martedì 6 giugno 2017

Ricostruire le Comunità - Lettera con proposta di coabitazione post terremoto



Leggo quotidianamente i post di  Treia Comunità Ideale, per questo motivo vi scrivo. Vi chiedo un aiuto per realizzare il progetto di aiuto in zone del terremoto. Abbiamo bisogno di persone in loco che sappiano o abbiano contatto con le zone colpite.

Nel documento che segue  troverete tutte le specifiche del progetto che crediamo possa essere d'aiuto per la ricostruzione... e visto la situazione che si è venuta a creare, magari può essere di pubblica utilità.
Abbiamo già scritto a politici e sindaci, comitati pro ricostruzione senza nessuna risposta. Leggo quasi quotidianamente i giornali on line della provincia di Macerata e quello che compare è una situazione sconcertante.

Dante Nicola Faraoni -  tel. 346 883 2810 
mail: dante.faraoni@energoclub.org

Se vi interessa il progetto sentiamoci.



PROGETTO REBUILD COMMUNITIES - RICOSTRUIAMO LE COMUNITA'
 
Oggetto: Realizzare Case in Cohousing e Autocostruzione in Zona Sismica

 Premessa 
I terremoti in Italia sono eventi frequenti nel tempo con conseguenze che la politica, l'economia e la società nel suo insieme non sono quasi mai riusciti ad affrontare (escluso il Friuli) e a gestire. Nella maggior parte dei casi non si è riusciti a riorganizzare le comunità di cittadini e neanche a mettere in sicurezza i territori colpiti. Ritardi, disorganizzazione, burocrazia, mala gestione della ricostruzione ed erogazione errata dei fondi pubblici stanziati, sono i mali che affliggono da sempre queste situazioni di emergenza. Noi siamo convinti che gli ingredienti che mancano da sempre sono etica, sostenibilità e buona amministrazione. Ingredienti che né la politica fatta dai governi, né il mondo della finanza e dell'economia sono riusciti a mettere in campo. Questa situazione si è ripresentata oggi con il terremoto che ha colpito il centro Italia. La politica ripresenta gli stessi mali sopra descritti mentre decine di migliaia di persone e famiglie sono costrette oramai da sei mesi a vivere lontano da casa o in situazioni di estrema precarietà. La piccola economia si è fermata e l'occupazione con essa. Sembra quasi un piano studiato a tavolino per fiaccare, indebolire, queste comunità di persone che oltre ai danni materiali già subiti con il tempo subiranno danni psicologici e sociali. Nessun essere umano degno di essere tale può permettere che tutto ciò si ripeta per l'ennesima volta. Chi siamo e perché vi scriviamo? Siamo due associazioni: l'Istituto di Ricerca PROUT (APS riconosciuta dalla Regione Emilia Romagna) http:/ /irprout.it/ con sede nazionale a Salsomaggiore (PR) e EnergoClub Onlus http://www.energoclub.org/ con sede a Treviso (nello specifico sarà coinvolto il gruppo di Architettura Naturale.Veneto che raccoglie professionisti che operano nel settore della bioedilizia e bioarchitettura architetturanaturale.veneto.it IRProut e EnergoClub non hanno finalità di lucro ma operano con determinazione nel proporre nuove strategie per ricostruire le comunità, il territorio, l'ambiente e l'economia. Noi siamo convinti che con l'applicazione di semplici e concreti passi si possa iniziare fin da subito la ricostruzione senza aspettare le lungaggini e le possibili manovre sottobanco della politica e dell'attuale Governo nazionale su cui ricadono le responsabilità, dello stallo e dei finora mancati aiuti nelle zone colpite dal terremoto. 

