mercoledì 28 febbraio 2018

Treia, 4 marzo 2018 - "Chi è che bussa a sto convento co' sto freddo e co' sto vento?"


Foto di Luciana Montecchiesi

Speriamo che per il 4 marzo 2018 almeno si sciolga la neve, che invade a cumuli le strade di Treia, e soprattutto che non si trasformi in ghiaccio.  Il maltempo non invoglia l'andare a votare. Il pensiero di  dover affrontare a piedi la discesona del seggio al quale sono stato indirizzato, la scuola Dolores Prato, discesona che al ritorno diventa salitona, non è allettante. Purtroppo ci debbo andare per forza anche perché sono stato nominato rappresentante di lista dal PD locale, a cui sono iscritto. 

Secondo me sarebbe più semplice ed agevole che il seggio del Centro Storico  fosse allestito nel plesso scolastico nell'ex collegio delle Visitandine, in zona Onglavina, almeno lì ci si arriva camminando in piano.  Non vorrei che diversi anziani dovessero rinunciare al voto per difficoltà del cammino,  già che  sono in molti ad  avere dubbi  sulle rappresentanze politiche che si presentano a queste elezioni.   

Ma  votare è un dovere civico e credo che sia l'unico modo che ancora ci resta per influire sulla società ed in fondo, malgrado il mio atteggiamento ribelle,  in politica sono un "moderato" e non auspico rivoluzioni o voti di  protesta populista. Recentemente, qui a Treia,  sono andato a sentire il discorso di presentazione del  libro "Condividiamo  il futuro" del  prof. Flavio Corradini, candidato locale uninominale per la Camera del nostro collegio di Macerata, ed il suo approccio pragmatico e fuori da ogni tatticismo politico  mi è piaciuto, anche se non condivido la gestione renziana del PD, voterò per Corradini e spero che venga eletto. Ma non vorrei rompermi una gamba per lui... 

Paolo D'Arpini 





martedì 27 febbraio 2018

Alberi. No alla capitozzatura - "Potare non significa mutilare"


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La capitozzatura è una tecnica di potatura degli alberi che consiste nel taglio indiscriminato di grossi rami, branche o del fusto stesso con il rilascio di monconi.

Numerosi studi scientifici e l’esperienza sul campo hanno confermato che la capitozzatura aumenta nel medio e lungo periodo la pericolosità dell’albero, indebolisce le piante e le rende irrimediabilmente più brutte.

Solitamente la capitozzatura viene eseguita per contenere le dimensioni di un albero, nell’errata convinzione che una riduzione drastica delle sue dimensioni ne riduca il pericolo. Si evidenzia poi che le piante in condizioni normali difficilmente sono pericolose solo perché alte o di grandi dimensioni.

Gli alberi possono avere un’elevata propensione al cedimento solo quando sono caratterizzate da lesioni, cavità, deformazioni od altri difetti rilevanti.

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La capitozzatura rende le piante pericolose poiché i rami generati dalle gemme avventizie, anche detti “succhioni”, sono molto lunghi e si caratterizzano per un’inserzione debole e superficiale dei tessuti: tali rami si possono quindi facilmente rompere.

Il taglio di sezioni di grosso diametro può causare inoltre la mancata o solo parziale cicatrizzazione della ferita di taglio favorendo ad esempio l’attacco di funghi cariogeni dei tessuti legnosi.

Ove necessario esistono metodi più indicati per limitare la crescita di un albero: fondamentale è impiegare piante di dimensioni idonee allo spazio in cui si mettono a dimora.

Nei casi in cui invece l’albero sia effettivamente in conflitto con i manufatti circostanti, sarebbe opportuno contenere le sue dimensioni con un corretto intervento di potatura ad esempio con tagli di ritorno, affidandosi a ditte qualificate e competenti in materia.

(Fonte: A.K. Informa)


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lunedì 26 febbraio 2018

Il malaffare si sposta in "provincia"...


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Ormai non si possono più leggere nemmeno i giornali locali, per le tante notizie di cronaca nera che impestano le pagine, anche quelle riferite a Treia.  Una volta i crimini sembrava che venissero perpetrati solo nelle grandi città ma ormai la storia è cambiata, la provincia rende di più… Meno rischi per i malviventi e più occasioni impunite di furto, truffa, spaccio e rapina.   
Al malaffare si dedicano non solo gli “immigrati”  anche numerosi autoctoni trovano che delinquere sia  una comoda alternativa al lavoro, data la situazione critica che stiamo vivendo. Le mafie arruolano sempre più picciotti da impiegare nell’ambito delle tangenti, mazzette, corruzione e pizzo e chi non può entrare negli organismi mafiosi si arrangia come può con azioni da malavita indipendente.
Siamo alla mercé degli ignobili. La polizia non riesce a proteggere i cittadini italiani perché è impegnata a fare da scorta ai politici. I carabinieri non possono intervenire più di tanto perché sotto “smantellamento”. La guardia di finanza è  alla caccia dei piccoli evasori. Ormai siamo all’ognuno per sé e Dio per tutti.  Ringraziamo di questa situazione di degrado sociale anche  tutti i partiti di governo e di opposizione per la loro ignavia.
Ma questo non è un messaggio disperato,  perché la speranza è sempre l’ultima a morire! Circola ancora sangue, non acqua,  nelle nostre vene….
Paolo D’Arpini


domenica 25 febbraio 2018

Treia. Festa dei Precursori 2018 in progress. La passeggiata erboristica del 29 aprile 2018 con Aurora Severini



