martedì 9 novembre 2021

Ripopolare i paesi spopolati... come Treia



A chi interessa dello spopolamento dei nostri piccoli (o meno piccoli) bei paesi italiani? Se lo chiede  Franco Arminio, poeta che si definisce "paesologo", quando invita gli interessati ad iscriversi alla "casa della paesologia". Dato che anch'io sono originaria e  vivo per buona parte dell'anno in un paese, Treia, il cui bellissimo centro storico da diversi anni è semideserto, sono appassionata di questi temi.  

"Cos'è la "Casa della paesologia"? È " un progetto orientato ad abitare e frequentare “i luoghi del margine” e a sviluppare una forma di attenzione che dia luogo a nuove pratiche comunitarie, culturali, relazionali, diffondendole anche tra chi vive nelle città. .... E' anche una vera casa, dove si fanno incontri su questi argomenti, ad esempio  a Bisacce, Irpinia. Ma perchè questi temi interessano così poco?"

Rispondo io: le persone sono poco interessate.. sono gli stessi vecchi abitanti di tanti paesi che hanno iniziato a spopolarli... perchè? Perché i piccoli paesi hanno strade strette, hanno salite e discese, hanno pochi parcheggi, sono "scomode". La gente, con la fretta che c'è adesso preferisce la casa a valle, magari singola e col giardino, e se non se la può permettere, va bene anche una casa in condomimio. Ha il suo garage o il posto-macchina e, la sera, quando torna tardi dal lavoro, non deve parcheggiare distante e farsi la salita fino a casa. 

Poi, iniziando a spopolarsi, il paese diventa meno attrattivo per i negozianti e cominciano a chiudere i pubblici esercizi, ma ci sono meno negozi, meno bar? La gente comincia a non venirci più neanche per fare le compere, preferisce andare al centro commerciale dove trova tutto e subito. Poi, ci si mette anche l'amministrazione, se nel paese vecchio non c'è quasi più nessuno, specialmente i bambini, a cosa serve una scuola nel centro storico? 

E così via .... chi ha bambini o desidera averne, magari trova più comodo trovare un'abitazione fuori da quel vecchio centro storico senza più neanche la scuola, e così ne risente anche il bar dove si andava a far colazione, l'alimentari dove si andava a prendere la merenda, la cartoleria dove si andavano a comprare quaderni e colori, la banca, dove si andavano a prelevare i soldini. I vecchi muoiono ed il vecchio campo da bocce non serve più a nessuno, viene abbandonato e invaso dalle erbacce, la pizzeria al taglio chiude, ed anche il secondo negozio di alimentari, ne basta uno... 

Non si capisce come fanno ad andare avanti quelli che restano. Finchè non succede il miracolo, ma che deve essere grosso, qualche famiglia giovane o anche di anziani si innamora di quel borgo, ci è capitato per caso o c'è tornato dopo essere scappato in gioventù e trova la casa magari a buon mercato e comincia a sistemarla, ci mette all'ingresso qualche vaso di fiori ed una targa di "Benvenuto", ci invita gli amici che ne restano pure innamorati (ma raramente, visto che sono per quel po' di tempo, dentro ad una cartolina, si rendono conto delle difficoltà). 

Questa è un po' la storia del mio paese di origine, Treia, in provincia di Macerata. Dovresti venirci, Franco, a parlare di queste cose, forse un poeta che lo ascolterebbero? Mah, sembra che alle amministrazioni interessino solo i turisti, che vengono, ammirano e se ne tornano alle loro sedi, lasciando qualche sospiro, qualche cartaccia, qualche euro... E' questo quello di cui ha bisogno uno dei nostri bei paesi che si spopolano? 

Ultimamente ho qualche speranza. Ho visto meno cartelli "vendesi" del solito e qualche casa in ristrutturazione. Perchè questi paesi sono a misura d'uomo, sono strutturalmente difficili ma si fanno amare, sono talmente belli! Sono già belli come sono e non è tanto difficile mantenerceli, e ci si può vivere molto bene se si sa creare poi, al loro interno, una comunità solidale e amichevole, "ideale"?

Caterina Regazzi





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