Quello che vi proponiamo è di aiutarci a concretizzare il progetto “REBUILD COMMUNITIES”. Siamo fermamente convinti che la strategia di costruire case provvisorie non sia sempre la soluzione migliore ma sia molto spesso errata e poco economica. Costruire la precarietà in una situazione tragica che raccoglie esperienze devastanti e traumatizzanti per migliaia di persone potrebbe significare condannare un'intera comunità ad anni di insicurezze economiche e sofferenze ed insicurezze sociali. Crediamo che le autorità e le persone responsabili debbano fare di tutto perché ciò non succeda; è dovere di tutti noi far si che la gente non soffra più per quello che fino ad ora ha dovuto subire. REBUILD COMMUNITIES è una proposta per far ripartire la vita sociale ed economica delle popolazioni colpite e consiste nel realizzare case vere e non provvisorie. Case antisismiche, a basso consumo energetico (passive house) a prezzi di realizzazione molto bassi. Il terremoto ha distrutto le case e noi diciamo che il fulcro della ricostruzione deve essere la realizzazione di case abitabili in sei otto mesi pronte prima del prossimo inverno altrimenti si rischia per molti il ritorno agli alberghi della riviera. Siamo in grado di mettere in campo professionalità e progettualità capaci di iniziare uno o più cantieri di piccole dimensioni (4 – 8 nuclei abitativi) Abbiamo dei progetti di case antisismiche già pronti che in parte vanno realizzate in AUTOCOSTRUZIONE. Cosa significa e perché AUTOCOSTRUZIONE Non c'è nessuna persona in Italia che possa costruire una casa da solo perché ci sono delle regolamentazioni e competenze specifiche che lo Stato prevede e pretende. Se è ovvio che i professionisti e le imprese devono avere il loro ruolo negli interventi di realizzazione, per esperienza noi sappiamo che molte parti di una casa possono essere eseguite dalle stesse persone che poi andranno a vivere in quelle case. L’apporto di volontari sarà sì emergenziale ma il loro intervento potrà essere risolutivo. In questa comunicazione non vogliamo soffermarci sulle tipologie costruttive e sui materiali rimandando per alcuni dettagli al link http://architetturanaturale.veneto.it/cohousing-in-autocostruzione/ 

Se ci fosse interesse vi proporremo degli ulteriori approfondimenti in una audizione specifica Invece vorremo spiegare che l'autocostruzione, oltre che ad essere un sistema molto economico per la realizzazione di case di alta qualità e prestazioni energetiche, diventa un sistema socialmente aggregante che impegna le persone a ricostruire la propria vita, a riconquistare le sicurezze sociali e psicologiche. L’autocostruzione diventa un percorso riabilitante per le persone che devono riprendersi dal tremendo shock di un evento catastrofico come è stato il terremoto e non è poca cosa. E' inoltre da tenere presente che a seguito del terremoto e la perdita del lavoro che ne è conseguita vi è una ampia disponibilità di forza lavoro sul territorio, oltre che una maggiore difficoltà al reperimento fondi essendo molta gente rimasta disoccupata, quindi è da ritenere che sia necessario aprire cicli virtuosi di economia locale. Il progetto che desideriamo proporre realizza il Cohousing e quindi coinvolge sinergicamente più famiglie, favorendo processi di cooperazione coordinata e creando nel contempo, anche in virtù dei meccanismi di autocostruzione, uno spirito di solidarietà e reciproco aiuto. Le famiglie coinvolte interagiranno anche con i professionisti ed i volontari delle nostre associazioni. Possiamo creare una catena solidale e di aiuti che collegherà le comunità colpite con il resto d'Italia e se è necessario anche oltre confine. La ricostruzione diventerà un momento di crescita sociale culturale dove gli intenti e i propositi comuni e condivisi saranno l'unico sentimento e principio che muoverà le persone. Dal punto di vista tecnico progettuale abbiamo elaborato una proposta in forma di progetto architettonico sino anche agli esecutivi, computo metrico con analisi dei costi, di un edificio su due piani con struttura in legno e tamponamenti in paglia e terra cruda. Sia paglia che la struttura in legno e la terra cruda, in considerazione della tipologia costruttiva adottata, possono essere posati in autocostruzione, come pure del resto altre parti onde giungere alla realizzazione completa dell'edificio. Il progetto si integrera’ con la pianificazione e riqualificazione del territorio, partendo dalla raccolta dati (popolazione, cultura e tradizioni, risorse agricole, commerciali, industriali, caratteristiche idrogeologiche, viabilita’ e comunicazione) e si sviluppera’ poi con la partecipazione diretta della popolazione locale verso l’autosufficienza per le necessita’ di base con l’utilizzo di mano d’opera e materie prime locali. 

