giovedì 4 luglio 2019

Se la sopravvivenza diventa sopraffazione... - Una riflessione di Morena Oro


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Sono una che molto spesso non riesce a guardare i documentari. Da parecchio tempo ormai si è dissolta in me la concezione romantica della Natura, che possiamo permetterci principalmente di conservare in quanto esseri oggi dotati di tutti i comfort, che non devono lottare per sopravvivere a mani nude, in balia di animali che intendono cibarsi di noi. 

Abbiamo scalato la piramide e siamo in cima alla catena alimentare. Possiamo guardare un tramonto lasciandoci trasportare dalla sua poesia perché non abbiamo freddo, non abbiamo fame, non abbiamo paura. Eppure, come esseri umani siamo i meno equipaggiati, fisicamente, per resistere nella Natura. Non abbiamo zanne, artigli, pelle coriacea. Siamo fisicamente inermi. Se non fosse per il nostro cervello che ci ha permesso di attrezzarci per la sopravvivenza. Una sopravvivenza che l'uomo ha sempre fondato sulla distruzione. 

Per sopravvivere abbiamo dovuto distruggere, alterare, intervenire talvolta sugli equilibri naturali. 


Finché un bel giorno non ci siamo più accontentati di sopravvivere, abbiamo voluto arricchirci, avere di più, permetterci il superfluo. L'essenziale ci è sembrato poco, mortificante, ben al di sotto delle nostre possibilità cognitive. 


Allora ha avuto la meglio un altro meccanismo fondante delle leggi della Natura, la sopraffazione. 


Un concetto che disintegra totalmente il nostro concetto romantico di natura, quell'osservazione intontita di scorci pittoreschi, i cuccioli con le leonesse, i tramonti e le albe, i paesaggi marini, il cielo e i suoi misteri. 


In Natura l'equilibrio si ottiene dal bilanciamento corretto della sopraffazione dell'una sull'altra di tutte le specie, sia animali che vegetali. Sì, perché anche le piante si affidano alla sopraffazione. Smettete di zappare e arare un terreno e in breve piante infestanti avranno la meglio. Smettete di aprire passaggi col macete sull'argine di un fiume e in men che non si dica i rovi avranno conquistato ogni spazio libero impedendo ad altre piante di svilupparsi. 


E' la sopraffazione che regola tutto. Una legge impietosa che può piacere ben poco, spiegata così.


Un intento che aveva particolarmente a cuore questo, quello di aprirci gli occhi sulla spietatezza delle leggi naturali, il Marchese De Sade che, danneggiato terribilmente dalla sua fama di pervertito, viene molto sottovalutato come filosofo. Anzi, una volta un tizio mi insultò pesantemente per aver anche solo osato dichiarare che De Sade fosse un filosofo. 


Certo che lo era. Un profondo pensatore che aveva individuato gli elementi aggressivi basati sulla sopraffazione, del più forte sul più debole, che regola ogni cosa. Ogni cosa. 


E ciò è talmente evidente che io fatico a sostenerne la consapevolezza, nel mio essere una creatura, purtroppo, molto empatica. Per questo non riesco a guardare i documentari dove tale crudo aspetto si manifesta regolarmente, in tutta la sua scioccante normalità. 


Così mi prende lo sconforto e non partecipo più ai ruggiti da tastiera che di questi tempi rappresentano un altro aspetto più raffinato della sopraffazione: quella d'opinione. Perché di fronte alla dirompenza di questa Legge naturale, non so se riusciremo mai a far trionfare le nostra intelligenza, la nostra empatia, la nostra compassione. 


Perché se è vero che forse non dobbiamo più lottare per la sopravvivenza, non tutti almeno, in molte parti del mondo invece, purtroppo sì, si lotta per sopravvivere, ancora, e questo porta a considerare che la tendenza alla sopraffazione insita nell'essere umano ha generato situazioni insostenibili, dove i più forti hanno sopraffatto i più deboli, che ora lottano per la sopravvivenza. 


Quello che atterrisce è l'idea che questo non avrà mai fine. 
Ci saranno sempre i più forti che vorranno sopraffare i più deboli, perché siamo sopravvissuti per distruzione e chissà se le Leggi della natura ci consentiranno di cambiare, animali come siamo, anche noi.


Morena Oro

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