In questi giorni Paolo sta lavorando   all’organizzazione  del programma  della Festa dei Precursori, che corrisponde al compleanno del Circolo vegetariano VV.TT. L’evento, che quest'anno si svolge anche in collaborazione con Auser Treia,  è ormai giunto al suo 34° anno e comprende sempre  una passeggiata erboristica ed anche quest’anno sarà così, con partenza  la mattina del 29 aprile 2018, alle ore 10.30,  dalla Fontanella delle Due Cannelle  in fondo alla Porta Montegrappa di Treia.   Ad accompagnarci lungo i sentieri attorno al borgo antico  ci sarà una persona veramente speciale, Aurora Severini, di Staffolo.

Già il suo nome  è bellissimo. Penso ai suoi genitori cosa devono essersi augurati per questa figlia, per averle dato un nome così: Aurora.   Che avrebbe portato la luce ovunque sarebbe andata, allontanando le tenebre. Ed in effetti Aurora è una delle persone più “solari” che io conosca.  Forse a volte anche lei -come ognuno di noi- conosce o ha conosciuto le difficoltà della vita e la tristezza che le accompagna in certi momenti, ma il suo sorriso è capace di allontanare, appunto, quelle tenebre che a volte, ci attanagliano l’animo.  


Oltre alla passione per le erbe Aurora  coltiva anche quella per la cucina, una cucina basata prevalentemente sui prodotti locali, che in gran parte coltiva nel proprio orto di Staffolo, e con  materie prime bioregionali, come farine integrali, di origine della stessa zona, con cui si sbizzarrisce a preparare torte, pani e focacce, mettendoci tutta la sua fantasia e la sua generosità.   Ricordo una Festa dei Precursori di qualche anno fa in cui si presentò con le “sporte delle meraviglie”, piene di torte salate e dolci finemente decorate e squisite.

L’amore di Aurora per Madre Terra ed il rispetto che nutre per essa è manifesto in ogni suo gesto e attività. Alcune parole poi vanno riservate all’ottimo compagno di vita di Aurora, Rossano, profondamente sensibile e spirituale. Formano una bella coppia.

Sarà un grande piacere averli con noi per la Festa dei Precursori del 2018.

Caterina Regazzi

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Info:   circolovegetariano@gmail.com

sabato 24 febbraio 2018

Treia. Recensione di "Una vita in cucina, Luciano Sileoni" di Manuel Orazi



Anche Treia ha la sua Dynasty... è la storia di Luciano Sileoni che ha  trascorso "una vita in cucina".  

Dicono che se vuoi sapere qualcosa di un paese, di  quel che succede ai suoi abitanti, devi rivolgerti ad un barbiere. I barbieri son come i bardi, i conservatori delle storie popolari,  perché  ascoltano i segreti  dai loro clienti,  nell'intimità di una rasatura o di un taglio di capelli.  I maschi, come  avvenne a Sansone, quando vengono alleggeriti di peli e chiome si sentono  più aperti, forse più "gentili", denudati come sono dell'onor del mento e della criniera che da al volto il suo severo aspetto.  Succede perciò che un barbiere (un tempo anche cerusico), compiendo l'opera di "ripulitura", ascolti in silenzio le confidenze di chi è in vena d'aprirsi, di chi, scoprendosi imberbe come un pargolo, ama raccontare ed ascoltare fiabe e pettegolezzi. 

Avvenne così che, in una  bella mattina invernale (si fa per dire), mi ritrovai a chiacchierare con Renzo, uno dei due barbieri residui di Treia, quello che dal 15 febbraio del 1959 lavora nella bottega che fu di Benito Raponi, ovvero l'altro co-fondatore della LuBe, l'azienda che fabbrica e vende cucine in tutto il mondo, Russia compresa. 

Renzo all'inizio mi stava confidando i particolari della sua personale battaglia contro i rifiuti abbandonati di fronte alla sua porta allorché notai sul banco, tra i vari giornali e riviste immancabili in una barberia, un libricino  dal titolo "Una vita in cucina, Luciano Sileoni",  scritto da  Manuel Orazi, in copertina  la foto di un uomo ancor giovane che cavalcava fiero una Lambretta. Incuriosito l'afferrai e presi a sfogliarlo, leggendone alcuni brani. Il barbiere, si sa, è anche psicologo e subito comprese che ero stato "rapito" dal soggetto e mi omaggiò del volumetto. Tornato a casa lo divorai in fretta,  in questo caso il verbo è consono, poiché  nel pamphlet si parla di "cucine" e di come Luciano Sileoni, in alleanza con Benito Raponi, creò -partendo da una segatrice ed una piallatrice in un bugigattolo- quello che ora è l'impero LuBe (dalle iniziali dei due nomi), la fabbrica che contribuisce a tenere in vita la popolazione di Treia (gran parte dei suoi abitanti vi lavorano).

A dire il vero il libello "Una vita in cucina" è sostanzialmente una biografia di Luciano Sileoni, insomma la sua "dynasty". In esso vi si narra con parole semplici e schiette la storia della sua vita, della sua tenacia nel portare avanti un sogno grande, basato sul lavoro, sull'impegno e sul  senso del dovere e del sacrificio, insomma una passione ed una missione. 