La Partecipazione come antidoto alla mala gestione. Dei mali della ricostruzione ne abbiamo parlato, e la proposta del progetto Rebuild Communities è a nostro avviso una possibile proposta positiva a quegli stessi mali. La ricostruzione fatta dal basso dove gli interessati vengono invitati a partecipare alla ri-costruzione limiterà la burocrazia, lo strapotere dei grandi gruppi privati (imprese e professionisti) pronti ad accaparrarsi milioni di stanziamenti pubblici per poi andarsene e lasciare nel territorio edifici di qualità molto stesso scadente. Se le persone che hanno subito i danni del terremoto sono ben organizzate, tanto da poter auto gestire la ricostruzione, non c'è Governo, Sindaco o Politico che potrà contrastarle. Soprattutto se le richieste sono supportate da buoni progetti edilizi, economici nella realizzazione, che garantiscano in zona sismica durabilità nel tempo, per di più con bassi consumi energetici. Noi crediamo che se sarà messa in campo questa strategia gli speculatori dovranno competere con le buone pratiche e i risultati di eccellenza che saranno raggiunti. In questa competizione, la forza delle persone che saranno in grado dire “possiamo farcela!”, cambierebbe molti equilibri sociali, economici, politici e culturali. Applicare la buona politica Siamo consapevoli che tutto ciò di positivo abbiamo enunciato non potrà mai realizzarsi se il ruolo della politica non sarà chiaro fin dal principio. Sì, è vero; per la ricostruzione, ai Governi Centrale e Locali vanno chiesti fondi, agevolazioni fiscali, snellimento della burocrazia ma non la realizzazione delle opere. Il Governo Centrale e locale non devono incidere e condizionare negativamente i tempi della ricostruzione. E’ noto che la mala politica ha bisogno di tempi lunghi che servono per concludere sotto banco gli affari con gli amici, decidere in che mani devono andare i soldi per la ricostruzione, oppure per assicurarsi che i beneficiari degli aiuti possano riportare ai partiti di governo voti e consenso politico. E' per questo che i tempi si allungano. Questo non deve essere permesso! Ribadiamo che l'antidoto che proponiamo è la strategia sopra menzionata. Saper gestire l'emergenza, saper governare anche senza aver in mano la pubblica amministrazione significa amministrare direttamente la ricostruzione a fianco alle comunità, alle persone che invece vogliono iniziare il cambiamento e la ricostruzione dal basso. Cosa vi chiediamo ed i ruoli degli stakeolders Il nostro proposito è non andare a chiedere direttamente aiuto al Governo Centrale per i motivi sopra descritti ed in ogni caso ci porremmo nella logica di una ricostruzione che ripete il solito approccio pieno di errori e di dinamiche non basate sulla solidarietà e molto invece sugli interessi politici ed economici di parte. Potremmo chiedere ai Sindaci ma sono troppo occupati a gestire una situazione fin troppo grande per le loro possibilità. Non conosciamo direttamente nessuno nelle zone devastate dal sisma che abbia bisogno di aiuto. Invece ci rivolgiamo a voi e alle conoscenze che avete nel territorio per avere contatto con delle persone in loco che hanno bisogno di essere aiutate. Anche vostri militanti che hanno subito lo shock di perdere la casa, vostri consiglieri regionali o di qualche comune colpito dal terremoto. 

Per iniziare abbiamo bisogno di poter realizzare un progetto pilota, un progetto per almeno 4 famiglie o quattro coppie anche con figli, che hanno perso la casa è che vogliono ritornare a vivere dove sono sempre vissuti in maniera stabile e dentro una casa vera di ottima fattura e a basso consumo energetico. Se fossero proprietari del terreno i tempi di inizio lavori si accorcerebbero di molto. Se invece il terreno dovesse essere assegnato dal Comune i tempi si allungherebbero e qui sia voi che le famiglie interessate dovranno interagire con le autorità locali. Noi non vogliamo ruoli amministrativi almeno nella prima fase o progetto pilota. Noi metteremo a disposizione la progettualità, i professionisti, gli organizzatori, la gestione dei cantieri, la formazione per l'autocostruzione, l'assistenza di cantiere, ed i “facilitatori” per il cohousing. Parteciperemo (assieme agli altri stakeholders) alla scelta delle aziende, possibilmente locali che forniranno le materie prime ed i servizi edili che i volontari o le famiglie non possono realizzare (per motivi di sicurezza o perché lavori professionali che necessitano di specifiche competenze). In quanto alle prestazioni professionali dei nostri tecnici si farà riferimento a quanto previsto dalla Ordinanza Errani, ordinanza n. 12 del 09/01/2017, a cui si aggiungerà il rimborso delle spese di vitto ed alloggio, di costi contenuti, per le persone che si dovranno trasferire e per il tempo strettamente necessario. Investimenti e crowdfundig Per quanto riguarda il finanziamento del progetto se non si vogliono aspettare le lungaggini delle decisioni prese nelle stanze dei bottoni a Roma per poi passare per le tre Regioni colpite e per la distribuzione nei Comuni. il progetto Rebuild Communities va autofinanziato. Il danaro può arrivare direttamente dalle famiglie che coinvolgeremo perché hanno un lavoro o qualche risparmio in banca. 

