea capacità “percettiva e divinatoria” (mi riferisco alle “letture” sull’I Ching e sistema elementale indiano) ho affermato che i diversi aspetti psichici da noi incarnati e le energie degli elementi che ci contraddistinguono formano una specie di “griglia” attraverso la quale noi riusciamo a percepire il mondo esterno e le situazioni sulla base della sintonia (od opposizione) incontrata. Ove questa “griglia”, il nostro modo percettivo, non aderisce con le situazioni e le emozionalità diverse che ci giungono dagli altri automaticamente sentiamo una forma di repulsione. La nostra empatia ed antipatia ed il genere dei rapporti che possono essere instaurati con le persone con le quali veniamo in contatto dipende solo dalla configurazione del filtro interiore delle predisposizioni innate. Ma, allo stesso tempo, la comprensione che ogni aspetto della psiche o dei colori delle energie (elementi) dipende dal movimento nel caleidoscopio della mente di un “qualcosa” di indifferenziato che è alla radice della mente stessa, è importantissimo per riconoscere la comune matrice.
I diversi aspetti nascono in seguito alla separazione primordiale, Yin e Yang, e dai movimenti consequenziali delle propensioni e dal raggruppamento in cantoni di accettazione e repulsione (sulla base dello specifico aspetto da noi incarnato in cui ci riconosciamo).
Le opposizioni sono però aspetti complementari della stessa energia archetipale, per cui le incomprensioni e comprensioni sono solo un “modus operandi” della mente ed un modo di riconoscere le affinità o le differenze, il fine della coscienza evoluta è comunque quello di riportare tutto all’unità.
Su questo stesso argomento, riporto le riflessioni della cara amica Antonella Pedicelli, docente di filosofia e referente della Rete Bioregionale Italiana per l’educazione ecologica, la quale afferma: Sperimentare la vita in un corpo materiale, rappresenta, per un essere umano, una continua possibilità di “apprendimento” e di evoluzione.
La scelta delle esperienze, ovviamente, non è casuale: ci muoviamo ed agiamo spinti da “forze e pulsioni” che, nella loro complessa varietà di nomi e appellativi, non fanno altro che determinare il “movimento” nella nostra quotidianità. Il movimento rappresenta, sul piano dell’esistenza pura, l’incipit di ogni creazione, il “bisogno” fondamentale del principio ideatore stesso.

Colui che è, in quanto tale, manifesta il suo essere nel movimento e nel conseguente continuo “fluire”, che, a sua volta, genera cambiamenti non immediatamente percepibili dal nostro umano sentire. Nei rapporti di vaio genere che tendiamo a “creare” in questo spazio-tempo scelto per l’esistenza nella quale trova dimora lo spirito che ci anima, spesso siamo soliti usare termini nei quali appare evidente il sentimento del “contrasto”, o per meglio dire, della “in-comprensione”. Io penso in un modo, lui o lei la pensano in tutt’altra maniera. 

Questo è un fenomeno semplice, molto semplice e complesso insieme. Viaggiamo su “frequenze vibrazionali” che non sempre si trovano in sintonia, una specie di “carrello” che, per alcuni è dotato di freni, per altri no!
La direzione del carrello è la stessa, ma non la velocità e neanche l’energia impressa nelle ruote.  La nostra singola percezione ci permette di intuire questo “meccanismo”, ma i “termini razionali” impressi nella nostra mente, creano la situazione del disagio, del pericolo e quindi assumono posizione di “difesa”, a volte con l’attacco,diretto verso chi la “pensa diversamente da noi”! In verità, invece, è solo una condizione come tante, uno “status” che sta “percorrendo la sua strada” al di fuori di ogni giudizio e di ogni “etichetta”.
Riconoscere la “diversità” nell’unità è un passaggio importante nella crescita personale, sul piano dell’apertura universale e della fiducia verso noi stessi; accogliere la nostra “percezione” è un atto d’umiltà che rende speciale la visione della Vita.


Paolo D’Arpini

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