Quel Benito Raponi, nominato nel libro,  fu compagno  iniziale e sino ad un certo punto compartecipe dell'avventura e del percorso costruttivo della LuBe, e fu anche titolare della bottega in cui ora lavora Renzo Castellani (da ben 59 anni) il quale ha voluto rendermi partecipe di questi trascorsi eventi che sono un pezzo della storia (moderna) di Treia.  In verità c'è sempre da imparare qualcosa dai barbieri...

Paolo D'Arpini



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Via Lanzi, 50 Treia. La bottega di Renzo Castellani è sul lato destro

giovedì 22 febbraio 2018

"Dalle Marche all’Europa" di Donatella Fioretti - Presentazione del libro il 7 marzo 2018 a Macerata


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Mercoledì 7 marzo 2018, alle ore 17, nella Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata, il Centro Studi Storici Maceratesi presenterà il libro della prof.ssa Donatella Fioretti, dal titolo: Dalle Marche all’Europa. Il Diario di Elisabetta Bruti Liberati in viaggio per Londra (1851), pubblicato dalle Edizioni Università di Macerata 2017. 

Interverranno, oltre all’Autrice, le professoresse Maria Ciotti e Augusta Palombarini e il prof. Alberto Meriggi che condurrà la manifestazione. La prof.ssa Fioretti si è imbattuta casualmente nella Mozzi-Borgetti nel Diario di viaggio della gentildonna maceratese Elisabetta Ricci, moglie di Giambattista Bruti Liberati. 

Catturata dal fascino del manoscritto, di ben 523 colonne, e soprattutto dal lontano mondo europeo che evocava, lo ha trascritto per intero e gli ha dedicato un attento studio, volto soprattutto a scoprire la figura di Elisabetta, le sue origini, i suoi dati anagrafici, la sua figura di donna, tutti elementi che il Diario non rivelava. Con una esplorazione appassionante delle carte d’archivio Donatella Fioretti è riuscita a gettare sprazzi di luce su un personaggio molto interessante, protagonista di una vita all’epoca per molte donne assolutamente impossibile. 

Utili allo scopo sono state soprattutto due lettere che la Fioretti ha rinvenuto nell’Archivio privato della famiglia Compagnoni Marefoschi. Merito dell’Autrice avere riportato alla luce un diario di viaggio che descrive minuziosamente luoghi, cose, usanze che rimandavano ad un passato che ormai non c’è più. Elisabetta nel 1851 parte da Macerata per un lungo viaggio alla volta di Londra, con al fianco il marito e il cognato, ha solo fini di conoscenza e di svago e vuole scoprire un mondo nuovo radicalmente diverso dal suo. Il viaggio diventa un continuo confronto tra l’ambiente di Macerata e l’Europa che, comunque, rafforza in Elisabetta la propria identità come “italiana”.

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mercoledì 21 febbraio 2018

Il sindaco di Treia, Franco Capponi, invitato a partecipare al “PROGETTO INTEGRATO DEL CENTRO ITALIA E FERROVIA DEI DUE MARI” “PER IL RIEQUILIBRIO DEL TERRITORIO, PER IL TURISMO E LO SVILUPPO ECONOMICO”


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Egregio Sindaco di Treia,  Franco Capponi, un nostro comune amico, Paolo D'Arpini, le ha parlato della nostra iniziativa. Le invio ora l'invito a partecipare alla riunione del 23 febbraio 2018 e la richiesta di patrocinio. Sarei lieto d'incontrarla in questa occasione per poter avviare ulteriori iniziative volte a facilitare un riequilibrio territoriale e lo sviluppo di tutto il centro Italia. Un saluto. Raimondo Chiricozzi

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”Progetto integrato del Centro Italia e Ferrovia dei DUE MARI” “per il riequilibrio del territorio, per il turismo e lo sviluppo economico” Richiesta patrocinio e intervento
Al Sindaco del Comune di Treia
Franco Capponi
                                                                                             
                Egregio Sindaco,  
a nome del Comitato per la riapertura della Ferrovia Civitavecchia-CapranicaSutri-Orte e delle numerose associazioni che hanno già dato la loro disponibilità all’organizzazione del convegno che si terrà il 23 febbraio 2018 con inizio alle ore 16 presso la Sala delle Bandiere Palazzo Comunale già Palazzo Cardinale Nuzzi di Orte VT,  sono a chiedere la sua partecipazione diretta e il patrocinio dell’Ente che rappresenta.
La riunione avviene dopo la approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge 128/2017  per le ferrovie turistiche che include la tratta ferroviaria Civitavecchia-Orte della Ferrovia dei DUE MARI Civitavecchia Ancona.
Hanno già assicurato la partecipazione parte dei Sindaci del viterbese e del Centro Italia interessati alla ferrovia, responsabili delle istituzioni locali e regionali del Lazio dell’Umbria e delle Marche, deputati, senatori della Repubblica e membri del Governo nazionale, urbanisti, personalità della cultura e dell’associazionismo.
Verranno altresì invitati i candidati alle elezioni politiche e regionali del Lazio.
Questo il titolo del Convegno: “PROGETTO INTEGRATO DEL CENTRO ITALIA E FERROVIA DEI DUE MARI” “PER IL RIEQUILIBRIO DEL TERRITORIO, PER IL TURISMO E LO SVILUPPO ECONOMICO”.
In attesa di conferma, anche telefonica, che ci auguriamo favorevole, cordiali saluti.
  Raimondo Chiricozzi - 18 febbraio 2018