Abbiamo già allertato qualche dirigente di Banca Etica e c’è interesse ad investire in un progetto di questo tipo. Se i nuclei famigliari non hanno risparmi a disposizione ma possono garantire una rata o un affitto mensile (con possibilità di riscatto) di 350/500 €/mese il prestito con la banca si può fare lo stesso. Certo, necessita che qualcuno firmi un accordo di fideiussione, qualcuno che facesse da garante. Anche Banca Etica lo pretende. Comunque il primo progetto potrebbe partire con una campagna di raccolta popolare di fondi, un crowdfunding. Dopo tutto per i quattro appartamenti di cui abbiamo una bozza di progetto sino all'esecutivo (75 mq netti + 10 mq di terrazza + 10 m2 di garage), la somma da raccogliere si aggira tra i 250/300 mila euro per tutti e quattro gli appartamenti (si può arrivare alla soglia dei 200 mila se la parte realizzata in Autocostruzione aumenta). Noi potremo coinvolgere alcuni nostri soci ma la potenza dell'evento sta nella organizzazione in loco, noi come tecnici potremmo organizzare eventi per spiegare l'importanza e la necessità di progetti come questo dove la ricostruzione si intreccia con le innovazioni della bioarchitettura e della bioedilizia, con le tecnologie rinnovabili che permettono il risparmio energetico, con l'applicazione di nuove forme aggregative come il Cohousing e l'Autocostruzione. 

Noi siamo convinti che se quest'idea di ricostruzione prendesse piede, si potrà passare a più cantieri aiutando così più famiglie. Questi progetti in autocostruzione, con l'arrivo degli aiuti pubblici, potranno accedere ai rimborsi per coprire le spese avute come è successo in Friuli. E' ovvio che questo progetto genererà anche lavoro e occupazione in loco. Potremo insieme far sì che l’abitare naturale e solidale diventi il fulcro progettuale di una trasformazione urbanistica e paesaggistica indirizzata all’aumento della qualità della vita dell’intera comunità! Noi ci crediamo. A voi la decisione di voler approfondire e verificarne la fattibilità. Alleghiamo qui di seguito uno schema che raccoglie in sintesi i particolari tecnici del progetto. Per approfondire, consultate il nostro sito web architetturanaturale.veneto.it o chiedete un incontro con i nostri professionisti che ambiscono a partecipare al progetto. Restiamo in attesa di un Vs riscontro disponibili a presentare il progetto nelle sedi che riterrete più opportune. Cordiali saluti. P.S.: abbiamo voluto dare al progetto un nome in inglese perché crediamo che la solidarietà e gli aiuti umanitari abbiano una valenza universale che tutto il mondo può condividere. Realizzazione di 4 appartamenti in Co-housing e Autocostruzione Tipologia costruttiva:  Platform Frame  Paglia in Ballette (prodotta localmente)  Controvento doppio tavolato incrociato Interventi in Autocostruzione: Telaio in legno sino pareti piano primo; Posa paglia; Posa tramezze interne; Posa parziale impianti Interventi delle Imprese e dei Professionisti: Fondazioni; Drenaggi; Intonaci; Parte di impianti; Copertura completa Requisiti:  Edificio a basso consumo (NZEB) ≤ 8 kWh/m2 anno (CasaClima Gold)  Massima salubrità e traspirabilità (con rilevazione qualità dell’aria)  Minimo inquinamento ed impatto ambientale (che sarà quantificato)  Durabilità (100 anni);  Antisismico; secondo quanto stabilito dalla normativa vigente specifica per il sito dell’intervento. 

Sicurezza: Al pari degli operatori delle aziende impegnate nel progetto, tutti gli Autocostruttori, durante la permanenza in cantiere, si dovranno munire di scarpe antinfortunio, casco e guanti da lavoro. All'occorrenza imbracature anticaduta.

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