domenica 16 giugno 2019

Treia. La Madonna Nera che si festeggia l'8 dicembre... e la Fierucola delle Eccellenze Bioregionali


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Da parecchi anni qui a Treia  celebriamo l’8 dicembre con una manifestazione “matristica”. Da quando mi sono trasferito in città, nel 2010,  in cui  iniziai la serie presentando nella Sala Consiliare il bellissimo libro di memorie bucoliche, "La Figlia del Sarto",  della compianta Lucilla Pavoni, con foto storiche del nostro Nazareno Crispiani.   Da allora  ogni 8 dicembre si è tenuta a Treia una manifestazione per valorizzare la cultura e la produzione artistica, artigianale ed  agricola del luogo.
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Nel tempo questa manifestazione ha assunto il nome di "Fierucola delle Eccellenze Bioregionali" e si è svolta in vari luoghi di Treia, dal Centro Storico a Passo di Treia ed a Chiesanuova di Treia.  
Vi ho già parlato altre volte della storia antica di Treia. Dell’origine del nome romano, derivante dalla dea Trea. Il che dimostra che il culto della “Grande Madre” è a Treia molto antico… Nei pressi della chiesa del SS. Crocifisso (ora tenuta da frati Francescani) che sorge sopra l’antico tempio di Iside sono state ritrovate diverse immagini della Dea ed ex voto. Reperti che oggi sono  conservati nel nuovo museo archeologico  (qui le informazioni al proposito:   http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2011/11/treia-la-sua-storia-tutta-in-un-museo-e.html)
Quindi l’antica città di Treia ha conservato la tradizione matristica, sotto forma di culto alla Dea Trea/Iside che poi si trasformò in venerazione della Madonna Nera, di cui ancora oggi si  venera una statua originale (ricavata da un sacro tronco di ebano che cresceva nei giardini vaticani a Roma). La prerogativa di questa fede è quella di mantenere la vicinanza fra l’uomo e la natura, nel riconoscimento che la natura stessa è la nostra casa e la matrice di ogni vita.
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La statua lignea della Madonna nera è conservata nell’angolo più antico della Treia medioevale, -dove esisteva una torre longobarda, costruita attorno all’anno 1000- lì  insistevano sino a pochi anni fa  due conventi di suore, con belle chiese affiancate. Passeggiando su quella strada, durante una escursione erboristica  con Sonia Baldoni, trovammo un raro albero di senape ben vivo, questa pianta è nominata da Gesù in una sua famosa parabola, purtroppo oggi l’albero non c’è più, qualcuno ha pensato bene di segarlo. E dall’8 dicembre del 2011 non ci sono più nemmeno le suore (che custodivano i due conventi e le due chiese). 
Comunque in una di queste chiese, quella di Santa Chiara, viene tutt’ora conservata la statua della Madonna Nera (si dice che codesta e quella di Loreto fossero due statue gemelle ma  sembrerebbe da alcune fonti che  l’attuale di Loreto sia una copia rifatta, dopo l’incendio che distrusse la paredra originaria). Tutte queste vicende storiche  mi furono spiegate da una delle suore, nel 2010 (prima che se ne andassero),  un giorno in cui la mia compagna, Caterina Regazzi, altri amici ed  io  bussammo al monastero. Eravamo un gruppetto ben assortito di ricercatrici e ricercatori spirituali, il convento sembrava deserto ma dopo un po’ venne ad aprirci una suora la quale ci disse che non poteva farci vedere la chiesa di Santa Chiara perché la chiave ce l’avevano le suore di clausura che stavano sempre chiuse… Stavamo per andarcene quando la religiosa ci ripensò e ci rincorse aprendo per noi la chiesa e ci narrò la storia della Madonna Nera…
Torno un momento alle suore per riportare alcune memorie di Simonetta Borgiani che dice: “Nel nostro paesano ignorare e criticare, ricordiamoci con rispetto che loro erano comunque una istituzione, che dietro un’offerta pregavano (poi se serve o meno, loro comunque pregavano), facevano corsi a chi voleva imparare a fare lavoretti manuali, oppure ricamavano su commissione. Tra loro, curiosità che neanche io sapevo, ma che fuori da Treia era invece noto, una di loro era sensitiva e guaritrice!”
Visitai ancora una volta la Chiesa di Santa Chiara e potei osservare da vicino la Madonna Nera, allorché trovai il portone spalancato con un fioraio dentro che addobbava l’altare. Questo fioraio è il custode attuale, incaricato dalle suore stesse, che apre la chiesa quando può ed in certe occasioni speciali la riempie di fiori.
Vi ho raccontato tutti questi retroscena per ricordarvi che anche stavolta speriamo di poter celebrare l’8 dicembre, e quest’anno contiamo di riportare La Fierucola delle Eccellenze Bioregionali al Centro Storico, ma per far questo avremo bisogno della collaborazione  del Comune... mi auguro che la nuova amministrazione sia disponibile.
Paolo D'Arpini
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