Risposta del sindaco di Treia, Franco Capponi: 
“Gentilissimi Paolo d’Arpini e Raimondo Chiricozzi,
con soddisfazione e complimenti per l’iniziativa ricevo volentieri la documentazione e l’invito relativo al “Progetto integrato del Centro Italia e Ferrovia dei DUE MARI” “per il riequilibrio del territorio, il turismo e lo sviluppo economico” Richiesta patrocinio e intervento.
I recenti fatti sismici hanno consentito anche alle istituzioni Marchigiane di rimettere in moto una iniziativa studiata ma non realizzata a fine del decennio precedente e cioe’ alla realizzazione di una “Metropolitana di superficie” con trasformazione dell’attuale ferrovia Civitanva-Fabriano soprattutto da orientare alla mobilità a basso impatto e soprattutto ad uno sviluppo turistico dell’Appennino Marchigiano con iniziative legate al turismo sostenibile, la mobilità dolce, la riscoperta dei Cammini Lauretani e Francescani e l’uso del BIKE.” (Franco Capponi)
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martedì 20 febbraio 2018

Torniamo al tramando di arti e mestieri bioregionali

Torniamo al tramando di arti e mestieri bioregionali

Tanto spesso si sente dire che nessuno ha voglia di mettersi in gioco per imparare un mestiere artigianale  o dedicarsi all'agricoltura, spesso imputando questa indifferenza alla mentalità secondo cui l'artigianato o il contadino sono lavori di ripiego per  chi non ha le capacità intellettuali necessarie per poter svolgere attività di concetto, politiche o finanziarie...
Ma poi, nella realtà dei fatti, come sovente accade in questi casi, non sempre è così! Se una persona vuole imparare da qualcuno qualcosa, o trova un qualche corso in una scuola pubblica (ma non in tutti i campi credo, ne esistano, ad esempio in agricoltura ci sono le scuole agrarie, per la cucina ci sono le scuole alberghiere, ma comunque durano anni e ciò comporta tempo e spese consistenti comunque) o trovi qualcuno che ti insegna per passione (ma evidentemente campa con qualcos'altro) o si deve affidare ad un privato e tutto ha un costo, ha un prezzo.
Certo c'è chi fa le cose per passione, ma anche un po' per vivere, e se ha a sua volta delle spese da sostenere per mantenimento di locali e di se stesso, un prezzo lo deve comunque richiedere...
Forse in questa epoca di crisi e di disoccupazione sarebbero utili per non dire necessari dei finanziamenti pubblici per favorire la conoscenza e l'apprendimento di queste attività agricole e artigianali che comportano anche la riscoperta delle nostre tradizioni e per favorire l'occupazione in settori che altrimenti faticano a trovare un nuovo sviluppo: la tessitura (con tutte le altre attività che ci stanno intorno, come la coltivazione delle piante per i filati, la raccolta e la filatura della lana, ecc), la falegnameria, la cesteria, l'impagliatura delle sedie, la produzione di manufatti in terracotta, la lavorazione della terra cruda, ecc.
Tutte queste attività possono anche avere un risvolto artistico e l'arte e la bellezza, nel nostro mondo attuale non abbondano certo... Non dobbiamo trascurare poi la conoscenza su argomenti culturali. Purtroppo vedo che vere occasioni di condivisione "pura" dei saperi sono sempre più rare. Forse ben ci sta non dico a noi personalmente, ma come genere umano che vive nell'opulento occidente, ma dove le persone ormai sono completamente dipendenti per tutto: per il cibo che non sappiamo più autoprodurre (e vai al supermercato), per l'abbigliamento (io me la cavo bene col riciclo di roba usata, mi piace fare la maglia e vorrei imparare anche a cucire), per l'energia (ancora mi servo dell'auto per lavoro e anche gli spostamenti che comunque sono un'abitudine, ma mi sposto il meno possibile.
La condivisione delle conoscenze bioregionali sarebbe una gran bella cosa, ma io, finora, non ho incontrato tante persone che tramandano le proprie conoscenza senza chiedere niente in cambio oppure, al contrario, non trovano nemmeno chi voglia fare l'apprendista...
Che dire? Fino a circa 70 anni fa tutto si imparava in famiglia o nella propria comunità, le conoscenze si tramandavano.. sul lavoro (nei campi o nell'artigianato) le conoscenze si trasmettevano da padre al figlio. Ma poi certi lavori hanno cominciato ad essere disprezzati perché troppo faticosi, umili e poco remunerativi. Le campagne si sono svuotate, le botteghe sono state chiuse. I genitori non avevano più nulla da insegnarci, le loro conoscenze non ci apparivano più utili e al passo coi tempi. Le donne invece di insegnare alle figlie a cucire e a cucinare hanno mostrato un altro esempio: il supermercato e le confezioni. 
Sarebbe bello che sempre più persone, spontaneamente e disinteressatamente, potessero offrire le loro conoscenze, i loro saperi e li potessero condividere come semplice atto di amore per l'umanità.
Caterina Regazzi 

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Di questi temi se ne parlerà durante la prossima Festa dei Precursori, che si tiene a Treia, dal 27 al 29 aprile 2018.

sabato 17 febbraio 2018

Treia. Viene la primavera e l'erba cresce da sé...


Seduto senza far niente. Viene la primavera e l’erba cresce da sé”. Così recita un famoso detto zen, per significare che in natura le cose succedono senza doversi affaticare né preoccupare. 
Però nella società mondana, fatta di regole e impegni amministrativi, di funzionamento delle strutture, etc. qualche piccolo intervento -magari una volta all’anno- tocca prevederlo. 
Ad esempio oggi, al solito baretto di Treia, è venuto fuori il discorso dell’erba che trasborda sulle strade. Sì, è vero che sembra un miracolo che l’erba cresca “ancora” da sé ma alcuni viaggiatori non sono proprio contenti dell’invasione. 
Ma -secondo me- anche se l’erba coprisse tutte le vie asfaltate del mondo sarebbe persino meglio per tutti… e magari sarebbe addirittura meglio se invece di viaggiare con le puzzolenti automobili tornassimo a muoverci a piedi, o a dorso di mulo, asino, cavallo e bue.. Almeno così le bestie durante il viaggio avrebbero da satollarsi a gratis, e noi saremmo esentati da spese di benzina, bollo, assicurazione, olio, usura gomme, manutenzione meccanica, etc. etc. Però, si sa, viviamo in questo mondo e non “nell’altro” (quello dello zen) ed inoltre i media e le istituzioni recepiscono solo segnalazioni utili a questa società. 
E qui inserisco una serie di consigli, rivolti agli amministratori locali -a partire dal sindaco di Treia Franco Capponi- per amministrare ecologicamente il territorio in cui viviamo:
Vietare l’uso di Pesticidi e di concimi chimici (che distruggono i terreni) oggi ormai inutili, in quanto sostituibili con tecniche biologiche. Anche in base al Reg. Cee “Reach” ed ai diritti costituzionali inviolabili alla salute, alla salubrità dell’ambiente ed al progresso dell’agricoltura (Art 32, 9, 44 della Costituzione Italiana).
I Sindaci possono, in qualità di responsabili della salute pubblica, dichiarare i territori Biologici. Ciò è possibile grazie ai Pagamenti Agroambientali, previsti dalla Comunità Europea nei Piani di Sviluppo Rurale regionali che, per legge, devono compensare tutti i mancati redditi e maggiori costi delle produzioni biologiche, quale servizio alla collettività, più un 20%, rendendo pertanto l’agricoltura biologica “conveniente per tutti gli agricoltori” e non solo per i consumatori. Agricoltura Biologica che dovrebbe essere controllata e certificata a spese della collettività e non degli agricoltori (come avviene oggi), con rischi di conflitti di interesse. Dal momento che i costi della certificazione biologica oggi vengono rimborsati agli agricoltori dalla comunità europea attraverso gli stessi Piani di Sviluppo Rurale, creando una doppia burocrazia inutile.
E’ necessario Utilizzare immediatamente al meglio le risorse economiche previste dai regolamenti europei “agroambientali” che possono interessare fino al 70% del bilancio complessivo dei Piani di Sviluppo Rurale regionali.
Bene, anche questa è fatta…
Paolo D’Arpini

mercoledì 14 febbraio 2018

Precursori? Ritornare a vivere sulla terra in modo gentile...


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I tuoi nemici sono nelle persone che trattano la terra come una serva, pensando di esserne i padroni. Sono persone che stanno al governo, o nella chiesa, o nelle banche, persone che decidono ogni giorno della tua vita e di quella di un sacco di gente”.
(La donna delle sette fonti, Diego Manca)

Caro Paolo, ho visto  che vi incontrerete a Treia il 27, 28 e 29 aprile 2018 per La Festa dei Precursori.  Da  diversi anni penso all'occasione sinora mancata, non mi sento di promettere nulla e chissà che non sarà una sorpresa... Ma il mio pensiero ha fatto scaturire un testo che vorrei sottoporti. (F.O.)


Quello che sta passando l’umanità da cento anni a questa parte, è impossibile paragonarlo a qualsiasi altra epoca. Abitiamo questa Terra senza coscienza e ci siamo affidati alla scienza credendo che avrebbe continuato a mantenere lo stato attuale delle cose, senza aver mai calcolato che la tecnologia e la scienza, hanno cominciato a svilupparsi solo in un piccolo spazio di questo mondo. La popolazione mondiale è stata per lungo tempo circoscritta a tante isole etniche, all’interno delle quali le civiltà si sono sviluppate in modo diverso. Alcune etnie, forse inconsapevoli e poco lungimiranti, hanno contribuito all’estinzione della loro specie, mentre altre hanno cominciato ad espandersi fino a diventare gli aguzzini dei confinanti e i ladri di ogni loro bene.

Questo avveniva tanti anni fa nel piccolo, ora avviene nello spazio globale, ed è lampante, ma siamo stati raggirati e confusi da messaggi mediatici martellanti e bugiardi e siamo stati distratti dai giochi, come si fa con i bambini, illudendoci di avere ancora il controllo della nostra vita.

Per questi e altri motivi, ho classificato l’umanità in tre parti; forse potrebbe essercene una quarta, quei popoli che non hanno ancora la visione globale dell’umanità e che vivono, per fortuna, beatamente all’oscuro di tutto quello che sta succedendo, i “poveri in ispirito” del Vangelo, quelli che sono ancora tenuti lontano dai giochi di potere; purtroppo sono sempre meno, grazie anche alle ricerche mediatiche a tappeto per scoprire l’elisir dell’eterna giovinezza. Queste popolazioni sono ormai minime, sicuramente già contaminate, ma ancora non sono consapevoli del passaggio che stiamo vivendo.

I Predatori sono quelli che mi preoccupano di più; depredano la Terra senza ritegno. Sempre alla ricerca di qualcosa da arraffare, hanno distrutto ogni angolo naturale di questo mondo per il proprio benessere e per creare una civiltà basata sul consumismo, senza mai calcolarne le conseguenze. Trovo che i Predatori non brillino d’intelligenza, anche se molto furbi, perché sulla terra ci vivono pure loro, e mi ricordano un tagliaboschi che si siede sul ramo che sta tagliando. Guardano il loro dito puntato, anziché guardare dove punta, perciò la loro visione del mondo è limitata all’interesse privato.

Mai attenti a pensare alle conseguenze, ma solo al profitto, hanno reso aridi migliaia di ettari nel mondo, complici le industrie farmaceutiche che hanno imposto la chimica all’alchimia della natura per produrre un’agricoltura adatta alle pretese della gente, che ormai ha perso il contatto con la terra e scambia il cartone del latte al supermercato per la mucca. Nei banchi dove si vende frutta e verdura, non si vede più una lumachina, un moscerino, un vermetto, un filo di erba estranea, un sassolino: tutto finto e perfetto, come la mela di Biancaneve, puro veleno.

Ci hanno proposto tecnologie che per sopravvivere devono scavare nelle viscere della Terra e per ottenere le concessioni, hanno trucidato milioni di esseri umani che su quelle terre vivevano da centinaia e migliaia di anni. Riempiono l’atmosfera di gas venefici con auto sempre più potenti, vogliono a tutti i costi andare sulla luna pensando di depredare anche quella. Si costruiscono bare per farsi ibernare, risucchiando energia per il benessere di un futuro cadavere. Producono apparecchiature con l’obsolescenza programmata, per venderne subito altre, che poi non sapranno dove smaltire; gettano nell’acqua di fiumi e mare ogni rifiuto tossico convinti che il mare sia eternamente a disposizione per il riciclo dei loro scarti. Bruciano i boschi per poter coprire ancora col cemento e inoltre ci fanno pagare per avere ciò che la natura offre gratuitamente: terra, acqua, aria, fuoco.

Senza consapevolezza ci trasportano verso strade senza ritorno, ma il peggio è che ci stanno abituando allo stile di vita imposto da loro, che non ha nulla a che vedere con la vita. Uno spettacolo teatrale che avrà necessariamente una fine.

Chi è Predatore ha accumulato ricchezza che non smaltirà mai, con la scusa di pensare ai figli e ai nipoti, ha generato i suoi discendenti inculcando loro questa certezza e rendendoli così dei perfetti rammolliti, incapaci di sopravvivere senza le ricchezze di babbo e mammà.

I Proibizionisti ci provano a vedere con altri occhi lo scempio che si sta facendo delle nostre risorse naturali, ma non fanno nulla per cambiare, accusando altri della situazione in cui si trovano. Si lamentano in continuazione del governo, delle guerre, del tempo, del vicino di casa, del collega di lavoro. Giudicano tutto e tutti e collocano l’umanità in scompartimenti stagni, dove ognuno deve svolgere la sua mansione e non invadere i territori altrui. Le religioni dividono perché sono sostenute dai Proibizionisti. Gli Stati implodono perché la massa è tendenzialmente Proibizionista. Si barcamenano per rimanere a galla; svolgono lavoretti extra per poter rimanere all’altezza di un tenore di vita che pochi possono ormai sostenere. Tanti rimangono senza lavoro e in quel momento tutti gli schieramenti del passato crollano. Rigidi nella loro ideologia, non sono mai pronti al cambiamento e fanno resistenza ogni volta che il partito al quale appartengono, non porta avanti l’ideologia che lo contraddistingueva 50 anni prima! Si barricano nelle chiese e impediscono alle menti un poco più aperte di esprimere il loro parere, quando non ammazzano per sostenere dèi, rituali o usanze di 500 anni fa. Il Proibizionismo americano, ebbe un esito ovvio, si spense per maturati limiti d’età, ma generò delinquenza difficile da scardinare ad oggi. Gli attuali Proibizionisti genereranno frange di infelici, irrealizzati, inconsapevoli futuri delinquenti, perché guidati dal rancore, dalla rabbia contro un sistema che non ha visto realizzare le loro aspettative.

La fisica, l’astronomia, l’astronautica hanno fatto passi da gigante, ma i Proibizionisti non riescono a stare al passo con queste forme di pensiero che si modificano velocemente.

Piuttosto che ammettere una nuova scoperta, provano con mille espedienti a fermarla, centellinarla, magari modificarla per dimostrare che non era vera.

Nella Medicina tutto questo è ben visibile, ma ancora c’è chi nega l’evidenza.

Il Proibizionista non è ancora capace di adeguarsi al cambiamento, il suo DNA non ha la velocità necessaria per adattarsi alle evoluzioni epocali di questa era. Ancorato al passato, non riesce a trarre linfa vitale dalle radici, ma lascia salire il marcio del passato nei suoi rami e nutre le sue foglie con vecchie credenze, con pregiudizi ormai impossibili da accettare. Il Proibizionista non vuole cambiare nulla e non capisce che tutto cambia, che ogni secondo è già passato, non raccoglie beneficio dal momento presente e non sa più cosa proporre per il futuro. E’ rigido, metodico, pusillanime, vuole essere lasciato in pace e trovare ogni giorno quello che ha lasciato la sera prima.

Una speranza arriva quando si riconosce unPrecursore. 
I Precursori sono gli ambasciatori di una nuova era, gli anticipatori, quelli che presagiscono il cambiamento; nella chimica biologica il Precursore è “il composto che precede la formazione di un altro composto lungo una via metabolica”, per meglio comprendere chi sono i Precursori, immaginiamo un lungo canale del parto: lì stanno entrando i Precursori, che già sanno che al di là c’è un’altra vita, quale non lo possono sapere, come non lo sa il neonato che sta nascendo, ma il loro compito è di arrivare fino in fondo, senza spintonarsi, compiendo fino alla fine il loro percorso.

I Precursori si aiutano, si capiscono, si annusano e poi si coalizzano come fanno gli atomi per formare nuove molecole, e le molecole compongono le cellule e le cellule in armonia si sostengono tra loro e formano una nuova creatura che dovrà affrontare le novità della nuova era, ma lo farà con consapevolezza e con amore per i propri simili, oltre le barriere di genere, di razza e di colore. Non sono invidiosi e si sostengono ove possibile e nei modi più confacenti ad ognuno, senza pretendere dall’altro.

I Precursori non danno importanza al denaro, sanno che il baratto sarebbe la migliore moneta; non cadono in trappole bancarie, perché non sono ingordi e se ci cascano non ne fanno un dramma e ricominciano da capo, anche in altre direzioni. Non si spaventano se perdono il lavoro, trovano sempre il modo di sopravvivere e non pretendono di avere le soluzioni dagli altri, le cercano da sé.
Uniti nella spiritualità, supereranno le barriere delle religioni ed eleveranno l’unica immensa preghiera all’Unico Dio che ci governa.
Sarà rispettata la natura, gli animali saranno i compagni di lavoro e condivideranno la Terra con l’umanità, collaborando al loro mantenimento. Rifioriranno campi e foreste e le acque torneranno ad essere limpide, perché non ci sarà bisogno di versarvi veleni per imbellettare ed apparire.

Gli Stati non avranno più confini, le armi saranno trasformate in attrezzi da lavoro e l’energia sarà recuperata per condividerla equamente tra l’umanità che attende da sempre una giustizia uguale per tutti.

Forse ci saranno notti più buie, forse ci saranno inverni rigidi, ma le piogge torrenziali non divoreranno ponti costruiti male e non faranno crollare immensi palazzi costruiti sul nulla.

I sette vizi capitali troveranno finalmente la pace, col resto del mondo.


Questo è il Futuro che prevedo, se solo i Precursori cominceranno a moltiplicarsi, silenziosamente, amorevolmente, armoniosamente, rinunciando sempre più alle futili lusinghe di una società malata.  

Franca Oberti




giovedì 8 febbraio 2018

"Giovanni e Maria nella casa di terra di Treia" - Trascrizione popolare di una storia bioregionale



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...questa storia è ambientata in una dimensione fantastica nelle campagne vicino Treia della bioregione della Marca centrale o maceratese.

Giovanni e Maria erano due bionieri biabitanti delle bioregioni. Giovanni si era messo in testa quella strana idea sulla autarchia: la produzione di tutto ciò di cui avevano bisogno. Così aveva coinvolto tutta la rete di appartenenza nella forma dello scambio di aiuto e nel giro di un paio di stagioni si era costruito una bella casa di terra a due piani; sopra due camere sotto la stalla la cucina e un piccolo magazzino, una tettoia per il forno a legna. fuori il compost toilette e il pozzo. 

Avevano scelto di rinunciare ad acqua corrente ed energia elettrica. Più in là avrebbero costruito un pannello solare per alimentare i led e quindi auto-prodursi anche l'energia elettrica di cui avevano bisogno. Possedevano un fornello e la bombola di gas ma preferivano usare il fuoco per cucinare vista l'abbondanza di legna e ceppi.

Nella stalla cerano una asinella qualche pecora per il latte e il formaggio e un po di galline per le uova. raccoglievano e coltivavano cereali ortaggi legumi e stavano coltivando anche la canapa e il lino soprattutto per i semi, buoni nutrienti e saporiti ma ancora erano riusciti a trasformare le fibre filarle e a mano con il fuso e poi al telaio.

Avevano riservato una parte del campo a sperimentare quello che si chiama forest garden sfruttando il cosiddetto effetto margine dell ecotono, fascia di transizione tra diversi ecosistemi, in questo caso ecosistema bosco ed ecosistema campo coltivato. nella fascia ecotonale c'è maggior biodiversità e competizione tra gli organismi viventi. quindi stavano rinselvatichendo le piante domestiche e controllando le selvatiche. trasformando il limite in opportunità, per esempio, il rovo, lasciato libero occupa tutto il terreno e crea problemi, gestito con dei tutori tipo siepe da frutti, le more, fiori che attraggono impollinatori e uccelli in più crea un microclima fresco trattiene l'acqua piovana ospita altri altri uccelli ricci bisce (quello che si chiama nicchia ecologica). frutta selvatica verdure spontanee legna e ceppi erbe e bacche per l'etnobotanica. Buttavano pure palline di argilla piene di semi che coprivano con paglia e foglie, così magari un giorno avrebbero inselvatichito tutto il campo effettuando solo il minimo controllo della vegetazione e raccolto anche le insalate e le carote inselvatichite creando un sistema totalmente naturale.

Quella sera era già passato zi Pasqual’ lu scarpar infatti stava ancora lavorando sull'aja aggiustando le scarpe di giovanni. maria aveva chiesto a zi pasqual se voleva li pipindun o le patan per cena e lui aveva risposto: bboon… patane e pipindune..!

Cosi mentre nella psico-mo-sfera stavano friggendo patane e pipindune e lodore profumato e fragrante si diffondeva verso il sole al tramonto si sentì la voce di zi Gaetan: piatti, piatti di ceramica, piatti. si era fermato sulla aja con la sua asinella carica di piatti brocche tazze in terracotta e ceramica colorata. a maria piacevano molto le ceramiche e avevano deciso di prenderne un po, erano costate diverse caciotte di buon formaggio, mentre si avviava verso casa con il suo carico prezioso si accorse che il grande piatto da portata era crepato. subito torno verso zi Gaetan che fumava e parlava con giovanni e zi Pasqual. Cosi nacque una bella discussione, zi Gaetan non voleva riconoscere il danno, secondo lui il piatto si era rotto nelle mani di Maria, che a sua volta, negava con forza una simile evenienza, alla fine giovanni stanco della discussione esclamo: va bene questa volta l'hai vinta tu! permettimi almeno di dire una parola alla asino, lui rispose: va bbonn’..!  Giovanni si avvicinò all'asinella e facendo finta di parlarle senza farsi vedere le mise la cicca della sigaretta accesa nell'orecchio. L'asinella iniziò a saltare imbizzarrita facendo cadere a terra parecchi pezzi di ceramica, zi Gaetano disperato urlava : chi ji si dett… chi ji si dett??

Chi ji so dett…?! rispose Giovanni: ji so dett ca je’ proprie n asin’…!

La donna aveva rispost con: Ngista si chiam..!



Ferdinando Renzetti


domenica 4 febbraio 2018

Treia. 17 febbraio 2018 - Commemorazione del martire Giordano Bruno


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“Eretico, pertinace, impenitente… lo giudicava il tribunale della Santa Inquisizione Romana presieduto personalmente dal papa, che lo condannava ad essere bruciato vivo in piazza Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600. Ma la pertinacia e l’ostinazione di Giordano Bruno è la forza della ragione e il coraggio della libertà. Per la dignità di ciascuno e di tutti. Per una società di liberi e di eguali, dove ognuno possa essere portatore del diritto fondamentale di avere diritti. Era la religione civile a cui approda la rivoluzionaria filosofia del Nolano. Sono oggi i principi scritti nella Costituzione Repubblicana che non a caso pone a proprio valore supremo la laicità dello Stato. Perché senza laicità non c’è possibilità di emancipazione mentale, politica, sociale, economica; ma solo sopruso! Nel momento storico di crisi che stiamo vivendo, è necessario ripartire dalla dignità dell’individuo. E Giordano Bruno ci chiama ad alzare la testa per sconfiggere caste e corruttele, per non essere schiacciati da fantomatiche leggi di mercato, per riaffermare con vigore la dignità di esseri umani liberi e pensanti, che vigilano per l’affermazione e l’estensione di libertà – giustizia – uguaglianza.” (Associazione per il Libero Pensiero Giordano Bruno)

Sappiamo che Giordano Bruno privilegiò, senza dubbio, la propria coscienza, intesa come il corpus di conoscenza cui era stato condotto dall’osservazione e riflessione, rispetto all’obbedienza verso l’autorità costituita.

Bruno si trovò a pagare tale scelta con la morte, assassinato dalla Inquisizione cattolica sul rogo. Il medesimo suo problema si ripete oggi in ogni caso di conflitto tra coscienza individuale ed autorità istituzionale: si tratta di scegliere, come osservò Erich Fromm, tra obbedienza a sé stessi o agli altri.

Giordano Bruno fu arso vivo, dopo essere stato torturato, perché non voleva sottomettersi a verità supposte. Quel tribunale della santa inquisizione lo dichiarò eretico. Ma eresia vuol dire scelta! E noi vogliamo continuare ad essere eretici, di fronte ai risorgenti integralismi religiosi e politici vogliamo rimettere al centro il valore della Laicità. 

Il 17 febbraio 2018, alle ore 17, durante l'incontro previsto al Circolo vegetariano di Treia, per parlare dell'avvento del nuovo anno del Cane di Terra e delle qualità di equanimità e giustizia ad esse collegate, ricorderemo anche il grande filosofo morto per la libertà di pensiero.


Info: circolovegetariano@gmail.com -  Info. 0733/216293

Paolo  D’Arpini


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